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Long Covid, è preoccupante

Numerosi i problemi di salute che continuano a manifestarsi anche dopo la negativizzazione del tampone.

Long Covid, è preoccupante
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Long Covid, è preoccupante. Numerosi i problemi di salute che continuano a manifestarsi anche dopo la negativizzazione del tampone.

Long Covid, è preoccupante

Claudio Moretti, primario del reparto di Cardiologia dell’Ospedale di Chivasso interviene sul Long Covid, quello che oggi preoccupa i medici:

«Non bastava il Covid19 a turbare i nostri sonni. Non sono pochi i pazienti che in questo periodo si stanno rivolgendo ai loro medici oppure agli specialisti ospedalieri per trovare una risposta a problemi di salute che continuano a manifestarsi dopo la negativizzazione del tampone. E’ bene precisare fin da subito che è piuttosto frequente avere sintomi persistenti dopo una infezione virale, anche banale. Tali sintomi tendono a scomparire entro un paio di mesi e non dovrebbero preoccupare né richiedere particolari cure o trattamenti a meno che non siano molto invalidanti. Esiste tuttavia la possibilità che i sintomi siano presenti oltre la dodicesima settimana dalla guarigione: in questo caso si parla di Sindrome post Covid 19 o più semplicemente di Long Covid».

I disturbi

I disturbi possono essere legati ad un danno diretto provocato dal virus, anche a livello del sistema nervoso oppure da una risposta inappropriata da parte del nostro sistema immunitario che, nel tentativo di eliminare il virus, aggredisce per errore organi e tessuti propri. A tal proposito Moretti aggiunge:

«Fino ad agosto 2020 si riteneva che solo il 10% dei pazienti infettati presentasse sintomi persistenti, ma oggi le ultime pubblicazioni ci informano del fatto che fino al 50% dei pazienti infettati può necessitare di cure mediche per il protrarsi dei sintomi.
I disturbi più frequenti sono la stanchezza, la perdita del gusto e dell’olfatto e la presenza di un certo grado di confusione mentale con disturbi della memoria e difficoltà a concentrarsi.
Molto frequente è anche il mal di testa, il respiro corto, il batticuore e la difficoltà a riposare.
Il Long Covid colpisce soprattutto le donne tra i 40 e i 60 anni, ma può comparire anche negli uomini di ogni fascia di età e si è osservato qualche caso anche tra i bambini.
E’ inoltre bene ricordare che anche pazienti con forme lievi possono avere sintomi a distanza: la gravità della malattia non ha nessuna relazione con lo sviluppo di sintomi prolungati.
Che fare allora se i sintomi persistono una volta passati i due mesi dall’infezione?
Sicuramente contattare il proprio medico curante che deciderà se è opportuno fare ulteriori accertamenti (che molto spesso sono negativi, va detto). Ad oggi non esiste un trattamento specifico ma può essere di aiuto una progressiva ripresa dell’attività fisica (senza pretendere di strafare), una dieta adeguata e talvolta un supporto psicologico. Pensiamo che molti sintomi siano legati anche solo a stress post traumatico, che dovrà essere correttamente diagnosticato e trattato».

Due nuovi aspetti

In conclusione Moretti afferma:

«Chiudo con due notizie positive: la prima è che la nuova variante Omicron sembra provocare molti meno casi di Long Covid (da 20 al 50% in meno), la seconda, che riguarda il nostro territorio, è che esiste presso l’Ospedale di Chivasso un ambulatorio dedicato al Long Covid a cui hanno accesso pazienti con forme di Covid particolarmente gravi che hanno richiesto il ricovero in Rianimazione. Siccome però nel caso del Covid-19 e del Long Covid “la prevenzione è meglio della cura” suggerisco a tutti di essere prudenti anche nella bella stagione. Il virus sta circolando allegramente.
Per chi vuole stare lontano dai guai meglio indossare una FFP2 in ambienti affollati e ricordare di igienizzare le mani. Una volta vedevo carrelli della spesa pieni di disinfettanti…oggi molto meno. Non abbassiamo la guardia. Non è ancora finita».

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