Centri antiviolenza: la Regione Piemonte riconosce Uscire dal Silenzio

L'associazione di Settimo rientra tra i nuovi centri finanziati dall'assessorato.

Centri antiviolenza: la Regione Piemonte riconosce Uscire dal Silenzio
Pubblicato:
Aggiornato:

Centri antiviolenza: la Regione Piemonte riconosce Uscire dal Silenzio. L'associazione di Settimo rientra tra i nuovi centri finanziati dall'assessorato ai Diritti Civili.

Uscire dal Silenzio

Nata come associazione e come sportello di ascolto, Uscire dal Silenzio rientra tra i quattro progetti finanziati dalla Regione Piemonte. Uno step importante per il gruppo di volontarie che da anni promuove in città iniziative di sensibilizzazione sul tema della violenza di genere e combatte a fianco di donne maltrattate.

Centri antiviolenza

La Regione Piemonte finanzia l’apertura di quattro nuovi Centri antiviolenza e di 10 sportelli per le donne in difficoltà. I nuovi Centri saranno ubicati a Settimo Torinese (a cura dell’Associazione Uscire dal Silenzio), Borgomanero (Associazione Mamre Onlus), Vercelli (Comune) e Santhià (Cisas). Con questi ultimi due si va a coprire una carenza, in quanto in provincia di Vercelli non erano presenti strutture di questo tipo. Apriranno inoltre degli sportelli a Torino (quattro, due dal Comune e due dai Centri antiviolenza Emma Onlus), Chivasso (Associazione Punto a capo), Collegno (due dell’Associazione Arci Valle Susa), Cuneo (Consorzio socio-assistenziale del Cuneese), Ceva (Associazione Futuro Donna) e Asti (Croce Rossa).

Il progetto

Per consentire questa operazione, la Regione ha stanziato 200.000 euro (risorse statali e proprie), che sono parte dei quasi 800.000 che finanziano complessivamente la lotta contro la violenza di genere e che consentono di continuare a sostenere l’attività dei Centri antiviolenza, delle Case rifugio e degli sportelli informativi dislocati in tutto il Piemonte.

Dalla Regione Piemonte

"Ciò che è più importante è che in un anno i nostri Centri antiviolenza passeranno da 16 a 20 – commenta l’assessora ai Diritti civili, Monica Cerutti -. In questo modo, rafforziamo le strutture a supporto delle donne che vogliono rifarsi una vita e sfuggire a compagni o mariti violenti, dando loro la possibilità di avere un tetto sopra la testa e di poter ricominciare. Così facendo, tuteliamo allo stesso tempo i figli, che possono essere ospitati insieme alle madri. In questi anni è stata creata una vera rete a tutela delle vittime di violenza, e questo sistema è sempre più conosciuto dalle donne piemontesi che ogni anno, in numero sempre maggiore, vi fanno riferimento”.

Seguici sui nostri canali