Inferno al Pronto Soccorso
Summa, Nursind: «Ancora una volta a pagare le conseguenze saranno cittadini e operatori»
«Dopo il picco influenzale avvenuto verso la fine della scorsa settimana si è evidenziata una minima riduzione del numero di accessi in pronto soccorso per problemi conseguenti a sindromi influenzali, senza modificare in modo significativo il carico di lavoro nei Pronto Soccorso dell'Azienda: si osserva un numero di accessi giornalieri in linea con la media stagionale, quantificabile nell'incremento di circa il 25% degli accessi per quadri legati a sintomatologia influenzale e complicanze correlate, con conseguente aumento della necessità di ricovero in area medica, soprattutto per gli ultra 65enni. Queste sono le informazioni condivise nella riunione condotta dalla Direzione Generale con la presenza di tutte le figure apicali coinvolte».
Inferno al Pronto Soccorso
«Dopo il picco influenzale avvenuto verso la fine della scorsa settimana si è evidenziata una minima riduzione del numero di accessi in pronto soccorso per problemi conseguenti a sindromi influenzali, senza modificare in modo significativo il carico di lavoro nei Pronto Soccorso dell'Azienda: si osserva un numero di accessi giornalieri in linea con la media stagionale, quantificabile nell'incremento di circa il 25% degli accessi per quadri legati a sintomatologia influenzale e complicanze correlate, con conseguente aumento della necessità di ricovero in area medica, soprattutto per gli ultra 65enni. Queste sono le informazioni condivise nella riunione condotta dalla Direzione Generale con la presenza di tutte le figure apicali coinvolte». Con queste parole, decisamente democristiane, la direzione generale dell’AslTo4 retta da Stefano Scarpetta ha cercato di «mettere una pezza» a quanto avvenuto nel primo pomeriggio di giovedì 29 dicembre negli uffici di via Po, nel corso di un incontro (con unico punto all’ordine del giorno «Sovraffollamento DEA») convocato dal direttore sanitario Gloria Chiozza.
Ed è stata proprio Chiozza (neo vincitrice di un concorso per direttore del Distretto Sud-Est - Mondovì-Ceva - dell’Asl CN1) la «pietra dello scandalo», dato che dopo pochi minuti avrebbe lasciato la riunione per firmare delibere urgenti (presenti sindacalisti e direttori di presidio) per non fare più ritorno in sala riunioni.
La reazione sembra essere stata «sopra le righe», con parole grosse volate nei confronti di chi restava a rappresentare l’Asl, ma su questo la direzione ha preferito non commentare.
Un silenzio quasi su tutti i fronti che, a dire il vero, accompagna Scarpetta sin dal suo insediamento.
I sindacati
Eppure, quello del sovraffollamento dei Pronto Soccorso, è un problema di assoluto rilievo per la sanità piemontese, tanto che è proprio di giovedì il comunicato diramato dal Nursind del segretario regionale Francesco Coppolella: «Serve un piano di emergenza nazionale per salvare la nostra Sanità che sta cadendo a pezzi. Lo dicono i fatti e le testimonianze. Le gravi criticità dei Pronto Soccorso piemontesi ne sono solo la testimonianza.
Preoccupa che ci si giri dall’altra parte facendo finta di non vedere ciò che si consuma tutti i giorni nei nostri ospedali. Il paradosso di una sanità che offre eccellenze da una parte e dall’altra la sofferenza, i rischi e le complicanze, non privi di gravi conseguenze che sono costretti a vivere i cittadini sulla propria pelle e coloro che devono assisterli tra mille difficoltà.
Politica e manager che cercano di sminuire il problema o che lo classificano come temporaneo, legato una volta al Covid, un’altra volta all’influenza o al freddo ne sono responsabili più di tutti. Sentir dire e leggere da chi dirige una delle aziende ospedaliere più importanti di Italia “non è una novità” è sconfortante, come se in questi anni avesse vissuto su marte e non si sia reso conto di cosa sia successo e di come la storia sia cambiata.
Non è normale che si debba stare più giorni in barela per un posto letto ed essere parcheggiati nei corridoi senza la possibilità di garantire i bisogni di base, non è normale che non ci siano più punti ossigeno o punti monitor, non è normale che non si possa garantire l’osservazione e il monitoraggio di questi pazienti. Non è normale dover correre per tutto in ospedale perché a casa non si hanno punti di riferimento. La gente muore anche cosi.
La carenza di medici urgentisti è di certo un problema ma non è l’unico e non è certo la soluzione che necessita invece di un piano strategico che non esiste. Non abbiamo bisogno di misure tampone.
Per usare una metafora, non è mettendo più steward all’ingresso di uno stadio con capienza a 10.000 persone che risolvo il problema, facendone entrare 40.000 più velocemente. E’ evidente che non sono attrezzato per gestirli e i rischi diventano complicanze. Come è evidente che molti in quello stadio non dovrebbero proprio presentarsi ma purtroppo non hanno alternative.
Ribadiamo ancora una volta la carenza della medicina e dell’assistenza territoriale che determina il grande afflusso verso gli ospedali e la mancanza di posti letto e personale infermieristico poiché dopo che i pazienti vengono visitati e certamente lo devono essere in tempi celeri ci va qualcuno che li assista in condizioni dignitose e soprattutto sicure che oggi non ci sono.
Mancano all’appello gli infermieri che dovevano essere assunti per l’assistenza territoriale, lo abbiamo detto più volte e strutture aperte h 24, ci dicano poi cosa vogliono fare con le case della salute dove all’interno dovrebbe essere garantita la presenza dei medici di medicina generale, oltre che quella infermieristica.
Mancano posti letto e personale addetto all’assistenza che li gestisca. Anche loro nei reparti di degenza non se la passano tanto bene perché quello che prima della pandemia non era considerato normale, oggi lo è diventato purtroppo.
Qualcuno forse non si è accorto che ci è stato un terremoto e crede che continuare a vivere nelle tende o nei prefabbricati sia la normalità ma la gente si ammala e muore e gli operatori sanitari scappano».
«Si tratta - aggiunge il volto locale del Nursind Giuseppe Summa - dello stesso identico problema che ritroviamo nei pronto soccorso delle Asl periferiche come la TO4, se non addirittura peggiore. Anche la super Asl, chiamata Azienda Zero alla quale la giunta si è affidata per risolvere le criticità guarda molto meno agli ospedali periferici che a volte sembrano non esistere. Registriamo un eccessivo boarding e un elevato numero di pazienti presenti nei pronto soccorso dell’ASL TO4, con particolari criticità su Chivasso. Rispetto al passato, i nostri Pronto Soccorso devono fare a meno su ulteriori posti letto di degenza, anche per carenza di personale. La carenza totale di territorio in una azienda vasta, complicata e spesso ingovernabile come la nostra, complica la situazione. Ancora una volta a pagare le conseguenze di tutta questa incapacità organizzativa saranno cittadini e operatori».