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Italia e il suo ocone: una bella storia a lieto fine

La 80enne parecchi anni fa acquistò l'animale non come ingrediente per la sua tavola, ma come animale da compagnia

Italia e il suo ocone: una bella storia a lieto fine

Quella di Italia e del suo “ocone” Geco è una delle tante storie che fanno bene al cuore. 80 anni compiuti ma non si direbbe, Italia di Toro vive a Cocconato nella borgata di Tuffo. Parecchi anni fa acquista un’oca, non come ingrediente per la sua tavola, ma come animale da compagnia.

Italia e il suo ocone

Le oche, si sa, sono animali gregari: vivono in gruppo e sviluppano legami sociali tra loro. Così, per non farla sentire sola, Italia le mette vicino un compagno maschio. Dalla loro unione nascono 5 pulcini. Purtroppo, tra predatori e disgrazie varie, la famiglia avicola non sopravvive. L’unico superstite, un maschio, diventa un vero e proprio componente della famiglia umana. Geco di recente ha rischiato di fare la stessa fine dei suoi simili a causa di una grave infezione. Infortuni, incidenti e problematiche varie non si verificano mai nei giorni infrasettimanali quando tutti gli studi veterinari sono aperti, ma rigorosamente nei giorni festivi o in orari serali. Così Italia, non riuscendo a trovare un veterinario disponibile, si è rivolta all’associazione Deodara per l’Ambiente di Calliano, una onlus che offre un servizio di ambulanza veterinaria per animali domestici e selvatici. Alessandro Orio, il presidente, si è dimostrato molto disponibile non solo per il trasporto ma anche per aiutarla ad individuare la struttura dove portare d’urgenza Geco: il CANC di Grugliasco.

Italia di Toro
Italia di Toro

Il Centro Animali Non Convenzionali

Il CANC (Centro Animali Non Convenzionali) è un reparto dell’Ospedale Veterinario Universitario di Torino che svolge una duplice attività: cura animali domestici non comuni come uccelli (pappagalli, canarini, galline, anatre), mammiferi (conigli, furetti, cavie, minipig), rettili (serpenti, iguane, tartarughe, camaleonti), anfibi (raganelle, rospi), come un normale studio veterinario specializzato, quindi a pagamento. Si occupa inoltre della gestione clinica degli animali selvatici in difficoltà, grazie ad una convenzione con la Città Metropolitana di Torino. In questo caso il servizio per gli utenti è gratuito.
Affidato alle amorevoli cure del dottor Giuseppe Bonaffini e della dottoressa Elena Passarino, Geco è diventato la mascotte dei veterinari e degli studenti nei suoi 15 giorni di degenza in clinica.
“Geco è arrivato qui in uno stato di forte sofferenza – ha detto la dott.ssa Passarino –. Presentava difficoltà respiratorie dovute ad una frattura del becco e ad una sinusite, non si sa se causata dal trauma o da un’infezione batterica insorta dopo: certo è che un’oca di 20 anni è un soggetto di per sé suscettibile a causa della sua anzianità”.

L’intervento chirurgico

Grazie all’intervento chirurgico per la ricostruzione del becco e per ripulire i seni nasali dal materiale purulento che si era sviluppato, Geco si è rimesso in piedi e dopo alcuni giorni di osservazione e di medicazioni è rientrato a casa. Durante la degenza Italia ha potuto seguirne i miglioramenti tramite video via whatsapp inviati dai medici. Lei stessa manda foto e video ai medici per ricevere di volta in volta consigli e indicazioni nel prosieguo della convalescenza. Non fa mancare al suo “ocone”, come lo chiama lei, cure, attenzioni e l’insalatina fresca tagliata finemente di cui è tanto ghiotto. Italia è molto riconoscente a tutta la struttura del CANC e in particolare ai medici che hanno seguito Geco.
Prezioso è il lavoro che viene svolto dal CANC anche per il recupero e la cura degli animali selvatici che poi vengono restituiti alla natura. “In caso di rinvenimento di un esemplare in difficoltà – conclude la dottoressa Passarino – non abbiate paura a mettervi in contatto con noi per avere indicazioni sulle modalità di trasporto e sulla gestione sul luogo dell’animale”.

Non sempre gli animali che sembrano in difficoltà lo sono davvero. A volte, con la convinzione di fare bene, scambiamo cuccioli e pulli che stanno facendo il loro normale percorso di vita per animali che hanno bisogno di aiuto. Un pullo ha le stesse dimensioni di un uccello adulto, ma si distingue per la coda corta e l’assenza di ali. Per “salvarli” li preleviamo allontanandoli dalla cura dei loro genitori: in molti casi li condanniamo a morte certa, in molti altri li obblighiamo a lunghi e difficili percorsi di riadattamento alla vita selvatica.

“Ogni anno dobbiamo far fronte ad un vero e proprio tsunami estivo – ha detto la dottoressa Mitzy Mauthe von Degerfeld, medico veterinario, docente del Dipartimento di Scienze Veterinarie e responsabile del CANC -. Nel 2024, dei 5.170 esemplari accolti nell’anno, il 72-73% è arrivato tra aprile e settembre. Si tratta perlopiù di nidiacei raccolti da terra che sembrano indifesi, ma che in realtà sono seguiti dai loro genitori che li nutrono e insegnano loro a sfuggire ai pericoli. Gli umani interpretano la loro incapacità di volare come una difficoltà o come pericolo e li sottraggono alla madre e alla possibilità di ricevere da lei gli insegnamenti necessari. Lo stesso vale per i cuccioli dei mammiferi, in particolare per i caprioli che, in caso di pericolo, stanno immobili nell’erba, cercando di farsi piccoli piccoli. Si è portati a pensare che non si muovano perché sono feriti, – spiega la dott.ssa von Degerfeld – in realtà i predatori seguono una preda che fugge, quindi il fatto di rimanere immobili per loro è una difesa, ma l’umano non lo sa e si rivela per loro il predatore più pericoloso. La madre, sempre nei paraggi, protegge il suo piccolo facendo rumore per deviare su di sé l’inseguimento, perché lei ha più possibilità di sfuggire al predatore. L’umano preleva i piccoli convinto di fare la cosa giusta, ma purtroppo questi non sempre riescono a sopravvivere, molti non digeriscono il latte per quanto le miscele siano più simili possibile al latte materno.
Diverso è quando si trovano uccellini immobili, con ferite evidenti, la testa a penzoloni: in questo caso hanno bisogno di aiuto. Altrimenti sono vispi, si muovono. I mammiferi in sofferenza si riconoscono per la presenza di ferite, di mosche, di occhi e naso che colano”.

I contributi della Città Metropolitana di Torino non sono sufficienti per far fronte alle migliaia di animali selvatici che il CANC si trova ogni anno a gestire. A tal proposito è stata creata una fondazione, la Wild Exotic Animal Foundation che devolve alla clinica le donazioni e il 5 per mille che riceve.

Fortunatamente sono molti i cittadini sensibili alla causa che contribuiscono non solo con donazioni in denaro, ma anche con cibo e materiali vari indicati di volta in volta sulla pagina Facebook del CANC. Chi vuole contribuire sappia che sono sempre utili crocchette per cani e gatti che vengono usate per volpi e ricci, verdure a foglia verde, insalata, coperte lavabili in lavatrice, giornali tipo quotidiani da usare come fondo gabbia. Periodicamente viene redatta una lista Amazon che indica la tipologia di cose necessarie in quel momento, anche se gli articoli non devono essere acquistati per forza da Amazon.