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Diario di guerra ritrovato: la Libia negli occhi del soldato De Carli

Il nipote ha recuperato in soffitta quei «ricordi» della Seconda Guerra Mondiale

Diario di guerra ritrovato: la Libia negli occhi del soldato De Carli
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In un angolo dimenticato di un armadio della soffitta, tra carte ingiallite dal tempo, Alessandro De Carli ha scoperto dopo 80 anni un pezzo di storia che sembrava perduto per sempre.

Diario di guerra ritrovato

Si tratta di un diario scritto da suo zio, Antonio De Carli, un soldato che partecipò alla campagna italiana Cirenaica durante la Seconda Guerra Mondiale. «Sapevo che mio zio Antonio aveva scritto un diario di guerra, anche se non ne parlava mai, ma pensavo che oramai fosse andato perso - racconta Alessandro - L’ho trovato nella sua casa mentre mettevo in ordine la soffitta. Quando l’ho aperto ed ho letto le prime righe, ho capito subito che quello era un documento importantissimo». Antonio De Carli (nato il 29 luglio 1917 e morto il 12 agosto 2003) era partito giovanissimo per il fronte africano, si ritrovò a combattere delle dure battaglie a Tobruk e ad Alessandria D’Egitto tra eserciti italiani e inglesi. Venne poi catturato dai Britannici e imprigionato in un campo di prigionia inglese. Quando tornò a casa, non parlò mai di quegli anni di guerra.

La Libia negli occhi del soldato De Carli

«Nel diario - spiega Alessandro - mio zio descrive con lucidità i momenti più drammatici della guerra Cirenaica ma anche la vita quotidiana al fronte. In quelle pagine, esprime le sue paure e, soprattutto, la difficoltà ad adattarsi in un ambiente così diverso, ma anche le piccole speranze di poter tornare un giorno a casa dalla sua famiglia. Le incursioni nemiche, i giorni interminabili sotto il sole nel deserto, la descrizione della popolazione o della fauna locale sono i temi ricorrenti».

Trovare il tempo e il modo di scrivere un diario durante la guerra non era di certo facile per un soldato. Eppure quella era l’unica maniera di affrontare una atroce guerra in un paese straniero. «Un dettaglio che mi ha sorpreso- riferisce Alessandro- è che, per scrivere, mio zio si ingegnò con quello che riusciva a recuperare sul campo. La carta utilizzata per il diario veniva dai contenitori della carne fornita come rancio. Era una carta grezza ma perfetta per scrivere, la penna se l’era portata dietro perchè lui era una persona colta. La copertina l’aveva invece creata con dei bossoli di cannone».

Un racconto che fa emozionare, ancor più guardando le fotografie dell’epoca perfettamente conservate di questo giovane soldato.

«Questo diario rappresenta una storia che appartiene a tutti e non solo alla nostra famiglia perchè racconta una guerra che fa parte della memoria collettiva - conclude Alessandro - Per tale motivo vorrei condividere questo importante documento facendolo un giorno pubblicare».

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