l'intervista

«Ma quale nuovo teatro? Chivasso ce l’ha già, è lo storico Politeama»

Livio Viano, regista e attore critica aspramente il progetto faraonico presentato dall’amministrazione Castello.

«Ma quale nuovo teatro? Chivasso ce l’ha  già, è lo storico Politeama»
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Rabbia, tanta, ma anche delusione. Si presenta così Livio Viano quando lo incontriamo per parlare del progetto del nuovo teatro che l'amministrazione Castello ha presentato nei giorni scorsi.

L'intervista al regista Viano

Non potevano che chiedere un commento a lui che ha fatto del teatro la sua professione. La sua vita.
Allora Viano entriamo subito nel merito, cosa ne pensa?
«Credo che in questo momento non sia assolutamente la soluzione per Chivasso. La soluzione è una sola, ovvero utilizzare il Politeama. L’ho già detto, ridetto e continuerò a dirlo. Fra pochissimo questo storico edificio compirà 100 anni. E’ nato sulla grande intuizione della nonna dell'attuale proprietario, come teatro poi è stato trasformato in cinema. E’ chiaro che bisogna mettergli mano, ma sono interventi che si possono programmare in estate così non si interrompe la stagione teatrale. Per il teatro nuovo minimo prima che possa vedere la luce passano dieci anni. E in questi dieci anni cosa racconto io al mio pubblico? Affittiamo i pullman per andare a Torino? Sono veramente arrabbiato».
Entriamo nel merito del progetto.
«Quando si costruisce un teatro bisogna avere ben chiaro cosa si vuole.
E come se mi dessero un campo e mi dicessero di costruire ad esempio un campo da tennis. Non basta solo tracciare delle linee e mettere una rete.
Bisogna innanzitutto domandarsi di che tipo di teatro ha bisogno Chivasso.
E la risposta non può essere ciò che il pubblico ha mostrato di apprezzare in questi anni. Ovvero ha bisogno di un teatro classico come sono il 90% dei teatri italiani».
Cosa si intende per teatro classico?
«Si parte dal palcoscenico, che deve essere il centro e il cuore pulsante. Poi attorno si costruiscono i posti a sedere, le poltrone, il foyer e i camerini e via di seguito.
Va fatto in funzione a quello che è il pubblico. Chivasso ha dimostrato di aver voglia di venire a teatro, ha apprezzato cosa ho proposto in questi anni in qualità di direttore artistico di Chivasso in scena.
I nostri spettatori vogliono vivere momenti di cultura, vogliono avere le occasioni di stare insieme».
Altre osservazioni?
«Come già detto sono deluso di questo progetto, ammettendo che si trovino i soldi, spendere 7 milioni e mezzo è tanto. Con molto, ma molto meno, si potrebbe trovare un accordo con il Politeama che è già fatto, che è in centro e che ha un posteggio che può ospitare migliaia di auto. Nessun'altra città ha questa fortuna. Perché non si parla di questo? Capisco siamo in campagna elettorale ma...
A questo punto io offrirò il il mio progetto al prossimo sindaco che verrà eletto. Chiederò di non fermare, ma di continuare a fare teatro a Chivasso».
Sappiamo che ha anche un sassolino da togliersi.
«Io quest’estate ho realizzato la stagione teatrale non solo senza ottenere in cambio neanche un euro, ma anzi tirando fuori qualche soldino dalle mie tasche. Avevo chiesto un riconoscimento, sono un professionista. Comunque l’ho fatto a costo zero per quel che mi riguarda. E neanche l'hanno detto, o mi hanno ringraziato pubblicamente.
Poi si scopre che c’era un milione e mezzo di avanzo.
Ecco perché sono esploso. E sono amareggiato. Per esempio in due stagioni di “Chivasso in scena” non ho mai visto l’assessore alla cultura, Tiziana Siragusa, assistere a uno spettacolo al Politeama. A meno che sia venuta di nascosto. Mi spiace dirlo ma questo è. Chivasso si merita qualcosa di più».
E cioè?
«I sindaci devono avere un minimo di illuminazione culturale. Dopo due anni di pandemia hanno dato la possibilità a cinema e teatri di essere come prima con la capienza al 100%. E l’hanno fatto perché hanno capito che sono le basi della nostra cultura. Devono essere considerati al pari delle strade, delle scuole e degli ospedali.
Si è capito che rappresentano una delle poche occasioni che si ha per stare insieme e confrontarsi con il mondo esterno.
La televisione deve iniziare a promuovere il teatro che non scomparirà mai. Io ho vissuto di questo e nel 2005 ho ottenuto la pensione dopo una carriera lunga 35 anni».
Torniamo al Politeama
«Dispone di 340 posti, è un teatro vero. Certo lavori ce ne sono da fare. E non possono farlo i proprietari. Deve diventare un teatro pubblico dove si fa anche cinema e musica.
Tutte queste mie idee diventeranno un manifesto che consegnerò alla prossima amministrazione che deve che deve capire che è un'operazione fatta per i chivassesi.
Se dicono che il Politeama è piccolo è semplice si facciano due serate negli spettacoli di punta di “Chivasso in scena”. Speriamo di avere tanto pubblico, dobbiamo lavorare sui giovani, insegnargli “ad amare il teatro”.
In conclusione: nel Politeama c’è la storia di Chivasso. Io ci metto l'anima, la passione e il cuore».

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