l’affondo delle Acli

Fiamme dal Passato, «Sbagliato donare quel libro ai maturandi»

L’incontro con Paolo Mieli non ha favorito un dibattito serio e articolato

Fiamme dal Passato, «Sbagliato donare quel libro ai maturandi»
Pubblicato:
Aggiornato:

«La responsabilità di un amministratore pubblico è quella di agire nel miglior interesse della collettività che non è il filone comune e dominante, ma far crescere nell’individuo le domande fondamentali della vita».

Fiamme dal Passato, «Sbagliato donare quel libro ai maturandi»

Si chiude così il duro intervento con cui il direttivo del circolo Acli di Chivasso contesta, senza mezzi termini, l’iniziativa del Comune di Chivasso che ha visto cinquecento copie del libro di Paolo Mieli «Fiamme dal passato» andare in dono ai maturandi delle scuole superiori cittadine.

«La scelta di inserire il libro “Fiamme del passato” ed il successivo intervento dello storico - scrivono le Acli - solleva diverse domande. Sebbene Mieli goda di riconoscimento e capacità per la sua carriera come storico e opinionista, esprimiamo disappunto per le modalità con cui lo scrittore ha affrontato la serata sviando la stessa presentazione del libro con un certo imbarazzo dello stesso presentatore.

Durante l'evento, infatti non entrando nel merito dei temi trattati nel libro, l'attenzione si è spostata sulle notizie dell'ultimo momento, in particolare sull'annunciata tregua raggiunta in Palestina, con commenti che potremmo definire “gigioneschi”.
Tale passaggio, insieme a battute compiacenti a favore del pubblico, ha fatto sorgere il dubbio che l'intervento si limitasse a riproporre i soliti cliché presenti nei talk show televisivi, piuttosto che favorire un dibattito serio e articolato sulle implicazioni di tali eventi, trasformando la serata in un'occasione di pura promozione del libro, anziché stimolare una riflessione critica ed approfondita.

Polemica sul compenso

Un ulteriore elemento di polemica riguarda le modalità di “compenso” concesse a Paolo Mieli per la sua partecipazione, concretizzatasi con la consegna del libro ai maturandi.
Invece di un onesto cachet, lo storico ha richiesto ed ottenuto l'acquisto di 500 copie del suo libro, oltre al rimborso delle spese vive, (sarebbe poi importante capire i costi reali sostenuti).
Tale scelta ci risulta assolutamente criticabile ed opinabile, non tanto per il costo in sé, ma per quello che essa rappresenta: un approccio che può essere interpretato come un tentativo di “educazione” nel filone mainstream privo di un contraltare equilibrato e che rischia di limitare il dibattito a un'unica visione dominante. Una informazione parziale fornita oltretutto a studenti delle scuole senza che questa venga opportunamente accompagnata e controbilanciata da un opportuno dibattito critico.

Il caso solleva importanti questioni sul ruolo dell'amministrazione pubblica nella promozione degli eventi culturali. Se da un lato investire in incontri con personalità di rilievo può contribuire a dare lustro e ad innalzare il livello culturale della comunità, dall'altro dobbiamo ponderare attentamente le modalità di intervento per evitare il rischio di trasformare tali eventi in piattaforme di propaganda od indottrinamento.

Credo che l'amministratore debba agire nel miglior interesse della collettività, promuovendo il dibattito e stimolando la crescita delle domande fondamentali sulla vita.
Pensiamo di poter concludere che sul piano culturale non è stato un buon servizio, mancando il dibattito sulle opinioni, il libro pare più un mero riassunto di quanto già emerso negli snervanti talk show televisivi ove finora si è dato poco spazio ad altre campane, come d’altronde è previsto dalle regole dei tempi di guerra.
La speranza è che scaturisca un dibattito da questa vicenda che metta in luce le difficoltà insite nella gestione degli eventi culturali in tempi di crisi e di forte polarizzazione dell'opinione pubblica. L’invito, dunque è, ad una riflessione più ampia: come garantire che la cultura diventi strumento di
approfondimento e di crescita personale, senza cadere in facili slogan o in approcci che, sotto il velo dell'innovazione, ripropongono sempre gli stessi discorsi? In un'epoca in cui tutto sembra dover essere fatto in fretta, senza il giusto spazio per il pensiero critico, riteniamo fondamentale ritrovare il valore del dialogo aperto e ponderato, capace di confrontare opinioni diverse e di mettere in discussione anche le decisioni più consolidate.
La responsabilità di un amministratore pubblico è quella di agire nel miglior interesse della collettività che non è il filone comune e dominante, ma far crescere nell’individuo le domande fondamentali della vita».

Seguici sui nostri canali