«Io e mio figlio chiediamo una casa altrimenti andrò sotto al Comune»
Antonino Duran racconta la sua odissea: nel 2021 è stato sfrattato e da due anni oramai non ha una fissa dimora
«Chiedo una casa per me e per mio figlio». Con queste parole Antonino Duran, 49 anni inizia a racconta la sua vicenda che è iniziata nel 2021 con la sfratto da un’abitazione privata a Crescentino.
«Io e mio figlio chiediamo una casa»
«Sino al 2021 abitavo con mio figlio all’epoca minorenne, in una casa a Crescentino. Poi i problemi lavorativi hanno avuto ripercussioni sulla mia situazione finanziaria e così non riuscendo più a pagare l’affitto è arrivato lo sfratto. A quel punto è iniziata una vera e propria odissea per me e per mio figlio. Ho chiesto al Comune un aiuto, ho chiesto un tetto sotto cui vivere. Ho presentato richiesta ad Atc e al Comune di Crescentino. Mi sono state proposte case a Chieri o comunque in posti che risultano scomodi considerando che mio figlio frequenta la scuola a Trino. Il Comune invece mi liquidava dicendomi che gli appartamenti di cui disponeva avevano una metratura eccessiva per due persone e che le case di San Genuario dovevano invece essere ristrutturate. Sono passati 2 anni da allora e noi siamo senza fissa dimora: abbiamo la residenza presso la Casa del Comune. Per sei mesi ho lavorato tramite una Cooperativa per il Comune, ma poi non ho avuto alcun aiuto. Nel frattempo poi mio figlio è stato dichiarato invalido al 75 per cento e sia gli assistenti sociali che i medici che lo seguono sono concordi sul fatto che avere una abitazione risolverebbe molti dei suoi problemi di salute. Avrebbe maggiore stabilità e questo sarebbe un grande passo avanti. Da medici e assistenti sociali ho molto sostegno e mio figlio viene seguito in maniera molto attenta. Il Comune mi aveva proposto un Cantiere lavoro a cui io ho dovuto rinunciare per seguire mio figlio. E’ da settembre che è ricoverato in ospedale e capite bene che quando uscirà la situazione non sarà affatto semplice. Attualmente lavoro, ma nessuno mi da una casa senza un contratto a tempo indeterminato e i canoni di locazione sarebbero troppo elevati da sostenere per quello ritorno a chiedere una casa al Comune. Ho una dignità, sono una persona che si è sempre mostrata e volenterosa e non chiedo l’elemosina, ma un casa in cui vivere in maniera dignitosa con mio figlio. Quando uscirà dall’ospedale non sapremo dove andare capite che non è una cosa semplice, anzi è complicata e difficoltosa. A quel punto andremo sotto al Comune perchè non so proprio cosa potrei fare altrimenti. Non sarei andato a bussare al Comune se non ne avessi avuto la necessità, ma la situazione diventa sempre più pesante e ripeto per l’ennesima volta: Chiedo una casa credo sia un mio diritto».