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E' guerra sullo svincolo del marchio «Erbaluce di Caluso»

Si teme che questo possa portare a una riduzione del fatturato.

E' guerra  sullo svincolo del  marchio «Erbaluce di Caluso»
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«Non un “no” a priori alla proposta di svincolo del marchio Erbaluce di Caluso, ma a chi conviene?». La frase pronunciata dal sindaco Maria Rosa Cena, per altro condivisa da numerosi colleghi del territorio, nel corso dell’assemblea organizzata dal Consorzio Tutela Vini Doc Caluso Carema Canavese lo scorso 2 settembre, ben sintetizza il clima di tensione che si è creato all’interno del Consorzio dopo la proposta avanzata dal presidente Antonino Iuculano, sostenuto da una minoranza di produttori, di liberalizzare il vitigno Erbaluce.

Svincolo del marchio Erbaluce

«La creazione di tale marchio è stata un’iniziativa fortemente voluta dai sindaci – ribadisce il sindaco Cena - nessuno di noi vuole dire un no a priori, ma non vogliamo buttare a mare la storia degli ultimi 50 anni, vogliamo sapere quali sono i vantaggi di una tale scelta che, allo stato attuale, sembra più un dare che un avere».

La proposta arriva dal Novarese

Oggetto del contendere è la proposta avanzata dal Novarese di poter utilizzare il nome Erbaluce. «Nel 2009, quando io ero presidenze del Consorzio – spiega Sergio Dezzutto dell’azienda vinicola Santa Clelia - dal Ministero era giunta richiesta di segnalare i nomi di vitigni da inserire in elenco di vitigni identificativi del nome e del territorio da porre sotto tutela, e l’Erbaluce di Caluso con altri 11 è tra questi. Concedere un allargamento nell’uso del nostro marchio sarebbe un danno sotto molti aspetti e poi, a chi conviene? La risposta non l’abbiamo ancora avuta». Concorde nella preoccupazione per una scelta poco ponderata è anche Gianluigi Orsolani dell’omonima azienda vitivinicola. «Una scelta del genere può avere un impatto negativo, il rischio è anche quello di una riduzione del fatturato e anche di una del personale a oggi impiegato nelle aziende del settore sul nostro territorio. I “contro” li conosciamo, devono dirci i “pro”, penso comunque che si debba riflettere fino al dopo vendemmia per poi andare alle votazioni, personalmente sono dell’idea che alla fine il buon senso prevarrà».

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