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Apertura caccia, si chiede di uccidere più cinghiali

Inizia la stagione di caccia 2022/23, la prima annata venatoria cha cade in piena epidemia di Psa.

Apertura caccia, si chiede di uccidere più cinghiali
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Domenica 18 settembre, all’alba, inizia la stagione di caccia 2022/23, la prima annata venatoria cha cade in piena epidemia di Psa, il virus della peste dei cinghiali, per fortuna, ancora relegata ai boschi tra Ovadese e Liguria, che rischia di espandersi se non saranno sfoltite le popolazioni di cinghiali.

Apertura caccia

Da domenica riprende anche la caccia in braccata al cinghiale praticata dai cacciatori suddivisi in squadre, la forma di caccia più efficace.

«Ci aspettiamo che sia ridotto drasticamente il numero di cinghiali – chiede Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino – Chiediamo agli Ambiti territoriali di caccia e ai Comprensori alpini di fare la loro parte e alla Città Metropolitana di intensificare le azioni contro questo autentico flagello».

Si chiedono più cinghiali uccisi

Proprio per questo obiettivo, nei giorni scorsi, Coldiretti Torino ha promosso un incontro con i presidenti degli organismi che gestiscono la fauna selvatica chiedendo più sforzi per la riduzione dei cinghiali e pratiche più celeri per i rimborsi danni.

La caccia al cinghiale è praticata anche in “selezione”, forma di caccia mirata al singolo esemplare che i cacciatori abilitati possono praticare tutto l’anno. Inoltre, è possibile il “controllo” della specie tutto l’anno dietro denuncia di danni alle colture da parte degli agricoltori. Il controllo può avvenire con il tiro anche notturno da parte di agenti di vigilanza o cacciatori ulteriormente abilitati, oppure con l’utilizzo di gabbie di cattura nei luoghi dove si stanno verificando i danni.

Eppure continua a essere insufficiente il numero di cinghiali abbattuti nelle diverse forme di caccia e di controllo. Per limitare la diffusione dell’epidemia di Psa e per ridurre drasticamente i danni alle colture agricole, servono 50.000 capi abbattuti su tutto il territorio regionale. In Piemonte, per l’anno in corso siamo appena intorno ai 7.000 esemplari dopo 6 mesi dall’entrata in vigore delle nuove norme regionali per il depopolamento della specie. In provincia di Torino risultano appena 2.000 capi abbattuti nello stesso periodo. Numeri troppo bassi rispetto agli obiettivi.

Misure urgenti

«Chiediamo al Commissario governativo per l’emergenza Peste suina africana, Angelo Ferrari, che sia adottata una misura urgente di estensione della caccia al cinghiale - aggiunge Mecca Cici – Una richiesta che Coldiretti porta avanti su tutto il territorio nazionale ma che in provincia di Torino è ancora più urgente vista l’entità dei danni che si registrano conseguenti al forte esubero di selvatici. Non è un problema che riguarda solo l’agricoltura o la salvaguardia degli ambienti naturali. Negli ultimi mesi si sono verificati nuovi gravi incidenti stradali nel Canavese, Pinerolese e alla porte di Torino; l’incontro pericoloso con i cinghiali è diventato un’inaccettabile consuetudine nelle zone collinari di Torino e nelle zone esterne di tutte le aree urbane del Torinese».

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