VEROLENGO

La battaglia di Alessandro contro un neuroblastoma ad alto rischio

Mamma Alice racconta le giornate in ospedale, le cure e le tante paure che stanno vivendo

La battaglia di Alessandro contro un neuroblastoma ad alto rischio
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La vita di Alice Manconi e Riccardo Pizzolla con i loro piccoli Lele e Alessandro sembrava esser giunta al momento perfetto. I bimbi stavano crescendo tranquilli e sereni, da poco avevano traslocato nella casa che avevano comprato a Verolengo, a pochi passi dalla Madonnina, entrambi avevano un posto di lavoro, ma soprattutto c’era la salute e la felicità. Sembrava il mondo ideale, quello che ogni famiglia sogna. Ma poi tutto questo è crollato come quando un’onda si abbatte su un castello di sabbia in spiaggia.

La battaglia di Alessandro

La paura, lo sconforto, la rabbia e le lacrime prendono il sopravvento. Rialzarsi è difficile, ma occorre farlo perché Alessandro ne ha bisogno. Alessandro ha bisogno di una mamma e un papà forti che lo possano aiutare in questo lungo percorso. Alessandro aveva solo quattro anni quando gli è stato diagnosticato un neuroblastoma metastatico ad alto rischio. Termini che solo a sentirli fanno paura, figuriamoci se è la diagnosi del proprio figlio. Eppure Alice queste parole se le è sentite dire in un ambulatorio medico dell’ospedale pediatrico Regina Margherita da otto medici.

La diagnosi

«La nostra vita è crollata il 28 agosto scorso quando, al mio bimbo di quattro anni hanno diagnosticato un neuroblastoma metastatico ad alto rischio – racconta mamma Alice – Da quel giorno stiamo vivendo la maggior parte dei nostri giorni in ospedale e temo che prima di poter tornare nuovamente a casa il mese di novembre sarà terminato».
Mamma Alice ci racconta la loro storia, in questa estate che per loro sembrava esser perfetta dove invece tutto è cambiato: «Alessandro frequentava l’asilo di Castelrosso e nel mese di luglio era caduto dalla bici. Naturalmente l’insegnante ci ha subito informati e la sera, perché zoppicava, lo abbiamo portato in Pronto a Chivasso dove dalla radiografia non era emerso nulla. Pensavamo dunque che fosse dovuto alla caduta anche perché la situazione era rientrata. Le settimane sono trascorse normalmente. Poi il momento delle vacanze, quattro giorni in Toscana. Un viaggio che Alessandro ha vissuto con molto malessere, non ne capivamo il motivo, non era la prima vola che viaggiavamo. E forse, col senno di poi, anche questo era un sintomo. Fatto sta che arriviamo al 21 agosto: Alessandro è al parco giochi. Prende una botta alla schiena. Aveva male, così decidiamo di andare al Regina Margherita. Un altra lastra, solo una vertebra più bassa. Ci mandano a casa, l’unica indicazione fare una visita di controllo. Ma arriva la febbre, Alessandro non sta bene. Arriviamo al 28: mi stavo preparando per andare a lavoro quando mio marito mi dice che Alessandro ha male al fianco e alla gamba. Torniamo al Regina Margherita. Il dottore vede subito che cammina in maniera strana, ma dalla nuova lastra non c’è nulla. Ma questa volta fanno un prelievo del sangue, per fare un esame più approfondito. Arriva il ricovero notturno per ripetere il giorno successivo gli esami. Ecco che arriva l’esito, che viene diagnosticata la presenza di questa massa di sette centimetri nel surrene».

Le cure

Immediato il ricovero in oncologia, tutti gli accertamenti confermano che le metastasi sono nel midollo e nelle ossa.
«Veniamo inseriti nel protocollo tedesco – racconta ancora mamma Alice – Sei cicli di chemio per pulire il midollo e ridurre la massa. Lunedì scorso (13 novembre) siamo tornati in ospedale e credo che non usciremo prima di dicembre perché entro la fine del mese è previsto l’intervento di rimozione della mamma originaria del surrene. Poi, sarà la volta della chemio ad alto dosaggio per eliminare qualsiasi traccia del male.
Questo protocollo prevede 12 mesi di cure e poi altri cinque per il consolidamento con immunoterapia, un percorso lungo e difficile, ma che Alessandro sta affrontando con grande forza. E i risultati si vedono già. Al termine del secondo ciclo, infatti, il midollo risultava pulito».
Ma Alice è consapevole che la strada è ancora molto lunga, che prima della guarigione dovranno passare cinque anni dal termine di questo protocollo che dovrebbe portare alla rimozione totale del tumore. Cinque anni di controlli, di paure che possa tornare.
Ma la fortuna di questa famiglia è quella di avere tante persone che le vogliono bene, dai famigliari che non la lascia mai sola, agli amici che la supportano in ogni modo.

La raccolta fondi per un Natale migliore

Nei pochi giorni trascorsi a casa, Alice Manconi e Riccardo Pizzolla hanno deciso di aprire una raccolta fondi attraverso GoFundMe. Una raccolta alla quale hanno aderito centinaia di persone.

«La burocrazia è tanta, tante le spese dovute ai viaggi per recarsi da Verolengo all’ospedale Regina Margherita. Ma sono tante anche le spese per mangiare e per qualche regalino al nostro Alessandro perché nel corso dei suoi ricoveri c’è sempre un pensierino per fargli trascorrere meglio queste giornate. Ora sta arrivando Natale e l'unica cosa che possiamo fare per Ale e per suo fratello è cercare di farglielo trascorrere nel modo più felice possibile, qualcosa che magari copra la nostalgia, le medicazioni, la chemio.
C'è l'Elfo da gestire, sia a casa che in ospedale, perché è venuto tutti gli anni e di certo non può voltarci le spalle adesso che ne abbiamo più bisogno. Nei giorni che saremo a casa vorrei fargli trovare il villaggio Lemax quasi completo, mille luci e decorazioni per Natale. I bimbi hanno espresso due desideri, Ale vorrebbe un computer per giocare ai suoi giochi preferiti, Lele la Play Station. Le cure non le possiamo comprare, ma magari un Natale da favola si ed è per questo che abbiamo attivato questa raccolta fondi. Stiamo chiedendo aiuto per regalare un Natale migliore ai nostri bimbi».

Intanto nei giorni scorsi Alessandro ha ricevuto un dono molto speciale dal Torino Calcio: la maglia autografata di Alessandro Buongiorno.

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