CHIVASSO

Green Up: «Il nuovo capannone sarà uguale a quello preesistente»

Regione Pozzo, il punto con l’amministratore delegato Flavio Raimondo: «Non tratteremo nuove tipologie di rifiuti»

Green Up: «Il nuovo capannone sarà uguale a quello preesistente»
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«Le nostre porte sono aperte». E’ un approccio votato alla trasparenza quello di Flavio Raimondo, amministratore delegato di «Green Up», azienda specializzata nel settore dei servizi ambientali che da qualche anno gestisce l’impianto di trattamento rifiuti a nord della discarica di Regione Pozzo, all’estrema periferia nord di Chivasso.

Green Up: «Il nuovo capannone sarà uguale a quello preesistente»

Con lui, per chiarire presente e futuro dell’impianto, Francesca Repeti, direttore tecnico di «Haiki+», realtà che «aiuta le aziende a integrarsi in una filiera sostenibile, assicurando la corretta gestione del fine vita dei prodotti industriali».
Dottor Raimondo, come ha potuto vedere da alcuni post sui social network i riflettori sono di nuovo puntati sull’impianto di Regione Pozzo.
«Già in passato avevo chiamato Margherita Rosso per spiegare cosa stavamo facendo (invitandola a visitare l’impianto) per dare un segnale rispetto al passato. Le nostre porte sono aperte, e chi vuole venire può farlo anche senza avvisare: suona, mette caschetto, giacca e visita quel che c’è da visitare.
Si tratta di un piccolo impianto, stiamo semplicemente ricostruendo quanto distrutto dall’incendio del 2014».

La paura è che possa partire la lavorazione di pneumatici

«Lo ripeto ancora una volta: pneumatici non ne lavoreremo. Saranno trattati gli stessi codici che già lavoriamo oggi, semplicemente le operazioni si svolgeranno in un capannone più ampio, anche per la sicurezza degli operatori. L’unica novità introdotta riguarda una macchina per la riduzione volumetrica del polistirolo.
Noi trattiamo solo i materiali autorizzati, non esistono escamotage: i codici sono tutti autorizzati dalla Città Metropolitana, l’ente che decide le caratteristiche chimico fisiche di quei codici. Non voglio parlare del passato: continuare a parlare di Waste Italia non ha senso, non c’era nessuno di noi. Abbiamo rifatto tutto, dagli uffici alle strutture, addirittura i pavimenti erano in pendenza. Abbiamo solo chiesto agli enti competenti di poter allungare il capannone per lavorare in modo più sicuro e sereno. Abbiamo chiamato il Comitato per spiegare cosa stessimo facendo, ma non sono mai venuti».

La polemica è anche legata al degrado del parchetto affidato a SGRA

«Con SGRA abbiamo un rapporto semplice: abbiamo preso in affitto l’area dell’impianto. Il parchetto non è roba nostra, non lo gestiamo noi. Ma siamo disponibili a organizzare un sopralluogo per capire come possiamo renderci utili. Aggiungo che abbiamo iniziato le pratiche per togliere l’eternit dal capannone, a spese nostre, sostituendolo poi con un impianto fotovoltaico. Stiamo facendo tutto alla luce del sole.
La memoria storica è importante, ma a un certo momento si deve mettere un punto, se no diventa una polemica sterile».
Dottoressa Repeti, quali saranno le novità dell’impianto?
«Cambierà solo la disposizione logistica dei macchinari, adeguati con una cabina che aumenterà anche la resa rispetto a quella attuale. Tutto questo per arrivare a una maggior economia circolare e una miglior sicurezza anche in termini ambientali.
Per quanto riguarda la Variante al Piano Regolatore Generale, era emersa in Conferenza dei servizi la necessità di averla. Ci sono stati numerosi incontri con l’amministrazione per poter predisporre tutti gli elaborati richiesti dalla Regione, per poi passare dal Consiglio.
La ricostruzione ci è stata concessa fino a un massimo di 1800 mq, non uno di più, ed è quello che già c’era. Il nostro impegno è di ripristinare le aree con recupero paesaggistico.
A fronte di questo il procedimento è sospeso perché stiamo predisponendo il progetto, abbiamo affidato l’incarico ai professionisti e speriamo di chiudere entro febbraio».

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