Cambursano: «Comitati di Quartiere e Frazione contro l’astensionismo»
Una riflessione su un tema molto delicato,
Con Renato Cambursano, politico di lungo corso abbiamo voluto fare una riflessione su un tema molto delicato, quello dell’astensionismo, toccato anche dal Capo dello Stato nel saluto di fine anno.
Cambursano: «Comitati di Quartiere e Frazione contro l’astensionismo»
Lei che ha una lunga esperienza alle spalle cosa pensa di questo tema?
«L’astensionismo ha raggiunto un livello di guardia per la tenuta democratica e nelle ultime tornate elettorali, l’ha fatta da padrone. Nelle regionali della Lombardia e del Lazio, senza parlare delle suppletive del Collegio senatoriale Monza-Brianza - si è assistito ad un crollo della partecipazione al voto. Si è ripetuto esattamente ciò che era capitato a Chivasso nell’estate del 2022, quando già allora andarono a votare solo il 40 per cento degli aventi diritto al voto.
Al tavolo dei poteri sociali la forza che siede in nome di una pseudo legittimazione democratica va indebolendosi sempre di più. Sapere che in un qualsiasi bar su dieci avventori quelli che sostengono il governo locale sono al massimo due, non è senza peso. Quando non ci sono in gioco scelte vitali gli elettori si muovono perché vengono mobilitati. Spesso personalmente e sappiamo anche come e da chi».
Dove sbaglia la politica?
«Diciamo, meglio: dove sbagliano i politici? L’errore più grave è il disinteresse. Concentrati sull’IO-qui-ora per quelli in prima linea, l’attenzione è tutta al risultato personale.
Prima della disaffezione degli elettori alla politica, bisogna interrogarsi sulla disaffezione dei politici verso gli elettori. E’ così che il corpo della rappresentanza si va progressivamente dissanguando.
Più un partito affonda le radici nel passato e più può far conto sull’abitudine. Non dico più sull’appartenenza o sulla passione.
La verità è che il bacino crescente di astensionisti è in grande parte all’origine di queste montagne russe che oramai da tempo vedono anche partiti piccoli raggiungere improvvisamente misure un tempo inimmaginabili per poi perdere i nuovi consensi più o meno con la stessa velocità con la quale erano stati acquisiti.
Se stabile, l’astensionismo è causa di debolezza della democrazia. Se instabile, della sua rischiosità. Un “grillo” di turno può sempre saltar fuori».
Come può uscire da questa deprimente situazione?
«Distinguerei gli interventi possibili nei due diversi livelli: locale e nazionale.
A livello nazionale, tante persone passano dal voto di protesta dato ora ad una forza politica ora ad altra, ma il risultato non cambia, perché sono i parlamentari a non essere perlopiù credibili, perché non eletti ma nominati. L’elettore non sceglie più, quindi non va più a votare.
A livello locale, parto dall’esempio di Chivasso, l’arroccamento nel Palazzo e le uscite solo per tagliare nastri a seguito di opere promosse e/o realizzate da altri, ha provocato il disinteresse della stragrande maggioranza dei cittadini. Nel 2006 ho preso ben più di 7.000 voti, nel giugno 2022 il sindaco ne ha presi poco più di 4.000, e prima la partecipazione era ancora maggiore.
Io propongo di uscire, di confrontarsi con i cittadini. Una prima volta saranno mini gruppetti, la seconda, anche solo per curiosità o il passa parola, aumenterà la presenza, una terza crescerà la partecipazione al confronto.
Quando andavano a votare per le elezioni comunali l’80 e oltre per cento, c’erano due fattori che facevano da traino: i Partiti, che ora non ci sono più, e i Comitati di Quartiere e Frazione. I primi è impossibile resuscitarli, i secondi perché non riattivarli? Credo che lo Statuto Comunale non lo escluda, anzi,
Lancio formalmente questa proposta: i capigruppo consiliari si trovino a inizio anno e si confrontino su questa proposta. Chi non è favorevole lo dica e non si nasconda dietro scuse o alibi. La gente deve sapere»
Una volta c’erano i Comitati da lei proposti…
«Con l’elezione diretta dei sindaci, sono spariti, forse perché l’eletto sindaco si sente investito di un potere che non abbisogna di confrontarsi con il popolo, perché loro sono il popolo, anche se sempre “più piccolo”.
Approfitto di questa mia presenza sul giornale per augurare un sereno anno nuovo a tutti i chivassesi».