Giorgio Bianchi ricorda gli anni da sfollato
Nell’ambito delle celebrazioni dell’80esimo anniversario della Liberazione d’Italia

Nell’ambito delle celebrazioni dell’80esimo anniversario della Liberazione d’Italia, il Comune di Foglizzo ha accolto nella sala consiliare domenica 27 Giorgio Bianchi, classe 1932, sfollato durante la Seconda Guerra Mondiale.
Giorgio Bianchi ricorda gli anni da sfollato
Giorgio ha raccontato con una memoria ferrea gli anni vissuti a Foglizzo.
Vivevo a Torino - ha detto Bianchi - A dieci anni sono sfollato con la mia famiglia a Foglizzo a causa della guerra. Era il 1942 e restammo due anni a Foglizzo sino al 1944. Avevamo affittato una stanza della famiglia Gallenca (i Jurnè) che si trovava nel vicolo Burghina (via Cairoli). La famiglia Gallenca era composta da due genitori, un nonno paterno, un figlio di 22 anni, una figlia poco più giovane, e due gemelle della mia età. Quando giunsi in paese la realtà era diversa da Torino: tutti si conoscevano e la situazione bellica non era pericolosa come in città. La scuola si trovava al piano terra del castello, facevo la quinta elementare ed il nostro maestro si chiamava Vigna. Dopo qualche difficoltà iniziale, mi integrai bene. Passavamo l’inverno nella stalla dei Jurnè con quattro mucche: Bela, Biunda, Pastura, l’altra non ricordo più il nome. Ho imparato insieme alla famiglia Jurnè a lavorare nei campi, a rincalzare il mais (la melia), a diserbare i filari del grano con una zappetta, a raccogliere il fieno. Facevamo legna nel bosco lungo l’Orco dopo avere attraversato la Malesna. A quel tempo c’erano anche i Salesiani nel grande edificio al centro paese. Anche Foglizzo non venne purtroppo risparmiata dalla guerra. Ho un ricordo particolare di un ragazzo ucciso da una bomba a mano durante un rastrellamento mentre si era nascosto in un campo di grano lungo la strada chiamata l’Ariorba. Andai con altri ragazzi a raccogliere i brandelli del suo corpo prima che i cani randagi li mangiassero. Ho vivi nella memoria i rastrellamenti dei nazisti che facevano paura. Ricordo anche bene i partigiani di Piero Piero che viaggiavano su di un camion FIAT con la cabina di legno. Foglizzo è sempre rimasta nel mio cuore.