Medicina, reparto da «tutto esaurito»: letti saturi al 97%
Forse Scarpetta non lo sa, ma servono nuovi posti. Per superare l’impasse, pazienti «spediti» altrove come pacchi
Sempre arroccato sulla difensiva, con l’idea che tutti i giornalisti (e in generale chi solleva dubbi sull’operato dell’azienda sanitaria di via Po) siano «nemici del popolo», forse il direttore generale dell’AslTo4 Stefano Scarpetta non si è accorto (o non sa, perché nessuno dei suoi più stretti collaboratori a quanto pare ha l’ardire di contraddirlo o di metterlo di fronte alla cruda realtà) di quanto i malati e i loro familiari vivano ogni giorno sulla propria pelle: il reparto di medicina dell’ospedale di Chivasso non basta, e la grandiosa idea di spedire i pazienti come pacchi postali negli altri ospedali del Canavese (e non solo) non potrà che peggiorare le cose.
Medicina, reparto da «tutto esaurito»
Dopo aver raccolto parecchie testimonianze che confermano quanto noto da tempo (ovvero malati ammassati in barella al Pronto Soccorso in attesa che si liberi un posto in reparto - tradotto, nella stragrande maggioranza dei casi che muoia qualcuno), abbiamo chiesto chiarimenti all’Asl, e la risposta (pur in un linguaggio che trasforma l’ospedale nel paese delle meraviglie) è chiara: la medicina è satura al 97%, e la «colpa» è dell’età media sempre più alta, non certo dei tagli alla Sanità...
«I pazienti degenti in Pronto Soccorso in attesa di posto letto presso reparti di degenza ordinaria (cosiddetto “boarding”) - spiega l’Asl - non trascorrono un’attesa passiva: una volta identificata l'ipotesi diagnostica, si attivano la terapia medica, il completamento delle indagini strumentali (fino anche a prestazioni di II o III livello, come esecuzione di diagnostica radiologia avanzata - TC di stadiazione, risonanza megnetica - oppure consulenze specialistiche anche presso i centri hub - cardiochirurgia, chirurgia vascolare, neurochirurgia) e tutte le prestazioni assistenziali che occorrono durante la degenza (assistenza o esecuzione completa dell'igiene a letto del paziente, somministrazione di terapia, gestione presidi, assistenza per i pasti).
Oltre a questo, per ridurre il boarding e per garantire l’adeguata assistenza specialistica, l’Azienda ha realizzato una serie di interventi organizzativi: identificazione di un'area di degenza presso il Pronto Soccorso, dove sono gestiti (a cura dei medici internisti della Medicina per gli aspetti clinici) i pazienti con confermata indicazione al ricovero - quest'area prevede 10 posti letto e una gestione analoga a una regolare degenza presso un reparto ordinario; attivazione del servizio di Bed management, con impiego di personale specificatamente dedicato del Pronto Soccorso, che identifica quanto più precocemente possibile la precisa destinazione del paziente e ricerca l'assegnazione rapida del posto letto. Qualora non fossero disponibili posti letto presso il Presidio ospedaliero di Chivasso, si estende la ricerca nei reparti di analoga specializzazione dell'Azienda, ma anche delle ASL confinanti; attivazione del servizio di gestione delle dimissioni difficili in Pronto Soccorso, sempre con personale del Pronto Soccorso dedicato, che agevola l'attivazione di dimissione protetta sul territorio dei pazienti maggiormente complessi, attivando e interagendo con le risorse di assistenza dei distretti territoriali, comprese le RSA del territorio.
L’implementazione di queste azioni, nonostante le evidenti difficoltà del sistema nel suo complesso anche legate all’invecchiamento della popolazione, ha consentito di avere dati allineati ai principali presidi dell’area metropolitana, con un rapporto tra accessi e pazienti in boarding tra i più bassi.
Nella Medicina dell’Ospedale di Chivasso sono disponibili 58 posti letto, il tasso di occupazione del reparto è superiore al 97% e la degenza media è in linea con gli standard regionali».
Abbiamo chiesto chiarimenti anche sul tema della guarda medica, che come denunciato da numerosi cittadini non effettuerebbe più visite domiciliari: «Per quanto riguarda la continuità assistenziale (ex guardia medica), l’Accordo Collettivo Nazionale prevede che il medico di continuità assistenziale, libero professionista convenzionato con l’ASL, “Effettua le prestazioni assistenziali non differibili in sede ambulatoriale o a domicilio. In relazione al quadro clinico prospettato dall’utente o dalla centrale operativa il medico effettua tutti gli interventi ritenuti appropriati e attiva direttamente il servizio di emergenza urgenza - 118 qualora ne ravvisi la necessità”. Pertanto, la scelta di recarsi o meno a domicilio compete al medico di continuità assistenziale, che agisce in scienza e coscienza in base a una valutazione clinica di sua esclusiva competenza».