«Manca una politica sportiva»
L’affondo di Marco Riva Cambrino: «Squilibrio crescente tra ciò che si comunica e ciò che si costruisce»

«Lo sport è cultura. È educazione civica, benessere, socialità. È – o dovrebbe essere – uno dei motori principali della crescita inclusiva di una comunità. A Chivasso, invece, lo sport continua a essere trattato come un comparto marginale, accessorio, privo di una visione strategica. E questo è un errore culturale e politico».
«Manca una politica sportiva»
Ne è convinto Marco Riva Cambrino, socialista e attivista molto conosciuto in città, che con un suo intervento non le manda certo a dire all’amministrazione guidata dal sindaco Claudio Castello, assessore competente Gianluca Vitale.
«A due anni dall’insediamento della Giunta Castello - spiega Riva Cambrino - l’assessorato che dovrebbe occuparsi di sport, scuola, infanzia, giovani e cultura mostra uno squilibrio crescente tra ciò che si comunica e ciò che si costruisce.
Se la promozione culturale – festival, teatro, eventi – è costante e visibile, il resto delle deleghe viene ridotto alla gestione dell’ordinario. Nessuna visione educativa, nessuna progettualità integrata, nessun investimento concreto nei bisogni quotidiani di chi vive la scuola, lo sport e l'infanzia.
Il settore sportivo, in particolare, sembra gestito in modo episodico, residuale. Nessun piano organico per l'accessibilità agli impianti, nessuna valorizzazione delle realtà associative diffuse, nessuna progettualità educativa sullo sport di base. Il tanto annunciato progetto della “Cittadella dello Sport” è ancora solo un titolo, mentre i campi e le palestre esistenti sono spesso inadeguati, trascurati o esclusi da una visione inclusiva.
Il caso dell’ASD Urs La Chivasso, fondata da soggetti legati politicamente al Partito Democratico locale, è emblematico: la squadra cittadina non è inserita in alcun progetto pubblico. Manca del tutto il coordinamento tra assessori competenti – in particolare tra lo sport e il sociale – e ciò evidenzia una debolezza politica del Sindaco Castello, che dovrebbe esercitare una funzione di regia complessiva, di attuazione del programma, di armonizzazione delle politiche. Invece, ci si limita a una gestione a compartimenti stagni, dove ogni delega marcia per conto proprio, senza visione d’insieme.
Eppure, lo sport potrebbe essere molto di più: un luogo di cittadinanza, di educazione, di pari opportunità. A partire dal mondo dello sport femminile, ancora troppo invisibile, marginalizzato, non sostenuto in modo sistemico.
Per questo propongo che il Comune di Chivasso aderisca ufficialmente alla Carta Etica per lo Sport Femminile, promossa da Soroptimist International e dall’Associazione Nazionale Atlete. È un documento che chiede agli enti locali un impegno concreto: valorizzare la partecipazione delle donne e delle ragazze nello sport, contrastare stereotipi e discriminazioni, garantire pari accesso a impianti e risorse. Non si tratta di una firma simbolica, ma di un atto amministrativo vincolante, da cui discendono scelte operative: criteri premiali nei bandi, campagne di formazione, attenzione al linguaggio e alle rappresentazioni, politiche attive contro molestie e violenza.
È tempo di uscire dall’immobilismo. Per questo, rilanciamo alcune proposte che potrebbero segnare una vera inversione di rotta: una Carta Etica dello Sport, per tutta la comunità sportiva cittadina, che impegni associazioni, tecnici e istituzioni a principi di equità, inclusione, trasparenza e funzione educativa dello sport: un piano di rilancio dello sport popolare, con impianti pubblici riqualificati e accessibili, tariffe agevolate, sostegno alle associazioni e alle famiglie; una cabina di regia tra gli assessorati, coordinata dal Sindaco, per superare la frammentazione attuale e garantire una visione integrata delle politiche educative, sportive e sociali; una Consulta Giovanile cittadina, con reale funzione propositiva, per ridare voce alle ragazze e ai ragazzi nei processi decisionali; la ridefinizione del ruolo delle squadre sportive cittadine, restituendo loro una funzione pubblica e inclusiva, sottraendole a assenze di trasparenza e regole condivise.
Nel quadro complessivo, appare evidente la mancanza di una visione strategica integrata che tenga insieme politiche culturali, sportive e scolastiche. Un esempio emblematico è l’assenza, nel Comune di Chivasso, di una Consulta Giovanile istituzionale rivolta alla fascia 14–25 anni.
Oggi esiste un “Consiglio Comunale delle Ragazze e dei Ragazzi”, dedicato alla fascia primaria e media inferiore, e un centro giovani comunale (“Gong”) con funzione aggregativa, educativa e informativa. Ma manca del tutto un organismo formalmente riconosciuto, elettivo e consultivo, capace di rappresentare la voce politica e sociale dei giovani e adolescenti chivassesi all’interno dell’Amministrazione.
Anche in questo caso, ciò che manca non sono gli strumenti, ma la volontà politica.
Una Consulta Giovanile comunale può e deve essere istituita: come spazio democratico, come cerniera tra generazioni, come palestra di cittadinanza. Può contribuire alla definizione di proposte, alla valutazione dei servizi, alla progettazione partecipata.
È paradossale che mentre si moltiplicano i tavoli istituzionali per parlare “dei giovani”, non se ne istituisca uno con i giovani e, soprattutto, per i giovani.
La costruzione di una vera politica giovanile parte da qui: riconoscere ai giovani un ruolo politico attivo nella vita pubblica, valorizzando la loro intelligenza, creatività e capacità di proposta.
Anche questa è cultura. Anche questa è democrazia.
Le pari opportunità non si celebrano l’8 marzo, si costruiscono ogni giorno, anche nei campi da calcio e nelle palestre di quartiere. Una cultura nuova nasce da atti concreti, non da retoriche vuote.
Se vogliamo che lo sport diventi davvero uno spazio di libertà, cittadinanza e rispetto, Chivasso deve cambiare passo. Non con le parole, ma con le scelte.
È tempo che lo faccia».