IL CASO

Caso La Chivasso, il Comune: «Docce chiuse perché non hanno pagato le bollette»

La cronaca, decisamente surreale, dell’incontro avvenuto lunedì 13 settembre tra l’amministrazione comunale e il direttivo dell’Asd La Chivasso non può che partire con l’unico dato certo: le prossime partite non saranno giocate al «Pastore» ma al «Rava». Pagando.

Caso La Chivasso, il Comune: «Docce chiuse perché non hanno pagato le bollette»
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Caso La Chivasso, il Comune: Furioso il Comune: «Verso di noi, accuse ingiuste. Docce chiuse perché non hanno pagato le bollette».

Caso La Chivasso

La cronaca, decisamente surreale, dell’incontro avvenuto lunedì 13 settembre tra l’amministrazione comunale e il direttivo dell’Asd La Chivasso non può che partire con l’unico dato certo: le prossime partite non saranno giocate al «Pastore» ma al «Rava». Pagando.
Una scelta obbligata per la società guidata da Marilena Gisoldo, legata sia ai cantieri per la sistemazione di tribune e spogliatoi che a «problemi» con le utenze. Di conseguenza, l’unica possibilità per continuare a scendere in campo (sia per le partite che per gli allenamenti) è pagare l’affitto per la struttura di via Gerbido.
Tornando a lunedì, Gisoldo (accompagnata da Eugenio Giraulo e Roberto Ferrara) si è seduta al tavolo con l’assessore allo sport Tiziana Siragusa e con l’assessore ai lavori pubblici Domenico Barengo, chiedendo in prima battuta «garanzie» per il futuro. Garanzie che, da Palazzo Santa Chiara, non possono arrivare se non fino alla scadenza della convenzione.
Il Comune, dal canto suo, ha messo sul piatto 120 mila euro che saranno utilizzati per tre interventi: valutazione della fattibilità tecnico economica per la realizzazione di nuovi locali da adibire a spogliatoi al piano terreno del nuovo corpo realizzato a confine con la scuola Marconi; manutenzione della tribuna storica con l’impermeabilizzazione degli spalti scoperti, il corretto convogliamento delle acque piovane e la manutenzione dei locali ubicati sotto la tribuna; manutenzione della copertura del nuovo corpo di fabbrica realizzato a confine con scuola Marconi in quanto si verificano infiltrazioni in alcuni spogliatoi. Soldi «cash», invece, zero.
Vi è poi il grosso nodo del bar, fuori uso anche quello: l’Amministrazione ha dato mandato al dirigente dell’ufficio tecnico Fabio Mascara di verificare eventuali irregolarità, valutando poi con l’Asl come sistemarle. E come se non bastasse, a breve potrebbe arrivare la tegola della scadenza dell’omologazione del manto sintetico, realizzato nel maggio del 2009 ai tempi del sindaco Bruno Matola e dell’assessore allo sport Giorgio Tappero.
La conseguenza di tutto quanto sopra è, come detto, la chiusura del «Pastore» fino a data da destinarsi.
Sul fronte del settore giovanile, il Comune ha lasciato intendere di poter fare veramente poco, se non «credere» nel progetto di Gisoldo. Abbiamo chiesto una nota anche alla Società, ma la premessa è stata «La presidente non ha gradito l'articolo scritto mercoledì», ovvero il servizio sulla sparizione del settore giovanile a parte Juniores e 2007. Tutti gli altri, allenatori compresi, sono emigrati altrove.
«Il settore giovanile non sta sparendo - fa comunque sapere la società - ma i danni provocati dall’ex presidente Pitzalis sono sotto gli occhi di tutti. La gestione è abbastanza delicata perché la gente non crede più nel progetto Chivasso. I ragazzi sono andati via seguendo gli allenatori degli anni passati, e adesso si stanno tesserando ragazzini nuovi. L’obiettivo nel giro di tre anni è quello di ricostruire tutto il settore giovanile, e adesioni ce ne sono. Non è scomparso, si è ridimensionato per colpa di chi c’era prima, e poi il Covid ha fatto dei bei danni a molte società. Chivasso purtroppo si è trovato in questa situazione. I danni maggiori, quasi tutti, sono stati fatti dalla precedente gestione e da alcuni personaggi che prima erano accanto a Gisoldo e poi l’hanno tagliata fuori e lei è tornata per cercare di salvare la società. Il problema è quello. Se il Comune non dà una mano, non dà quello che in teoria dovrebbe dare, con aiuti e quanto... Lei da sola non può fare miracoli».

Furioso il Comune: «Docce chiuse perché non hanno pagato le bollette»

Parole pesanti, che hanno scatenato l’immediata reazione di Palazzo Santa Chiara con una nota firmata da Siragusa, Barengo e dal sindaco Claudio Castello: «L’Amministrazione ha sempre messo buona volontà, per quanto di propria competenza, per cercare di supportare la Società. Siamo in grado di intervenire adesso, rispetto agli interventi che competono appunto, perché solo adesso ci sono i fondi necessari a risolvere alcune problematiche.
Gli allenamenti e le partite non si possono svolgere al Pastore non per i lavori da fare, ma perché non essendo state pagate le utenze nel passato, non si possono utilizzare le docce.
Scaricare tutto sull’Amministrazione comunale è scorretto ed ingiusto.
La Presidente Gisoldo non parte dalla considerazione che lei è la dirigente di una Società con dei problemi finanziari, se anche i debiti sono stati ereditati, ne deve rispondere sempre la Società stessa. I debiti di qualsiasi Società o Associazione non possono essere pagati in alcun modo da un’amministrazione pubblica. Nell’incontro avvenuto lunedì 13 settembre (data designata dalla Gisoldo, mentre l’Amministrazione aveva già richiesto una riunione in tempi precedenti) in cui era presente anche l’assessore Domenico Barengo, sono state fatte più proposte con la ricerca di soluzioni condivise, tanto è che è già stato fissato un prossimo appuntamento per il 27 settembre.
Se si parla di collaborazione, occorre tenere presente che questa deve attenere ad entrambe le parti. Alle richieste fatte dagli Uffici competenti riguardanti le condizioni di gestione della Società, ad oggi non è pervenuta alcuna risposta da parte della Presidente e del Direttivo.
Per disputare le prossime partite, l’Urs utilizzerà il campo Rava, pagando quanto dovuto. Questo non perché l’Amministrazione non capisca le problematiche della Società ma perché, come già evidenziato, il mancato utilizzo delle docce non dipende dal Comune. Qualora la Società dimostri, invece, l’eventuale inadempienza da parte dell’Ente, il Comune restituirà le somme richieste».

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