Con questo importantissimo progetto, il «Pecco Fan Club» guidato da Luca Cena è andato ben oltre al supporto a Francesco Bagnaia, il pilota chivassese due volte campione del mondo di MotoGp in sella alla sua Ducati.
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Il Pecco Fan Club e il “Dono della vista”
Nelle scorse settimane, infatti, in collaborazione con l’azienda Tecnicornea che guida con il fratello Pietro, Luca Cena ha organizzato un vero e proprio team (di cui faceva parte anche il terzo fratello Paolo, chirurgo maxillo-facciale) portando a termine una missione umanitaria di eccezionale intensità in Kenya, sull’altopiano di Kinangop, nella contea di Nyandarua, a circa 130 chilometri da Nairobi e 2500 metri d’altitudine.
Un’idea nata quasi per caso
L’idea è nata lo scorso anno, durante una tranquilla vacanza in Kenia, quando Luca ha notato come nessuno, in quei luoghi, portasse gli occhiali.
Il successo di questa missione affonda invece le radici nella straordinaria disponibilità e generosità di Pecco Bagnaia e di sua moglie Domizia Castagnini, poi diventata testimonial e «voce» della campagna.
Ed è proprio a Domizia che va un ringraziamento speciale. Non appena coinvolta (è sempre molto disponibile e appassionata) ha assunto il ruolo cruciale di «immagine» e «cronista» del viaggio, documentando sui social ogni passo di questa esperienza e permettendo al mondo di vedere la cruda realtà e l’immensa gioia della popolazione.
Questa avventura diventerà presto un documentario grazie alla presenza in Kenia della società che segue Pecco per quanto riguarda la creazione dei video: «Racconteremo tutta la nostra esperienza – spiega Luca – andando oltre la semplice misurazione della vista. Abbiamo intervistato persone, posso dire che sarà davvero un bel lavoro».
Come emerso parlando con Luca Cena, la filosofia che guida Pecco è profonda: sa di essere fortunato e vuole «distribuire» questa fortuna, non tenendola tutta per sé.
3500 occhiali da vista
L’iniziativa è stata in parte finanziata da Pecco e in parte da Tecnicornea, unendo così due mondi diversi in un unico scopo solidale. Inoltre, grazie alla partnership con lo sponsor personale di Pecco, «Carrera», e con il Centro Italiano Lions Raccolta Occhiali Usati di Chivasso (un grazie al direttore Franco Guerra), il team è partito con l’incredibile carico di 3500 occhiali (quelli della Carrera uguali e per questo con lenti intercambiabili a seconda delle necessità) graduati e pronti per essere donati a chi ne avesse bisogno.
Un team di dieci persone
Il team, composto da dieci persone, inclusi optometristi e medici, ha fatto base al «North Kinangop Catholic Hospital» e poi affrontato un lavoro estenuante. In soli dieci giorni, la squadra di professionisti ha lavorato con ritmi «disumani», visitando di villaggio in villaggio un numero incredibile di persone: dalle 300 alle 500 al giorno, per un totale stimato di circa cinquemila pazienti.
Anche la logistica è stata una sfida titanica. A causa dei problemi doganali (e dei possibili furti) che di fatto rendono impossibile la spedizione, il team ha dovuto viaggiare con circa trenta valigie gigantesche piene di strumenti e occhiali, tra lo stupore del personale dell’aeroporto e dei semplici turisti.
Come detto medici e tecnici hanno fatto base in ospedale, ma si sono spostati quotidianamente in villaggi diversi, affrontando persino tre ore e mezza di autobus su strade sterrata pur di raggiungere i più bisognosi. Non si è trattato di fare la classica «photo opportunity», ma di dieci giorni di lavoro dal mattino alla sera.
I racconti più toccanti riguardano i casi di miopia, persone che «Non avevano mai visto niente – spiega Luca – e che, indossando gli occhiali (a volte anche solo per un difetto di due o tre diottrie e mezzo che impediva di vedere oltre i 50 cm), mostravano espressioni di incredulità. A queste persone si accendeva davvero una luce, anche perché prima di allora il mondo per loro era nebbia…».
Contemporaneamente, Paolo Cena ha offerto assistenza maxillofacciale, concentrandosi sull’estrema trascuratezza della salute in quei luoghi.
Ci sarà un seguito
L’esperienza è stata così formativa che il team desidera replicarla l’anno prossimo «crescendo». I progetti futuri includono rendere l’assistenza più autonoma, portando sul posto mole e lenti per formare una persona locale a realizzare occhiali anche in loro assenza, e sviluppare progetti chirurgici più complessi, come la ricostruzione mandibolare, attraverso una programmazione anticipata e connessioni tra Italia e Kenya.