«Entrando ho sentito caldo e fuori fa freddo. La nostra volontà e di dare a queste persone, che a un certo momento della loro vita sono inciampate, un po’ di calore, non solo al loro corpo ma anche al loro spirito. Siamo così abituati ad avere il riscaldamento in casa, ad accendere la luce o fare semplicemente una doccia, che ci pare impossibile che qualcuno tutto questo non possa averlo. Questo è un posto dove queste persone devono ritrovare la loro dignità, dove non siano più degli invisibili ma siano riconosciuti per nome e cognome come tutti noi».
Partiamo da qui, dalle parole pronunciate esattamente dieci anni fa dall’ex sindaco Libero Ciuffreda, in occasione del taglio del nastro, per raccontare il triste epilogo del dormitorio comunale di via Nino Costa, che da «fiore all’occhiello» di una città che si è sempre vantata di essere «inclusiva» si è trasformato in un peso, in un qualcosa di superfluo da valutare secondo il concetto di «costi e ricavi».
Dormitorio addio: dopo dieci anni Castello lo chiude
E così, dopo dieci anni, il dormitorio chiuderà senza che, e sono le parole strappate a fatica al sindaco Claudio Castello (che di Ciuffreda è stato assessore, prima di diventarne nemico) «Ci sia un piano B. Chiudiamo, basta, è deciso, ci costa decine di migliaia di euro l’anno. Abbiamo bussato ad ogni porta, abbiamo chiesto anche alla Diocesi e alla Caritas, ma nessuno se ne vuole occupare. Basta, chiudiamo».
Una scelta difficile da spiegare
Una scelta difficile da spiegare, soprattutto per una città che si sente (e vuole essere) «punto di riferimento» per il territorio ma che si dimostra ancora una volta poco più che un paese «sotto steroidi», senza alcuna visione in prospettiva futura e in cui ogni scelta è legata al consenso.
Basta guardare ad Ivrea per trovare tutto un altro terreno: ad oggi sono attivi sette posti letto grazie alla Caritas, e presto ne arriveranno altri cinquanta al Santo Bambino, una residenza autogestita chiusa a maggio e ora verso la riapertura.
I soldi ci sono solo per gli amici
I soldi, basta chiedere a qualsiasi realtà fuori dal «cerchio magico», ci sono solo per gli amici, vedi i 7 mila euro destinati all’albero di Natale al Campus delle Associazioni di cui l’assessore Gianluca Vitale continua ad essere, pur (come ripete in continuazione) senza alcun incarico ufficiale, deus ex machina.
Basta, si chiude, e poco importa che Giorgio e sua moglie, «cacciati» con grande soddisfazione proprio di Castello dalla casetta che avevano occupato nell’area della Stazione Ferroviaria, dormano da mesi in una tenda nell’area della Blatta (ora al gelo), o che Antonio (nome di fantasia, è troppo forte la vergogna) dopo che la compagna l’ha lasciato viva in una vecchia auto parcheggiata nei pressi della Tola, senza nemmeno due soldi per mangiare.
Cacciati a pochi giorni dal Natale
Basta, si chiude, a pochi giorni dal Natale, mentre ci si riempie la bocca di progetti solidali e si discute, anche in Consiglio, della terribile situazione in Palestina. Vanno bene i «grandi temi» portati a Palazzo Santa Chiara da chi forse vorrebbe essere a Roma, ma deve accontentarsi di ben più miseri palchi, e poi in effetti che peso possono avere, in termine di consenso, quattro disperati che non hanno un tetto sopra la testa?
Vero, sono previsti interventi di emergenza abitativa, ma il dormitorio è un’altra cosa, e poi al massimo c’è Lina Borghesio che pancia a terra e stando sveglia la notte cerca di trovare una soluzione per tutti, di non far mancare un piatto caldo a nessuno.
Meglio occuparsi di concerti, mostre e teatro
Meglio occuparsi dei concerti, delle mostre, degli spettacoli teatrali, quelli sì che portano «consenso» e (si spera) voti nel 2027.
E l’assessore al welfare Cristina Varetto? Pare abbia alzato la voce, ma alla fine nulla ha potuto e si è trincerata dietro a un secco «No comment».
La delusione di LiberaMente
«Mese dopo mese, compromesso dopo compromesso – afferma Claudia Buo, di LiberaMente Democratici – il centrosinistra chivassese ha archiviato i propri ideali ed è diventato questo. Una maggioranza che non esita a chiudere il dormitorio per i senzatetto – che proprio con il centrosinistra avevamo aperto nel 2015 – senza che nessuno abbia un minimo sussulto di dignità. Nessuno. E infischiandosene di promesse e comunicati stampa con cui, fino a ieri, si smentiva con forza proprio questa eventualità.
Dal Partito Democratico a Sinistra Ecologista, l’impostura di un centrosinistra cittadino che butta a mare anche i più elementari principi di solidarietà umana è ormai chiara come il sole.
Duemila anni dopo, a Betlemme come a Chivasso, sono proprio quelli che si sentono i migliori, che pretendono di dividere i buoni dai cattivi, a chiudere la porta in faccia a chi, sconosciuto e povero, cerca un riparo. A Natale, tutto questo dovrebbe essere un pugno nello stomaco per chi a quei valori dice di credere davvero, indipendentemente dalla religione.
Oggi questa amministrazione ha davvero toccato il suo punto più basso».