il caso

Il Carnevale a Chivasso sì farà, ma in forma ridotta

Chiolerio messo all’angolo dal Comune: «Se vuoi i soldi per il ‘26, ti devi dimettere»

Il Carnevale a Chivasso sì farà, ma in forma ridotta

Il «Carnevalone» di Chivasso è salvo, ma il 2026 si annuncia come un anno di profonde rinunce. Quella che per la città è una delle manifestazioni più sentite e storiche sarà costretta a presentarsi in una versione ridotta. Al momento, infatti, non risultano confermate due sfilate: quella del Martedì Grasso, «Sotto le stelle», e la sfilata della domenica di Carnevale.
Il motivo di questi tagli non è da ricercarsi in un calo di entusiasmo, ma in una escalation di incomprensioni, punti di vista diversi, tra l’associazione organizzatrice, la Pro Loco L’Agricola, e Palazzo Santa Chiara, alimentata da un’inchiesta della Guardia di Finanza e da controversie sui contributi.

L’inchiesta sui contributi

Tutto è incominciato lo scorso 20 marzo, quando la Guardia di Finanza di Chivasso, a seguito di una denuncia, ha eseguito una perquisizione a Palazzo Rubatto, sede della Pro Loco. L’oggetto dell’indagine riguarda i contributi ministeriali che l’associazione avrebbe percepito pur non avendo, all’interno del suo direttivo, un consigliere nominato dal Comune in sua rappresentanza, come richiesto dalle normative.
A questo primo filone investigativo si è poi aggiunto quello relativo ai contributi comunali, segnando l’inizio delle tensioni tra L’Agricola e l’amministrazione.
Per fare chiarezza sulla complessa situazione, abbiamo raccolto la testimonianza di Davide Chiolerio, presidente della Pro Loco. Chiolerio ha esposto i fatti con estrema trasparenza, sottolineando di sentirsi «Perfettamente a posto con la coscienza» in merito a tutte le vicende.

La spaccatura

Il crescendo di tensioni ha trovato la sua prima manifestazione pubblica tra luglio e agosto, quando il direttivo presieduto da Chiolerio ha annunciato la sua «non partecipazione» all’organizzazione dei festeggiamenti patronali.
Il secondo, e più significativo, passo è arrivato in occasione di un incontro con l’amministrazione guidata dal sindaco Claudio Castello. Il Comune avrebbe condizionato l’erogazione dei contributi per il Carnevale alle dimissioni del presidente Chiolerio.
Questa richiesta ha immediatamente sollevato una palese incongruenza istituzionale. Come sottolineato, né il sindaco né gli assessori hanno l’autorità di chiedere le dimissioni di un presidente associativo; solo il direttivo de L’Agricola può farlo. Il direttivo, lungi dal cedere, ha invece confermato la sua fiducia spingendo Chiolerio a mantenere saldamente il suo ruolo.
Interrogato sulla pretesa di ottenere la «testa del presidente», Castello è apparso in forte imbarazzo, nicchiando e balbettando: «Il nostro era solo un consiglio». Una precisazione che, nel contesto, appare debole.

Il nodo del contributo

A livello strettamente comunale, la vicenda sembra concentrarsi sull’analisi dei rendiconti e delle fatture consegnate agli uffici per giustificare le spese sostenute in passato. Sembra che gli uffici abbiano sollevato contestazioni, come la «mancanza di una firma» o altre presunte lacune formali.
Fatto sta che, senza l’erogazione tempestiva e completa di questi fondi, l’associazione si trova nell’impossibilità di sostenere la formula classica e imponente del Carnevale Storico di Chivasso. I tagli sono dunque una triste e necessaria realtà.

Si spera in un miracolo

Nonostante i tagli, L’Agricola sta elaborando un piano B per onorare, seppur in forma ridotta, la tradizione. Si ragiona sulla possibilità di organizzare comunque qualcosa per il Martedì Grasso, magari una sfilata ridotta a piedi, e per la domenica precedente, una festa in piazza, come già fu costretto a fare anni fa l’allora presidente Bruno Pasteris, che si vide anch’egli decurtare in parte (non totalmente come oggi) i contributi. Resta l’amaro in bocca: a rimetterci sono l’intera città e la sua tradizione.
Mancano solo tre mesi al Carnevale 2026. L’auspicio è che, in un colpo di coda, possa avvenire un «miracolo»: che Agricola e Comune tornino a dialogare, mettendo da parte le tensioni e ritrovando quell’armonia che per anni ha permesso la celebrazione di una delle feste più belle del Piemonte.