Mamma e papà restaurano la chiesetta per ricordare la figlia
Sarà inaugurata oggi, sabato 18 gennaio. La toccante storia di questa giovane ragazza
Oggi, sabato 18 gennaio, alle 15, sarà inaugurato il restauro della chiesetta di Sant'Anna ad Aramengo eseguito dai genitori di Michela Dal Bello per ricordare la figlia. Parteciperanno don Silvano Canta, la sindaca Angela Massaglia, l'architetto Francesca Lupo, Beppe Moiso storico, l'architetto Ilaria Durando ed Angelo Marello, direttore tecnico del restauro. Al termine ci sarà un rinfresco offerto dalla famiglia Tisseur.
L’idea del restauro
Raccontano i genitori di Michela, Franco e Angelina: «Un giorno, passando come innumerevoli volte succedeva ,davanti alla chiesetta di Sant'Anna, ad Angelina venne in mente un'idea: “E se ricordassimo Michela restaurando a spese nostre e con il tuo lavoro la facciata di questa chiesa?”. Me lo propose quando arrivai a casa la sera. Dopo 50 anni di lavoro di restauro poteva essere una degna conclusione di fine carriera. E così ci attivammo per questo progetto».
Michela, la sua storia
Il 25 luglio del 2003, alla festa tradizionale di Sant'Anna, Santa Patrona di Aramengo, a fine serata Elisa e Michela con gli amici decidono di andare in un altro paese, in un’altra sagra, dove c'era musica. Nel tragitto l’incidente… Ambulanze, sirene, di corsa in ospedale. Michela risultò la più grave, le fecero la tracheotomia e le indussero il coma farmacologico. Dovette imparare di nuovo tutto, camminare, parlare, alimentarsi. Ma una giovane vita di 17 anni con l'energia e la volontà riemerse da quella situazione, e dopo un anno e mezzo tornò al suo splendore di giovane donna. Perfetta.
Passano gli anni, termina gli studi, un lavoro da baby sitter e poi commessa a Chivasso con sua mamma, fino a quando il negozio chiude.
In quei giorni si liberò un negozio più in centro, e decidemmo di rilevarlo affinché Michela potesse aprirne uno tutte suo. Lo chiamò «Acquafarina », era marzo del 2013. Erano passati 10 anni da quel terribile incidente. Tutto passato? No. Michela iniziò a respirare con difficoltà. Di corsa in ospedale, e qui arrivò la diagnosi di una chelosi alla trachea, dove le avevano fatto la tracheotomia. Visita a Genova, operazione programmata. Secondo i medici sarebbero bastati dieci giorni di degenza e poi a casa.
Purtroppo non è andata così. Ci fu un’infezione, venne rioperata e dopo 5 giorni (il 17 ottobre 2013, il giorno del 53° compleanno di suo papà Franco) la sua vita si interruppe con un emorragia.
Verdetto terribile: coma vegetativo permanente, una condanna ad una vita non vita, senza sapere per quanto tempo. Otto anni in questa condizione, per poi finire con un infezione generale che in una settimana, era il 18 gennaio 2022, l’ha portata via. Il 18 gennaio coincide, tre anni dopo, non a caso con la fine del restauro della chiesa a lei dedicato.
Questo è il racconto di un passato che ormai ha ceduto il passo al presente, e contiene delle situazioni crude nella sua innegabile realtà.
Riflessioni e sensazioni
Parlano il papà Franco e la mamma Angelina : «Durante questa esperienza di vita abbiamo sperimentato innumerevoli stati d'animo. Quando ci fu l'incidente dominante era la speranza, visto i progressi si intravvedeva un ritorno alla normalità: Sarebbe stato solo un brutto ricordo.
Quando dopo 10 anni dovette venire rioperata eravamo si preoccupati, ma le rassicurazioni dei medici ci facevano tranquillizzare. Anche Michela era serena. Poi il disastro, ci è crollato il mondo addosso. Questa volta la speranza da subito era quasi una presa in giro, lo stato di fatto non dava alternative: coma post anossico era una sentenza senza appello.
Michela ormai era finita quel 17 ottobre, ora si trattava di affrontare un tempo indefinito in una condizione che incatenava lei in un letto-bara, e noi con un peso nel cuore e la testa che impazziva, con quel pensiero costante giorno e notte e le giornate uno di qua e uno di là di quel letto, senza aver più niente da dirci.
Eravamo soli in mezzo a tutti, e allora ci siamo creati due vite: una in quella stanza e i pensieri in testa, l'altra nella società facendo trasparire positività , anche perché rischiavamo di esser lasciati soli, ad eccezione di pochi amici. Dopotutto la vita continua per il mondo fuori da quella stanza.
Poi è arrivato il Covid e per quasi due anni non si poteva entrare in struttura, e noi fuori ad aspettare.
Finita la pandemia, abbiamo dato mandato agli avvocati dell'associazione “Luca Coscioni” di intervenire presso il Giudice Tutelare per interrompere l'accanimento terapeutico a Michela, in base alla legge del Testamento Biologico.
Purtroppo sono subentrate complicazioni e lo stato dell'esistenza effimera di Michela è precipitato. E il 18 gennaio 2022, e quel giorno è morta anche quella poca vita che era in lei. Il 18 gennaio 2025 sono 3 anni che è nell'accogliente terra .
Noi genitori ora siamo in una categoria più normale , anche se è anormale che un genitore veda la morte di un figlio, ma era ancora più anormale la condizione subita per 8 anni.
Qui concludiamo il racconto della sfortunata vita di Michela.
Ci sarà la facciata della Chiesetta di Sant'Anna a ricordarla per i primi tempi con più attenzione transitando davanti.
Poi succederà che passando si guarda oltre e rientra nel quotidiano indifferente.
Con questo restauro abbiamo voluto donare alla comunità qualcosa che ricordasse nel tempo la nostra Michela».