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Ciclovia VenTo, percorso a rischio

Non arriverebbe il nulla osta per l’utilizzo di un terreno a Trino. Potrebbero saltare i lavori da Chivasso

Ciclovia VenTo, percorso a rischio
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Sono almeno dieci anni (ricordiamo l’iniziativa organizzata dal CAI nell’ottobre del 2013) che il territorio guarda con attenzione al progetto della ciclovia «Ven.To Venezia-Torino».

Ciclovia VenTo

Si tratta di un percorso ciclabile protetto (il cui percorso di massima è già tracciato e visibile sulle mappe), e che una volta completato connetterà Torino a Venezia, nato nel 2010 da un'idea del Politecnico di Milano.
Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto insieme per costruire uno dei più bei percorsi di cicloturismo d'Europa.

A fine 2019 si è concluso il progetto di fattibilità tecnica ed economica per tutti i 705 km della ciclovia VENTO. Il primo caso in Italia di una progettazione unitaria per una ciclovia turistica di queste dimensioni.

Il Piemonte ha al momento tre lotti finanziati: il nuovo ponte stradale sulla Dora prima di Crescentino, il tratto Chivasso-Trino coperto da finanziamento statale ed il superamento della centrale di Trino. Quest'ultimo conta su un finanziamento da 460 mila euro derivante dagli oneri di compensazione ambientale per la dismissione della centrale nucleare.

Percorso a rischio

Questa porzione si trova in parte su terreno della Sogei - il gestore dell'impianto di Trino - ed in parte su territorio di competenza regionale. Sogei entro marzo completerà il tratto sul suo terreno, mentre la Regione continua a non dare a Sogei il permesso di costruire sull'area di competenza regionale, perché non vuole accollarsi la successiva gestione.

Davide Galli, responsabile Sogin per lo smantellamento, ha dichiarato al consiglio comunale di Trino che «Se la Regione entro marzo non ci darà l'autorizzazione, quei tratti non saranno realizzati. Si tratta di un impiego da 140 mila euro sui 460 mila totali da noi impegnati per la ciclovia. Abbiamo avuto lunghe riunioni inconcludenti coi funzionari regionali ma se la regione non vuole accollarsi la gestione, noi andiamo avanti col tratto sui nostri terreni. Visto che si tratta di compensazioni per il territorio, quei soldi li useremo per fare altro. Non possiamo permetterci di spendere il doppio per le indecisioni regionali».
A puntare i riflettori sul tema è ora il vicepresidente del Consiglio regionale del PD Daniele Valle (che nel 2020 aveva percorso in bici l'intera tratta tra Torino e Venezia sensibilizzando sindaci e amministratori lungo il percorso), sostenendo come l'atteggiamento della Regione sia particolarmente miope.
«La nostra amministrazione - spiega Valle - continua a non rendersi conto degli enormi introiti turistici che questi percorsi portano ai territori, un turismo sostenibile e presente 9 mesi l'anno, composto per la maggior parte da stranieri del nord Europa, ma anche da molti italiani.
Il cicloturismo vale 11 miliardi di euro in Europa, ma senza andare lontano basta vedere cosa ha portato in Liguria la pista ciclabile del Ponente, con l'esplosione delle attività locali e del piccolo commercio. È già avvilente che l'Ente regionale non abbia considerato di portare finanziamenti sui tratti ancora scoperti, ma in questo caso c'è solo da mettere a disposizione una striscia di terreno per un’opera che pagheranno altri».
Abbiamo chiesto un commento all’assessore regionale competente Marco Gabusi (trasporti, infrastrutture, opere pubbliche), il cui staff ha poi passato la palla a quello del collega al bilancio Andrea Tronzano: «Nessun rischio per la ciclovia Ven.To come paventato nel comunicato del consigliere Valle - fa sapere l’assessore - compito di una buona amministrazione è quella di valutare, quando devono essere impegnate risorse pubbliche, non solo la congruità dei lavori ma anche e soprattutto la gestione che viene demandata degli stessi manufatti. Sul punto in questione, che riguarda un tratto di poco più di 2 chilometri sito nel territorio comunale di Trino, si sono fatte alcune valutazioni sia sulla gestione che sui costi. Quello che può sembrare una indecisione in realtà è un soppesare costi e benefici; nei termini previsti, sarà trovata una soluzione che permetta sia la sistemazione della ciclovia sia la sua gestione. Un’ipotesi in tal senso è già stata avanzata con Aipo».

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