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Lauretana, stop alla produzione di acqua frizzante

La decisione provvisoria a causa dell’impossibilità di reperire anidride carbonica.

Lauretana, stop alla produzione di acqua frizzante
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Lauretana blocca la linea di produzione d’acqua gassata. La ragione la spiega Edoardo Pampuro del consiglio d’amministrazione dell’azienda di Graglia.

Lauretana, stop alla produzione di acqua frizzante

Lauretana blocca la linea di produzione d’acqua gassata. La ragione la spiega Edoardo Pampuro del consiglio d’amministrazione dell’azienda di Graglia: «Sì, i costi e soprattutto la possibilità di reperire anidride carbonica ci hanno portato a questa decisione, che non è ovviamente definitiva, ma ha effetto immediato nella nostra linea di distribuzione. Ci auguriamo fortemente di non dover sospendere anche la produzione della frizzante per i formati in vetro. Qualche settimana fa avevano annunciato scorte per una decina di giorni. E così è stato. Da qualche tempo infatti l’approvvigionamento della “Co2” è fortemente irregolare e quindi anche la nostra produzione procede a singhiozzo. Diciamo che siamo sempre stati in grado di rifornire i ristoranti e i bar, mentre nei supermercati non mi stupisce se i clienti non riescono a trovare la nostra acqua frizzante. Per adesso non sono a rischio posti di lavoro anche perché l’acqua frizzante per noi non è la la nostra linea più importante».

Co2 introvabile e con prezzi alle stelle

Il prezzo della “Co2” è aumentato di quasi sette volte nelle ultime settimane, per una serie di ragioni. Il rifornimento di una cisterna che in passato costava circa 3 mila euro oggi può arrivare a quasi 21 mila. Una cifra e un costo enorme, che non significa comunque la certezza di essere riforniti per le aziende. Il problema ovviamente non riguarda solo la Lauretana, ma tutte le aziende che imbottigliano acqua frizzante nel Paese. La criticità pare riguardare pure le bibite gassate, anche se nei supermercati non vengono segnalate mancanze negli scaffali. I tanti imprenditori quindi invocano un impegno nella produzione di “Co2” per scopi alimentari, che avviene da resti di scarti di industrie chimiche e di fertilizzanti.

L’Italia è tra i maggiori consumatori al mondo di acque minerali

Questa criticità ricade su un settore, quello delle acque minerali, che ha sempre goduto di ottima salute nel Paese visto che siamo tra i maggiori consumatori al mondo. Sul mercato nazionale ci sono 200 marchi in grado di produrre 13,7 miliardi di litri ogni anno. Un paradosso segnalato da alcuni osservatori è che siamo anche il Paese con un numero elevato di sorgenti e con una rete distributiva in cui circola, nella maggior parte dei casi, acqua di buona qualità.

Carenza Co2 problema nazionale, in campo anche Confindustria

La carenza di “Co2 ” preoccupa naturalmente il fronte degli imprenditori. L’associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche infatti nei giorni scorsi ha diramato una nota ufficiale. “La scarsa disponibilità di anidride carbonica – viene spiegato nel documento della Assobibe – è un ulteriore effetto dell’aumento dei costi di energia, plastica, alluminio, cartone e vetro. Tra qualche mese arriverà anche la “sugar tax” con un aggravio di spesa di 10 euro per ettolitro”.

Nei giorni scorsi Acqua Sant’Anna, il più grosso produttore europeo di acque oligominerali, ha fermato la produzione dei prodotti gassati perché, come ha dichiarato il suo amministratore delegato, la “Co2” è improvvisamente sparita dal mercato.

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