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Impianto agrifotovoltaico, esposte le ragioni del «no»

Perplessità sulle reali superfici coltivate, considerato alto anche il rischio archeologico

Impianto agrifotovoltaico, esposte le ragioni del «no»
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Si è svolta lo scorso 10 novembre la Conferenza dei Servizi per la Valutazione d’Impatto Ambientale relativa al progetto «Impianto agrivoltaico Chivasso di potenza di picco pari a 5442,7 kWp» proposto dalla FLYNIS PV 14.

Impianto agrifotovoltaico, esposte le ragioni del «no»

Se l’area agricola è considerata idonea ad ospitare l’impianto, i primi problemi sorgono, come anticipato alcune settimane fa, dal punto di vista archeologico: «Sulla base della documentazione agli atti in archivio - si legge nella nota della Soprintendenza - l’impianto agrivoltaico in oggetto ricade in un’area caratterizzata da tracce relative alla centuriazione romana di Eporedia (odierna Ivrea). Inoltre l’impianto agrivoltaico e parte del cavidotto A sono ubicati in un’area che è stata interessata, durante l’assedio di Chivasso del 1705, dalle opere di fortificazione e controvallazione relative all’accampamento delle truppe francesi. Viceversa, il resto del cavidotto A e quelli B e C si sviluppano lungo il lato orientale dell’abitato medievale di Chivasso (...) in parte lungo l’ipotetico asse viario di età romana che collegava Augusta Taurinorum a Ticinum».

Superficie agricola realmente coltivabile

Altro nodo è quello della Superficie agricola realmente coltivabile: «Indipendentemente dalle valutazioni a carattere più strettamente quantitativo in ordine alle singole superfici coltivabili nello scenario di post-operam di cui alle osservazioni, sulla base di quanto valutato ed emerso in sede di OT per la VIA si condividono le perplessità delle osservazioni circa l’inesattezza del computo delle superfici reali che effettivamente rimarrebbero a disposizione dell’attività agricola. Nel merito, in considerazione delle caratteristiche progettuali rappresentate e descritte nella documentazione, si evidenzia che le superfici agricole e il volume del pattern agrivoltaico quantificati nell’ambito della documentazione paiono non realistici e ampiamente sovrastimati. A riprova di ciò si rileva peraltro come la proposta progettuale agli atti e il relativo pattern spaziale all’interno delle singole tessere risultino del tutto analoghi e pressoché sovrapponibili alla maggior parte di impianti fotovoltaici “standard” che comunemente vengono esaminati nel corso delle istruttorie di competenza della Città metropolitana e che puntano esclusivamente sull’ottimizzazione della produzione energetica e come, in tal senso, a livello di tipologia, disposizione, distanziamento, elevazione e distribuzione nello spazio oltreché di possibilità di movimentazione dei moduli non si scorgano particolari accorgimenti atti viceversa a favorire le pratiche agricole e il mantenimento degli attuali indirizzi produttivi alla base di una proposta agrivoltaica. Anticipa che detti aspetti risultano essere di primaria importanza ai fini della corretta lettura, comprensione e valutazione dell’iniziativa ed in particolare allo scopo di qualificare l’impianto agrivoltaico ovvero fotovoltaico “standard” e che, alla luce di ciò, saranno oggetto di ulteriori approfondimenti nel seguito della riunione».
Da parte del Comune di Chivasso, «Confermati i dubbi sul fatto che l’impianto possa essere considerato agrivoltaico».

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