Cinquant'anni di "Consultori familiari": grande risorsa per le giovani
Laura Seidita, segretaria dello Spi Cgil di Chivasso, ricorda l'importanza del progetto dalla sua fondazione ad oggi.

Cadrà il prossimo 29 luglio il 50° anno dall’istituzione dei Consultori familiari, legge n. 405.
Cinquant'anni di "Consultori familiari"
«Quanti ricordi emergono nella mia mente - spiega Laura Seidita, segretaria dello Spi Cgil di Chivasso - quante battaglie abbiamo fatto noi donne per tale legge.
Anche nel nostro piccolo abbiamo lavorato perché si realizzasse l’apertura di tale servizio.
Erano anni di fermento politico - sociale – culturale; a Chivasso nasceva il centro sinistra e i comunisti per la prima volta entrano nel governo locale con sindaco Paolo Rava.
Il 9 luglio 1976 la Regione Piemonte istituisce con la legge numero 39 norme e criteri per la programmazione, gestione e controllo dei servizi consultoriali.
Anche Chivasso lavora per la realizzazione del Consultorio Familiare che nasce nel 1977, con assessore Ugo Branetti, nei locali di via Po. Successivamente viene potenziato fortemente dall’assessore Carlo Capirone e trasferito nei locali di via Marconi.
Nasce il Gruppo Donna del Consultorio con l’obiettivo di sostenere le donne, informarle dei loro diritti e promuovere una cultura delle prevenzione.
Come dicevo erano anni di forte partecipazione sociale, un collettivo dove le donne volevano emanciparsi e rendersi autonome, libere di scegliere di avere o no una gravidanza e noi del Gruppo Donna eravamo presenti e attente ai loro bisogni. Eravamo poche all’inizio, ma poi il gruppo si ampliò tanto che ancora oggi alcune donne con cui abbiamo costituto quel gruppo, sono impegnate nel sociale, vedi Lucia Chessa, Maria Teresa Blatto, Annalisa De Col e tante altre.
E’ stata un’esperienza molto bella e significativa dove la solidarietà faceva comunità.
Purtroppo con gli anni questo servizio è stato depotenziato e messo in discussione a vari livelli.
I tagli e la riorganizzazione della spesa pubblica hanno ridotto il numero dei Consultori e il relativo personale, incidendo negativamente sia sull’offerta dei servizi che sulle prestazioni e ampliando le disuguaglianze territoriali.
Accoglienza, multi disciplinarità, libera scelta, informazione, punto di incontro tra istituzioni e volontariato sono state le fasi che hanno caratterizzato i Consultori sin dalla loro istituzione.
A partire dalla loro creazione, i Consultori sono stati anche molto di più: presidi di partecipazione, cultura e liberazione femminista, luoghi di presa di coscienza di generazioni di donne giovani e meno giovani circa il proprio corpo e i propri diritti, non ultimi quelli alla salute sessuale e riproduttiva e all’interruzione di gravidanza (IVG).
E’ stato anche importante per la seconda fase della vita femminile, quella della menopausa, quando questo stadio della vita delle donne veniva di fatto ignorato e trascurato da medici e mediche di medicina generale. Infine erano anche luoghi di incontro tra donne di culture diverse, nonché di sostegno per le varie difficoltà familiari.
Per tutta questa storia è stato inaccettabile la creazione della stanza anti-aborto all’Ospedale Sant’Anna con l’Associazione pro-vita ed ha fatto bene la CGIL e l’Associazione “SeNonOraQuando?” a fare ricorso al TAR il quale ha deciso attraverso la sentenza, la chiusura della stanza di ascolto.
Penso che smantellare i Consultori significhi oggi demolire i luoghi di prevenzione, emancipazione e liberazione femminile: un progetto coerente con le politiche di promozione delle Associazioni antiabortiste del valore sociale delle donne solo in quanto madri, appoggiate dall’attuale governo.
I Consultori sono una grande risorsa per le giovani. La sessualità, l’affettività e la salute riproduttiva risultano temi su cui investire per promuovere azioni volte alla conoscenza del proprio corpo, all’educazione sulle relazioni sesso-affettive sane, alla prevenzione delle gravidanze indesiderate, alle malattie sessualmente trasmissibili, alla prevenzione delle violenze di genere, alle forme di abuso veicolate dalle nuove tecnologie (come ad esempio il revenge porn, il cyberbullismo, ecc..) e all’educazione sul rispetto delle diversità.
La sfida oggi è quella di riportare i Consultori al loro ruolo originario e rilanciarli come una delle migliori esperienze del nostro Servizio Sanitario Nazionale. Diversamente, il rischio è quello di omologarli alle tradizionali strutture di specialistica ambulatoriale, se non addirittura di trasformarli in agenzie idelogiche immaginate per aggredire la legge 194/1978».