"Chivasso, i fuochi d’artificio e il silenzio sui diritti"
L'intervento del socialista Riva Cambrino

Settemila novecentotrenta euro per quindici minuti di fuochi d’artificio. Questa è la scelta dell’Amministrazione comunale di Chivasso per la festa patronale del Beato Angelo Carletti.
"Chivasso, i fuochi d’artificio e il silenzio sui diritti"
Il socialista e attivista Marco Riva Cambrino, in questa estate che sembra ormai giunta al termine, propone una riflessione sulla scelta di proporre lo spettacolo pirotecnico in occasione della festa patronale del Beato Angelo Carletti.
Riva Cambrino scrive:
Quest’anno non è stata la Proloco L’Agricola a organizzare la festa, ma direttamente il Comune. Questo significa che ogni decisione, ogni euro speso, è piena responsabilità dell’Amministrazione. Non ci sono alibi né scarichi di competenza.
Un lampo nel cielo, un boato, qualche applauso. Poi il buio, di nuovo. Non solo quello della notte, ma quello che avvolge le priorità di una politica che sembra aver perso il contatto con la realtà sociale della città.
Perché mentre si stanziano fondi per i fuochi, si sospende la mensa scolastica ai figli delle famiglie indebitate. Perché mentre si accende il cielo di colori, si spegne il dormitorio pubblico lasciando le persone senza dimora a dormire per strada. Questa non è festa: è la fotografia di un Comune che sceglie l’effimero e abbandona i bisogni fondamentali.
E non è solo una questione sociale. È anche ambientale e culturale. Nel 2025 c’è ancora chi crede che i fuochi d’artificio siano l’unica forma di spettacolo possibile, ignorando alternative moderne, sostenibili e inclusive: spettacoli di droni, laser, videomapping. Eppure, in Giunta siede una forza politica che si chiama "Sinistra Ecologista": difficile immaginare una contraddizione più plateale di un partito che si proclama verde e avalla scelte inquinanti e antiquate.
Poi c’è il capitolo commercio. La festa patronale viene raccontata come sostegno al tessuto economico locale. Ma allo stesso tempo si emanano ordinanze restrittive notturne che penalizzano bar e locali, si progettano nuove piastre commerciali in centro che rischiano di soffocare le piccole botteghe, e si ignora del tutto la possibilità di una governance partecipata della vita notturna. In altre città europee esiste il “Sindaco della Notte”, figura che trasforma la movida in occasione di sviluppo, sicurezza e cultura. Qui, invece, la notte è vista solo come un problema da reprimere.
La verità è che questa Amministrazione non ha una visione. Non ha un progetto per i giovani, per i lavoratori, per le famiglie in difficoltà. Ha solo la logica degli annunci e delle ordinanze.
Il socialismo, quello vero, parte dall’idea che non ci possa essere festa se qualcuno resta indietro. Non ci può essere comunità se un bambino non mangia a scuola, se un uomo dorme su una panchina, se un commerciante abbassa la serranda senza futuro.
E allora sì, i fuochi ci saranno, e per quindici minuti il cielo si colorerà. Ma subito dopo, quando il fumo scenderà sulla città, resterà l’odore acre delle contraddizioni politiche e morali di chi governa Chivasso.