Non si è fatto attendere il commento di Claudia Buo, di LiberaMente Democratici, sull’ultimo Consiglio Comunale, con duri attacchi soprattutto sul tema della mensa.
Buo: “Sul recupero morosità della mensa dati privi di fondamento”
«Si è visto con chiarezza – ha spiegato Buo – come sul piano amministrativo gli assessori competenti non abbiano il controllo della spesa e scaricano sui soliti noti il conto della propria incapacità. Di fronte alle mie osservazioni, l’assessore Vitale ha scelto l’aggressione verbale e il tono intimidatorio, in spregio alle regole del confronto democratico e della più elementare buona educazione, mentre la maggioranza restava passiva. Si è preferita l’alzata di voce all’esame del merito. Resta un dato: le percentuali “attorno al 90%” di presunto recupero crediti sbandierate a mezzo stampa sono prive di ogni fondamento. Il recupero reale è estremamente basso; quelle cifre servono a costruire un’immagine scintillante per gli elettori, non a rendere conto di risultati effettivi. Nel frattempo si spacciano per “progressiste” misure che di progressista non hanno nulla: sono retrive, rozze e inefficaci.
Le conseguenze sono due. Da un lato si criminalizzano e si istituzionalizzano fattori discriminanti tra i bambini. Il Sindaco è arrivato persino a sostenere che tutto ciò possa essere una “lezione educativa”, cioè una prova di forza sui più piccoli. Dall’altro, per far ben figurare amministratori già proiettati verso le prossime elezioni, si ricorre ad artifici contabili di dubbia regolarità, gonfiando i “recuperi” e finendo per regalare la mensa proprio a chi non ha pagato. Il risultato sostanziale è un favoritismo di fatto verso i morosi: nulla di nuovo, come già visto con le morosità colpevoli ATC.
Quanto alla narrazione dei “morosi col Rolex”: se qualcuno ha notizia di soggetti con redditi consistenti e ostentazioni di lusso che non pagano la mensa, presenti immediatamente denuncia nelle sedi competenti. Altrimenti, si eviti di ridurre il ruolo istituzionale a discorsi da bar: la serietà si misura sui fatti, non sugli aneddoti.
Nel frattempo si tenta di imporre la misura del “panino”, sostanzialmente irrealizzabile: scarica responsabilità improprie sul personale docente (che oggettivamente non può assumerle) ed è stata avanzata senza un reale confronto con gli istituti. È una scelta che sposta il baricentro dall’educazione alla contabilità, indebolisce il servizio, apre la strada a stigmi e distinguo tra i bambini e ignora le ricadute organizzative e sanitarie.
Un’amministrazione seria farebbe l’opposto: riscossione ordinata, tempestiva e verificabile; distinzione tra chi non vuole pagare e chi non riesce; rendicontazione pubblica con indicatori chiari su morosità; difesa del tempo mensa come servizio educativo».