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Lifredi e l’incubo del terremoto in Turchia

Ha ricevuto la chiamata direttamente dalla Regione

Lifredi e l’incubo del terremoto in Turchia
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Era il 4 marzo quando il vicesindaco della città di Crescentino, Luca Lifredi è salito sull’aereo militare per raggiungere una delle zone distrutte del terremoto.

Lifredi e l’incubo del terremoto in Turchia

Nelle sue parole ma soprattutto nei suoi occhi si può comprendere benissimo l’orrore che ha vissuto quando per la prima volta, atterrato in Turchia, ha passeggiato per le vie di Antiochia. Chiamato pochi giorni prima dalla Regione Piemonte, ha subito deciso di aderire ala missione con la squadra Emt2 (Emergency medical team type 2). Certo, per Lifredi non era la prima avventura, non era la prima volta che si trovava a gestire l’emergenza.

Il commento di Lifredi

«Nell’Emt2 faccio parte delle squadra tecnica degli elettricisti - spiega Lifredi - dunque mi sono occupato della gestione dei generatori, del sistema di illuminazione e soprattutto degli imprevisti. Ricordo bene quando una notte si è rotto un’autoclave per la sterilizzazione. Abbiamo subito chiesto l’invio del nuovo pezzo dall’Italia. E appena giunto, l’abbiamo subito ripristinato.
E quando non c’erano compiti da “elettricista”, ecco che allora andavo in supporto alla parte logistica e idraulica. Lì non si stava certo con le mani in mano».
Dentro al campo la situazione era tranquilla. L’orrore Lifredi l’ha visto però quando è uscito, quando ha passeggiato per le vie della città magari per andare a fare la spesa.
«Sono uscito spesso - racconta Lifredi - La situazione era disastrosa. C’erano case distrutte, palazzine crollate. Alcune divise in due. Eppure le persone per strada cercavano un motivo per andare avanti. Durante la missione non posso dimenticare la gente comune che ti invitava a prendere un thè, che ti faceva vedere ciò che gli restava, ben poco. Ma soprattutto ricordo con piacere le loro parole, i loro ringraziamenti.
Con gli abitanti del posto chiacchieravamo, cercavamo di non fargli pensare all’orrore del terremoto».
«Durante la mia permanenza ho sentito le scosse, certo meno violente ma che hanno comunque creato altri danni - spiega - La città viveva cambiamenti quotidiani, una minima scossa distruggeva altre abitazioni, o meglio quello che ne restava.
La tragedia del terremoto era sotto gli occhi di tutti».

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