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«La calunnia serve per creare dubbi e seminare incertezze»

Lina Borghesio fa un riflessione dopo che il consigliere Buno Prestia l’ha accusata di aver offeso il quartiere Sud est

«La calunnia serve per creare dubbi e seminare incertezze»
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Una lunga e articolata riflessione di Lina Borghesio, presidente dell’Associazione Punto a Capo, «accusata» dal consigliere comunale Bruno Prestia di aver «offeso» il quartiere Borgo Sud-Est. Al centro l’omicidio di Giusy Arena.

«La calunnia serve per creare dubbi e seminare incertezze»

Esordisce: «Vorrei condividere alcune riflessioni sulle accuse ingiuriose e diffamatorie che mi sono state rivolte la settimana scorsa tramite questo giornale.
Lo faccio non in risposta alle parole calunniose e alle offese ricevute, ma per rispetto delle persone che sono state trascinate in questa vicenda di cui non capisco né il senso né le finalità.
Innanzitutto Giusy Arena. La prima riflessione è sul metodo utilizzato: la calunnia.
La calunnia si sa è “un venticel sottile” che porta le parole dette, ma soprattutto quelle insinuate nel profondo delle menti per creare dubbi e seminare incertezze. La calunnia rappresenta normalmente un tentativo di intimidazione. Conosco questo metodo perché ce lo descrivono bene le donne che seguiamo con centro antiviolenza. Non sono le parole che possono fermare le calunnie perché le parole servono a dare un senso alle cose, le calunnie a renderle non credibili. Infatti se fosse vero quello di cui mi si accusa perché non affrontarmi direttamente, guardandomi negli occhi, e chiedermi conto di tutto quello che invece è stato scritto? Gli argomenti non mancavano di sicuro. E non penso che una donna anziana possa veramente spaventare un baldo giovanotto. L’unica possibilità di contrasto è quella di contrapporvi le storie personali che sono il risultato non di parole vane, ma di fatti concreti. Credo che molti di voi conoscano la mia storia».

Prosegue: «La seconda considerazione è sul perché di questo attacco virulento da parte di una persona che neppure conosco, ma credo che non sfugga a chi ha letto l’intervista che ha originato questa storia, che siano le parole che sono state usate. Parole così piene di astio e di odio che si commentano da sole. Ma l’odio si sa che è di moda in questo periodo.
Credo anche che non sia sfuggita la gravità di alcune accuse come il neanche troppo velato tentativo di mettere la mia persona in relazione all’omicidio della povera Giusy Arena. Mi spiace deludere chi ha messo in atto questo tentativo di diffamazione, ma non sono io la donna di cui Giusy cantava e a cui attribuiva azioni (per altro non vere) che le avano procurato tante sofferenze. Ma se si pensa che questo possa essere utile alle indagini credo che, più che alla stampa, ci si debba rivolgere alla magistratura. Esorto il mio “accusatore” a farlo. Però quello che mi addolora di più di questa vicenda è che, invece di cercare tutti gli elementi utili per fare chiarezza su di un feroce omicidio, ci sia un tentativo inconsapevole o no, non sta a me dirlo, di creare un gran polverone. Giusy viveva in tanti mondi diversi e paralleli che non si incontravano quasi mai. Personalmente sono convinta che qualcuno che appartiene a questi mondi, anche quelli in cui Giusy viveva, sappia qualcosa che non è ancora stato detto e che per qualche ragione non parli. Forse anche perché non sa collegare quello che sa all’omicidio.
Utilizzo questo spazio per fare un appello: chi pensa di sapere parli, Giusy ha diritto alla giustizia e l’assassino o gli assassini alla punizione. Malgrado tutto vorrei fare, da arrogante spregevole quale sono, un dono a chi sente sulla coscienza tutto il peso delle mie disdicevoli azioni, anche per alleggerirlo un po: dalle forze dell’ordine io sono andata più volte e volontariamente. Ma non tutto il male vien per nuocere: mi sono stati dati tanti buoni consigli su cosa devo o non devo fare. Mi permetto di darne uno anch’io al signor Prestia. Legga il bel libro di Michela Murgia che ha come sottotitolo “di tutte le cose che le donne possono fare nel mondo parlare è ancora considerata la più sovversiva! e, come titolo, ha “Stai zitta”. Dopo di che non interverrò più su questo disdicevole episodio di cui faccio fatica a comprenderne il senso e l’utilità».

Commenti
Danilo Gozzola

Ottimo intervento. Totalmente condivisibile quando entra diretta nel discorso con logica. Da donna abituata a gestire situazioni complicate, evidenzia le contraddizioni delle accuse rivoltele.

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