Il caso

Chiusura del Dormitorio, parla il sindaco Claudio Castello

L'appello del primo cittadino: "Lavoriamo insieme per garantire servizi che siano davvero al servizio delle persone”

Chiusura del Dormitorio, parla il sindaco Claudio Castello

Il sindaco Claudio Castello interviene sulla chiusura del Dormitorio Comunale di via Nino Costa, prevista per la notte del 30 dicembre.

Chiusura del Dormitorio, parla il sindaco Claudio Castello

Sin dalla sua nascita, alla fine del 2015, il centro di accoglienza notturna comunale non è stato un obbligo imposto dalla legge, ma una scelta di responsabilità e di giustizia sociale. Insieme all’ASL TO4, che fino al 2021 ha cofinanziato il servizio con oltre 30 mila euro annui, il Comune di Chivasso decise di avviare il dormitorio per scongiurare che persone senza fissa dimora trovassero rifugio nel pronto soccorso dell’ospedale di Chivasso, con gravi conseguenze sia per loro sia per il sistema sanitario.

Quella co-progettazione fu un esempio virtuoso di come istituzioni diverse potessero unire le forze per rispondere a bisogni reali, ma negli anni a quel servizio si sono rivolti molti non chivassesi, poiché la problematica dei senza tetto non è una questione sociologica semplice.

Cos’è cambiato dopo la pandemia

Dopo la pandemia, nonostante il supporto prestato all’Asl, il Comune di Chivasso non è stato affiancato da nessun altro ente per la sostenibilità di un servizio che ha mostrato i suoi limiti, rivelandosi non funzionale e per questo antieconomico, per la sua utenza abituale, per la sua attività limitata tra le ore 19 e le 7 e per tante altre ragioni, che nel frattempo hanno convinto anche il Consorzio Intercomunale Servizi Sociali a non perorare la causa.

“In questi anni – ha spiegato il sindaco Claudio Castello – abbiamo tentato di coinvolgere nuovi e storici partner, associazioni ed enti del territorio, ma finora senza successo. La co-progettazione è il modello a cui guardiamo anche sul recente esempio della Città di Ivrea che ha stilato un protocollo d’intesa con il Consorzio dei Servizi sociali Inrete, la Caritas diocesana, la Fondazione istituzione Canonico Cuniberti e l’Associazione Mastropietro & C., con l’obiettivo di sviluppare interventi concreti di accoglienza e supporto rivolti a persone fragili, in condizione di estrema povertà e prive di una rete di protezione sociale. Guardiamo inoltre al modello “Housing first”, per intervenire nell’ambito delle politiche per il contrasto alla grave marginalità basato sull’inserimento diretto in appartamenti indipendenti di persone senza dimora con problemi di salute mentale o in situazione di disagio socio-abitativo cronico allo scopo di favorirne percorsi di benessere e integrazione sociale. E per questo, abbiamo un’interlocuzione aperta con ATC. L’emergenza abitativa è stata una delle questioni al centro dell’impegno dell’amministrazione comunale: in questi mesi, abbiamo recuperato due abitazioni all’interno dello stabile comunale in cui sono state ospitate delle famiglie che, a causa di un incendio scoppiato lo scorso mese di novembre, hanno dovuto lasciare le loro residenze inagibili”.

I locali tornano al CISS

Intanto, i locali del CISS saranno destinati a un nuovo e importantissimo servizio rivolto alle famiglie con figli affetti da Disturbo dello Spettro Autistico.

“È un universo che troppo a lungo non è stato adeguatamente considerato, e che oggi merita attenzione, risorse e rispetto – ha commentato ancora il primo cittadino di Chivasso -. Questa scelta rappresenta un passo concreto verso una città più inclusiva, capace di prendersi cura delle fragilità con lo stesso impegno che dedica alle emergenze”.

In Piemonte, i dati epidemiologici sull’autismo mostrano una prevalenza in crescita, con stime che variano ma indicano un aumento dei casi, soprattutto grazie a una maggiore consapevolezza e a diagnosi più precoci, con dati che nel 2018 parlavano di circa 3.8 per mille nella fascia 0-17 anni e una tendenza verso l’abbassamento dell’età di prima diagnosi, sebbene manchino ancora dati sistematici sull’età adulta e la sfida sia nel fornire servizi territoriali adeguati.

