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Deposito scorie radioattive: si fa largo l’ipotesi di Trino

A Rimini il ministro Pichetto ha promesso che l’opera, attesa da decenni, sarà realizzata in tempi brevi

Deposito scorie radioattive: si fa largo l’ipotesi di Trino
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«Questo Governo realizzerà il deposito delle scorie nucleari. Non dico entro Natale, ma in tempi molto brevi. Ci sto lavorando tutti i giorni».

Deposito scorie radioattive

Con queste parole, pronunciate durante gli «Stati generali della green economy», nell’ambito della fiera «Ecomondo» di Rimini, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha risollevato l’attenzione sul deposito nazionale delle scorie. Un tema su cui si dibatte da decenni, e per cui, nel primo elenco redatto da Sogin dei siti potenzialmente idonei ad ospitarlo, era apparso anche il «pipistello», un lotto di terreni (chiamato così per la sua forma) diviso tra i territori di Mazzè, Caluso e Rondissone.
L’elenco dei 67 siti idonei è fermo al palo al Ministero, che «inspiegabilmente» non ha ancora dato il via libera alla sua pubblicazione, lo stesso ministero che poche settimane fa aveva annunciato di voler prendere in considerazione le «autocandidature» di quei Comuni che «vogliono» ospitare il deposito.

Si fa largo l’ipotesi di Trino

Tra queste è noto ci sia anche Trino Vercellese, sede della centrale nucleare «Enrico Fermi», costruita tra il 1961 e il 1960 e chiusa nel 1990.
I «rumors» sull'ipotesi che possa essere Trino a ospitare il deposito nazionale delle scorie si sono ripresentati con maggiore forza dopo che Westinghouse in un’audizione alla Camera dei Deputati, ha suggerito l'utilizzo proprio della centrale costruita lungo la sponda sinistra del Po.
Di autocandidatura, però il sindaco di Trino Daniele Pane non vuole sentirne parlare: «Non esistono auto candidature, nemmeno la nostra. Senza che sia prima pubblicata la CNAI e si sia concluso l’iter di legge attualmente previsto, non se ne parla assolutamente. A valle del procedimento, se si concludesse in maniera infruttuosa, rimaniamo disponibili a sederci al tavolo per valutare nuovamente se sul nostro territorio è possibile individuare un’area idonea a una tecnologia sicura».
Dalle dichiarazioni risulta che tale eventuale ipotesi si riferisce a un caso limite: ovvero che dopo la pubblicazione della Carta Nazionale Aree Idonee, attualmente ancora non resa nota, non si riesca a portare a buon fine la procedura prevista, per l'opposizione dei territori ritenuti adatti al Deposito (Trino e il Vercellese ne sono già esclusi). Una «Scanzano» bis, per capirsi. Si parla dunque di una opzione che, semmai, potrà essere considerata fra anni e non è attualmente sul tappeto.
«Vorrei ricordare - aggiunge Pane - che l’area attorno a Trino, dove c’era la centrale Enrico Fermi, ora trasformata in deposito temporaneo, che comprende anche l’area di Saluggia, vede nel raggio di pochi chilometri, in Piemonte, la maggioranza di rifiuti radioattivi e di materiali di scarto. Abbiamo dunque interesse che questo deposito venga realizzato quanto prima con il relativo parco tecnologico».
Se da una parte nessuno vuole le scorie a casa propria, non possiamo dimenticare che il 90% di quelle presenti sul territorio italiano sia stoccato a Saluggia.
«Abbiamo ventidue container di scorie ad alta intensità in Slovacchia, Francia e Inghilterra - ha aggiunto il ministro Pichetto – poi attualmente abbiamo 98 mila metri cubi di scorie a bassa e media intensità, che sono essenzialmente ospedaliere. Chi dice che non vuole il deposito delle scorie, è pronto a dire ad un suo famigliare o amico “non fare la Pet in ospedale perché produce scorie”? Noi mediamente produciamo mille metri cubi al mese di scorie a media e bassa intensità, dobbiamo trovare una soluzione. Dopo 30 anni non ce l’abbiamo ancora fatta, ma questo Governo farà il deposito».

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