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Guerra, il racconto della coppia italo-ucraina

Anna e Riccardo per alcuni anni anni hanno vissuto ad Odessa e da alcuni mesi hanno fatto ritorno a Brandizzo con la loro piccola Anastasia.

Guerra, il racconto della coppia italo-ucraina
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Un cartello blu e giallo con la scritta: «No guerra» in lingua ucraina sorretto da una giovane coppia: Anna e Riccardo, lei ucraina e lui di Brandizzo che per alcuni anni anni hanno vissuto ad Odessa e da alcuni mesi hanno fatto ritorno a Brandizzo con la loro piccola Anastasia.

Guerra, il racconto della coppia italo-ucraina

Hanno voluto fortemente prendere parte alla fiaccolata di mercoledì scorso. E’ stato, idealmente, un abbraccio enorme quello che il paese ha voluto dare con la fiaccolata e questo Anna lo ha percepito. «Siamo molto, molto preoccupati - dicono Riccardo e Anna - abbiamo vissuto insieme in Ucraina per 4 anni e prima di questa guerra la situazione lì era molto tranquilla. E’ un Paese culturalmente diverso dall’Italia, ma che si è molto occidentalizzato. Si conduceva una vita simile alla nostra e non esiste una distinzione tra filo russi e filo ucraini. In Ucraina si parla sia il russo che l’ucraino. Non abbiamo mai riscontrato particolari problemi e non esistono particolari preconcetti relativi alle culture di questi due Paesi. Certo, al sud si sentono più russi mentre a nord, magari nelle grandi città come può essere Kiev, dove la lingua maggiormente parlata è l’ucraino ci si sente più cittadini ucraini».

Lì hanno ancora i loro cari

Un’esistenza tranquilla quindi quella di questa Nazione sino a due settimane fa. Ora si stanno vivendo giorni difficili, la situazione è drammatica e i mezzi di comunicazione sono in costante aggiornamento, è partita la macchina della solidarietà nei confronti di questa popolazione e c’è chi si è già mostrato disponibile ad ospitare a Brandizzo bambini e mamme costrette a lasciare il loro paese. «Come abbiamo detto siamo molto preoccupati - prosegue Riccardo - La situazione sta peggiorando. Lì abbiamo i genitori di mia moglie che per scelta (come molte altre persone che sono rimaste in Ucraina) non vanno via. Non per andare a combattere, ma per non lasciare la loro casa, gli affetti di una vita. E sono lì in balia delle sorti di questa guerra. Per ora riusciamo a mantenere un contatto con loro. Speriamo che le cose possano risolversi, ma ad oggi la vedo molto difficile. Le iniziative di solidarietà e umanitarie aiutano le persone coinvolte in questa guerra, è anche un modo per far sentire la vicinanza e si spera che la situazione possa cambiare, ma resta il fatto che lì la situazione adesso è davvero brutta».

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