“Il nostro orientamento è chiaro – ha concluso il sindaco Castello – : crediamo in una società che non lascia indietro nessuno, che costruisce risposte collettive e non si rifugia nella logica dell’indifferenza. Per questo lancio un appello a tutte le forze politiche, sociali e civiche: collaboriamo, mettiamo da parte la strumentalizzazione, e lavoriamo insieme per garantire servizi che siano davvero al servizio delle persone”.

La replica di Riva Cambrino

Ecco la replica di Marco Riva Cambrino alle parole del sindaco Castello.

Signor Sindaco,
ho letto con attenzione il suo intervento sulla chiusura del dormitorio comunale di via Nino Costa e, proprio perché condivido l’urgenza di garantire servizi che rispondano ai bisogni reali delle persone, sento il dovere di esprimere una critica politica e sociale chiara e motivata alla decisione assunta.

La chiusura del dormitorio non è un atto tecnico neutro, ma una scelta politica, che produce effetti immediati e concreti: persone senza fissa dimora lasciate senza una risposta strutturata nel periodo più rigido dell’anno. Oggi alcune di loro si ritrovano senza alcun riparo, altre sono affidate a sistemazioni precarie e temporanee, rese possibili esclusivamente dalla disponibilità del volontariato. Questo non può essere considerato un modello di welfare pubblico, ma una gestione emergenziale della marginalità.

Nel suo intervento Lei richiama difficoltà organizzative e di sostenibilità. Tuttavia, tali difficoltà non possono diventare l’alibi per arretrare dalle responsabilità dell’ente pubblico. È compito dell’Amministrazione comunale individuare e mettere a disposizione locali adeguati, sicuri e dignitosi per un servizio essenziale come il dormitorio, non constatarne semplicemente l’assenza.

Proprio per questo ritengo necessario chiarire che non possono essere prese in considerazione soluzioni improprie o strutture inadeguate, come la scuola Marsan, che presenta criticità evidenti sotto il profilo sanitario e della sicurezza e che non può essere trasformata in risposta abitativa emergenziale. La mancanza di spazi idonei non è una fatalità: è una responsabilità politica che va assunta e risolta.

Chivasso ha bisogno di un progetto diverso, più ambizioso e più giusto: un dormitorio concepito come servizio pubblico strutturale, non residuale, capace di:

accogliere anche le donne, oggi completamente escluse da qualsiasi soluzione stabile;

includere le persone senza fissa dimora con animali, evitando scelte disumane che costringono all’esclusione;

funzionare come primo punto di contatto con i servizi sociali, avviando percorsi di presa in carico, reinserimento abitativo, lavorativo e relazionale.

È esattamente questo il senso del mio appello alla società civile e associativa: non un semplice ricovero notturno, ma una porta d’accesso a politiche pubbliche di inclusione, coordinate, continuative e responsabili. Senza questa visione, la chiusura del dormitorio non risolve alcun problema: lo sposta, lo rende invisibile, lo aggrava.

Per queste ragioni, come cittadino e come socialista, chiedo con forza che l’Amministrazione comunale:

1. Riconsideri la chiusura del dormitorio o disponga una proroga immediata fino all’attivazione di una soluzione pubblica adeguata.

2. Individui e metta a disposizione locali comunali idonei, sicuri e dignitosi, escludendo strutture inadeguate o non conformi.

3. Progetti un servizio di accoglienza inclusivo, aperto anche a donne e persone con animali, integrato stabilmente con i servizi sociali come primo snodo di percorsi di reinserimento.

4. Attivi un tavolo interistituzionale permanente con Terzo Settore, CISS, ASL, Prefettura e Comuni consorziati, superando definitivamente la logica dell’emergenza.

5. Ripristini risorse strutturali nel bilancio comunale, riconoscendo che la giustizia sociale non è un costo accessorio, ma una funzione essenziale dell’ente locale.

 

Una città si giudica da come tratta chi resta ai margini, non dalle dichiarazioni di principio. Oggi Chivasso sta arretrando su questo terreno. È tempo di assumersi fino in fondo la responsabilità politica delle scelte e di restituire dignità, visione e umanità alle politiche sociali.

Marco Riva Cambrino – Socialista