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Figli di coppie omogenitoriali, il sì dei sindaci

Chivass, Verolengo e la Collina contro il Governo

Figli di coppie omogenitoriali, il sì dei sindaci
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Registrare o non registrare? E’ questo il problema... Da giorni non si fa altro che parlare, tanto a livello nazionale quanto a livello locale, dei diritti dei figli delle coppie omogenitoriali.

Figli di coppie omogenitoriali

Un tema che sta assumendo dei contorni di discussione che spaziano oltre i confini nazionali, grazie anche ai rappresentati delle istituzioni europee che hanno detto la loro sul tema e, più in particolare, sulla linea che sta adottando il nostro Paese. Una situazione che sta offrendo una serie di spunti di riflessione e che, di fatto, ha aperto un vero e proprio «fronte»: quello di alcuni sindaci italiani contro le indicazioni che arrivano dai ministri e dal Governo centrale. Si parla di «disobbedienza» civile di alcuni sindaci che, in barba a quel che dicono i ministri della Repubblica, sono pronti a continuare sulla propria strada, ovvero quella di proseguire nella registrazione dei figli delle coppie omogenitoriali. Su questa linea si schierano tanti sindaci delle grandi città, Torino (Stefano Lo Russo) e Milano (Beppe Sala) in primis.

Ricordiamo che nelle scorse settimane è stata emanata una circolare del Ministero dell’Interno che cerca di fare chiarezza e di dare delle indicazioni precise ai primi cittadini di tutta Italia.

Le parole del sindaco di Chivasso

Abbiamo chiesto al sindaco di Chivasso Claudio Castello cosa pensa al proposito.
«Come numerosi primi cittadini di tutta Italia esprimo forte disappunto contro la posizione del Governo sul certificato di filiazione e sulla trascrizione degli atti di nascita con conseguente iscrizione alle anagrafi comunali che discrimina le famiglie omogenitoriali: una decisione che si abbatte non solo contro le coppie dello stesso sesso, ma anche e soprattutto i loro figli, in aperta violazione alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza del 1989.

Il "no" al confronto della ministra della Famiglia Eugenia Roccella ed il richiamo all'Italia da parte del Parlamento Europeo nella risoluzione sullo Stato di diritto nell'Ue approvata in plenaria, ci fanno sprofondare in un medioevo sociale che, per cieche ragioni ideologiche, frena il cammino di civiltà del nostro Paese. Al Comune di Chivasso non sono ancora pervenute richieste di trascrivere gli atti di nascita con conseguente iscrizione all'anagrafe di figli di coppie omogenitoriali, ma con gli strumenti che la democrazia e il buon senso ci offrono, saremo a difesa dei diritti civili. Condivido la posizione del collega Stefano Lo Russo e parteciperò il prossimo 12 maggio all'incontro da lui organizzato con Anci al Teatro Regio. C'è un vuoto normativo che va colmato, che riguarda lo stato giuridico delle coppie omogenitoriali. Non si sta parlando della legge 40 e dell'utero in affitto: è sbagliato mettere questo argomento sul tavolo quando si parla di diritti dei figli delle coppie omogenitoriali».

I primi cittadini favorevoli

Partiamo da Verolengo dove il sindaco Luigi Borasio spiega: «Francamente sono a favore, perché è la registrazione di un dato di fatto, una cosa che esiste. Tanto vale renderla ufficiale. Mi fa molto ridere quando sento dire dall’estrema destra che “i bambini hanno bisogno della figura materna e paterna se no chissà cosa viene fuori?” Vero, ma bisogna vedere che genitori sono. Gli omosessuali nascono da un uomo e una donna, perciò le cosiddette “famiglie normali” tanto normali non sono poi. Io ritengo che sia meglio che un bimbo o una bimba viva con due donne o due uomini che lo hanno voluto quel bebè rispetto alle coppie normali dai quali nasce un figlio senza che questo sia gradito. E io ne conosco di bimbi non voluti, quelli si sono problematici. Ma poi mi viene da dire: e le coppie eterosessuali dove muore uno dei due genitori, e quello che rimane in vita si risposa? A quel punto il genitore defunto non lo è più perché c’è un nuovo partner, dunque un nuovo genitore. Mi sembra che stiamo tornando ad un medioevo oscuro e stupido. E poi abbiamo un Papa che dice “Chi sono io per giudicare gli omosessuali”».

«Credo che il tema è dare ai figli dei genitori, non fare la morale. - Afferma il primo cittadino di Brandizzo, Paolo Bodoni - Bisogna dare risposta a queste famiglie: non esistono figli di serie A e di serie B perché qui si parla di figli, di persone e del registro dell'anagrafe. Non dobbiamo creare discriminazione. Spero che il vuoto normativo sia al più presto riempito». «Se un sindaco riceve delle disposizioni dal Prefetto, deve rispettarle, al di là di quello che può pensare. - Dice il sindaco di Candia, Mario Mottino - Personalmente auspico si trovi una soluzione perché chi ne porta le conseguenze sono i bambini».

«Credo che registrare i figli delle coppie omogenitoriali sia un gesto importante dal punto di vista politico pur non avendo valore legale. - Sostiene il sindaco di Lauriano, Matilde Casa - Un'azione simbolica che spero serva a rimuovere un ostacolo crudele ad un diritto basato su rapporti affettivi».
Il sindaco di Monteu da Po, Elisa Ghion: «La questione non può risolversi in poche righe, ma comunque sono a favore della registrazione dei bambini di coppie omogenitoriali. Purtroppo in Italia il vuoto normativo in materia ha dato il via a libere interpretazioni in materia e all'emissione di circolari prefettizie su indicazione del Viminale. Qui si parla di bambini e dei loro diritti, ma prima di tutto della loro serenità. Non esistono bambini di serie A e serie B. Situazione assurda».

«La posizione ufficiale della normativa sembra non consentire la registrazione dei bambini di coppie omogenitoriali. - Sostiene il sindaco di Casalborgone, Francesco Cavallero - Ritengo che si debba trovare comunque una soluzione che vada nel senso del riconoscimento».

«Poiché ritengo che la cosa importante sia garantire in primis i diritti ai bambini, sono assolutamente favorevole alla registrazione dei bambini delle coppie omogenitoriali: possono esserci posizioni "morali" diverse su tematiche più sensibili, ad esempio il ricorso all'utero in affitto, ma il minore non può essere discriminato» sostiene il primo cittadino di Brusasco Giulio Bosso.

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