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Bocciato l’impianto a biometano, ma la guerra non è ancora vinta

 La sera di giovedì 1 luglio, nel cortile del Palazzo Comunale regnava un’atmosfera generale all’insegna della speranza.

Bocciato l’impianto a biometano, ma la guerra non è ancora vinta
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La sera di giovedì 1 luglio, nel cortile del Palazzo Comunale gremito anche se non ai limiti della capienza prevista, regnava un’atmosfera generale all’insegna della speranza.

Bocciato l’impianto a biometano

I partecipanti al convegno «Troppi rifiuti nel futuro del Chivassese-Canavese» (previsto per il 22 giugno ma differito di nove giorni a seguito del maltempo), erano soddisfatti per via del parere negativo espresso in mattinata dalla Città Metropolitana di Torino di fronte alla crudele ipotesi di installare un impianto per la produzione di biometano nel territorio di Caluso, al confine con Mandria e Mazzè.
Tutti gli intervenuti, però, hanno giustamente invitato i presenti a non cantare vittoria: è stata fatta solo la prima parte di un lungo cammino.

Gli interventi

Moderati da Pasquale Centin, hanno parlato amministratori locali e, per pareri più tecnici, alcuni esperti: il sindaco di Chivasso Claudio Castello ha fatto un po’ la cronistoria di quanto accaduto sin dal 5 gennaio scorso, allorquando, tra lo stupore e la rabbia di tutti, la Sogin divulgò la cosiddetta CNAPI («Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee») con l’elenco dei 67 siti individuati in Italia per ospitare altrettanti territori riservati ai rifiuti nucleari nazionali. Fors’anche perché collocata nella posizione geograficamente più settentrionale, la zona del Canavese apriva questo famigerato elenco. Subito si è creata una sinergia tra i sindaci delle varie località interessate da questo forte rischio: uniti e compatti, essi si sono battuti per un unanime «no»: lo hanno soprattutto confermato giovedì sera, in veste di relatori, Antonio Magnone, Primo Cittadino di Rondissone, Ferdinando Giuliano, rappresentante del Consiglio Comunale di Caluso, e soprattutto Marco Marocco, Vice-Sindaco della Città Metropolitana.
L’architetto Andrea Zavattaro, con l’aiuto di grafici e fotografie, ha spiegato in modo circostanziato le caratteristiche dell’ignobile progetto di Sogin, mentre Vittorio Viora, Presidente per Torino di Confagricoltura, ha parlato a tal riguardo degli incontri da lui avuti in questi sei mesi con un gruppo di esperti, per lo più docenti del Politecnico e membri dell’Accademia dell’Agricoltura.

"Il no al biometano"

Porta la data di lunedì 5 luglio il documento con cui la Città Metropolitana di Torino boccia il progetto presentato dalla «Caluso Biometano».
Cinque pagine (una solo per indicare tutti i soggetti interessati) con cui il direttore del Dipartimento Ambiente e Vigilanza Ambientale, Pier Franco Ariano, fissa le ragioni del no.
«Nell’ambito della Conferenza dei Servizi decisoria, svoltasi il 1 luglio 2021 - si legge - è emerso che la documentazione integrativa pervenuta in data 10 maggio 2021 non consente di superare le carenze osservate in fase istruttoria.
Con riferimento agli aspetti localizzativi, in particolare, si rileva: che la scelta delle alternative non è stata analizzata in modo dettagliato e a scala adeguata per ogni tematica ambientale coinvolta - lo studio delle alternative presentato si è limitato fondamentalmente ad un inquadramento dell’opera; che la localizzazione territoriale appare decisamente problematica per la presenza di diversi recettori quali case sparse, cascine, edifici rurali nel raggio di 500 m dall’insediamento; l’utilizzo in parte di aree agricole, in particolare di aree di pregio in seconda classe di capacità d’uso del suolo. Tali condizioni non sono state adeguatamente documentate e motivate nella definizione delle alternative al fine di valutazione di merito sul loro effettivo utilizzo a scopi non finalizzati alla promozione delle attività agricole».
E ancora: «Non è stata prodotta la relazione di vulnerabilità dell’acquifero sotteso al punto di scarico; non è pertanto possibile escludere il potenziale impatto dello scarico stesso sulle acque sotterranee; negli elaborati progettuali non viene data evidenza della provenienza e della certezza della disponibilità della FORSU e del verde strutturante; le aree di stoccaggio a progetto sono sottodimensionate in relazione agli stoccaggi del materiale strutturante e dell’ammendante compostato misto prodotto».

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