Il ricordo

Chivasso ricorda i cinque partigiani uccisi al Mauriziano LE FOTO

Anche quest'anno l'Anpi guidata da Maria Teresa Blatto e l'amministrazione comunale hanno voluto onorare le vittime dei nazisti

Chivasso ricorda i cinque partigiani uccisi al Mauriziano LE FOTO
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Anche quest'anno l'Anpi guidata da Maria Teresa Blatto e l'amministrazione comunale di Chivasso hanno rinnovato il ricordo di una delle stragi di partigiani che nel  1944 lasciarono il segno nella lotta di Liberazione. Il fallito assedio al Distretto Militare “Carlo  Giordana” provocò la cruenta reazione dei soldati nazisti che raggiunsero e colpirono i  giovani Silvio Brunetti, Filippo Gardetto, Antonio Morello, Ernesto Pagliero e Ariodante  Morgando in ritirata lungo la ferrovia.

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Chivasso ricorda i cinque partigiani uccisi al Mauriziano
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Chivasso ricorda i cinque partigiani uccisi al Mauriziano

 

Chivasso ricorda i cinque partigiani uccisi al Mauriziano

Ad 81 anni dall’uccisione dei cinque componenti della VI Divisione Alpina “Giustizia e  Libertà”, il corteo ha raggiunto il luogo dove sorge la croce  che ricorda il tragico episodio, nel Parco del Mauriziano, lungo la massicciata ferroviaria, per la benedizione e la commemorazione. Presenti anche associazioni d'Arma e la Croce Rossa.

Quei tragici giorni

Nell’estate del 1944, mentre gli anglo-americani avanzavano e liberavano Roma e le regioni dell’Italia centrale, al nord nascevano e morivano le Repubbliche partigiane. Chivasso divenne il teatro di alcune azioni di guerriglia: il 21 luglio un gruppo di partigiani armati prelevò 175 kg. di panna di latte presso il centro di raccolta del Consorzio Produttori Latte, in via Tellini. In quei tempi di miseria e di fame si trattava di un piccolo tesoro. Pochi giorni dopo si verificarono avvenimenti più importanti: nella notte tra il 26 e il 27 luglio una lunga colonna di automezzi della VI Div. Alpina “Giustizia e Libertà” partì da Pont Canavese, diretta a Chivasso. Il gruppo, guidato dal Comandante Luigi Viano "Bellandy", era formato da ben duecento partigiani e doveva attaccare il Distretto Militare di Chivasso allo scopo di procurarsi armi e prigionieri, per eventuali scambi. Gli autocarri attraversarono San Benigno quando era ancora buio ma, giunti alle porte di Chivasso, furono costretti a tornare indietro, perché un bombardamento aveva distrutto il ponte sul torrente Orco: i partigiani si diressero verso Foglizzo, poi a Montanaro, ma la variazione di percorso aveva fatto loro perdere tempo prezioso e soltanto all'alba giunsero a Chivasso, quando era ormai tardi per un'efficace azione protetta dall'oscurità.

La sequenza degli eventi è drammatica: alle 5,30 i partigiani piazzano una mitragliatrice davanti alla caserma "C. Giordana", poi una squadra si avvicina all'edificio per sferrare l'attacco, ma proprio in quel momento si apre il portone e ne esce un gruppo di tedeschi che va a dare il cambio al presidio della stazione. Bellandy intima ad alta voce di arrendersi, ma contemporaneamente si ode un colpo di fucile e, nell'attimo di esitazione che segue, i tedeschi si rifugiano nella caserma, richiudendo il portone. Dalla caserma comincia un fuoco nutrito.

Rimasti allo scoperto, in posizione sfavorevole, i partigiani sono costretti a rifugiarsi nelle case vicine, ma cingono d'assedio il Distretto per più di un'ora, anche se si trovano a combattere contro tutti i presidi nazifascisti della città e sono quindi costretti a ritirarsi lentamente.

Contemporaneamente, un'altra squadra viene inviata ad attaccare la stazione ferroviaria, dove i tedeschi sono ben fortificati: dopo una lunga ed accanita battaglia il presidio viene sconfitto e i partigiani catturano 15 prigionieri.

Intanto, alle 6,35 il Commissario Prefettizio di Chivasso, Carlo Chiavelli, era riuscito a inviare un fonogramma di allarme a Torino, ma anche i tedeschi avevano già provveduto a chiedere rinforzi via radio; così verso le 7, quando ormai il combattimento si è quasi concluso, alla stazione giunge, probabilmente da Monteu da Po, un treno carico di soldati, che colgono di sorpresa i partigiani.

La formazione è costretta ad indietreggiare, proprio nel momento in cui gli assedianti della caserma stanno tornando verso la stazione, incalzati dal nemico. Lo scontro si fraziona e tutta la zona tra via Torino e la stazione è teatro di una furiosa sparatoria tra i partigiani che tentano, con una ardita azione di copertura, di attraversare la ferrovia e i tedeschi che tentano di bloccarli.

La popolazione, in preda al panico, rimane chiusa in casa e aiuta come può: un gruppo di venti partigiani è assediato nel cortile del Municipio e, si dice, fatto segno di fucilate da parte del Commissario Chiavelli, che spara dalle finestre, ma il Dottor Carlo Nosenzo, veterinario consorziale, li fa passare attraverso la propria abitazione e li mette in salvo.

Un altro gruppo di partigiani fugge a bordo di un’ambulanza della Croce Rossa, posteggiata nella piazza del Municipio. Alla fine la formazione riuscì a raggiungere gli autocarri e a ritirarsi verso nord, raggiungendo poi le basi nell'alto Canavese.

Mancavano all'appello parecchi partigiani: Silvio Brunetti, di 19 anni, Ernesto Pagliero, di 23 anni, Filippo Gardetto, di 19 anni e Antonio Morello, di 22 anni, erano caduti sulla massicciata della ferrovia, in direzione di Torino, durante la fase di ripiegamento. Il Sottotenente. partigiano Ariodante Morgando, di 22 anni, gravemente ferito, morì il 30 luglio all'ospedale di Chivasso.

Risultano dispersi nel combattimento anche i partigiani che erano stati incaricati di presidiare la strada tra Brandizzo e Chivasso, evidentemente catturati dai tedeschi. E’ probabile che alcuni di loro fossero compresi tra i sei partigiani impiccati dai tedeschi ad un cavalcavia dell'autostrada nei pressi di Settimo Torinese l'8 agosto: tuttavia l’identità delle sei vittime di Settimo rimane tuttora incerta.