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Mensa, ennesimo stop: non c’è il regolamento, il panino può attendere

Le dirigenti scolastiche e l’Asl non prendono in mano la patata bollente legata ai morosi. Il Comune corre ai ripari

Mensa, ennesimo stop: non c’è il regolamento, il panino può attendere

Anche se da Palazzo Santa Chiara i commenti sono «entusiastici» per il calo dei morosi («Ogni giorno ci sono sempre più famiglie che saldano gli arretrati»), è innegabile che quanto vi stiamo per raccontare rischi di trasformarsi nell’ennesimo boomerang per chi, da sempre, punta tutto sull’immagine di «ordine e disciplina» declinata al centro sinistra.

Mensa, ennesimo stop

Il punto di partenza resta il buco da 800/900 mila euro per i servizi scolastici, a cui il sindaco Claudio Castello e l’assessore Gianluca Vitale hanno risposto con il pugno di ferro: basta indulgenza con chi potrebbe pagare e non lo fa, con blocco dei pasti ai figli dei morosi che frequentano le mense scolastiche cittadine.
Nell’ultima Giunta, però, è stata disposta l’applicazione della «soglia di irrilevanza» di dieci euro per l’accesso al servizio in caso di morosità residue riferite all’anno scolastico precedente. Una mossa che (a pensar male) potrebbe fare buon gioco ai furbi di professione: a questo punto potrebbero far accedere i propri figli alla mensa pagando «solo» il debito dell’ultimo anno, senza preoccuparsi di quelli precedenti di cui non si fa parola nel documento. Una svista?
Per saperlo, bisognerebbe avere il dato di quanti, dei morosi rimasti, in questi ultimi giorni hanno saldato tutto il debito o «solo» il 2024/2025 per potere accedere, come detto, alla mensa e far scendere il numero dei «cattivi».
Anche perché stando ad alcune tabelle ufficiali, nell’anno scolastico 2022/2023 il debito era di 96 mila euro e ne sono stati recuperati 10.700, nel 2023/2024 il debito era di 107 mila euro e ne sono stati recuperati 18.542, mentre per il 2024/2025 su 181 mila euro ne sono stati portati a casa (almeno) ben 107 mila. Che questo «sprint» sia collegato al discorso fatto poco sopra? E gli anni precedenti al 2022?

Non c’è il regolamento, il panino può attendere

Stando agli annunci, il «panino» avrebbe dovuto far ingresso nelle scuole a partire da oggi, mercoledì 1 ottobre: peccato che le due dirigenti degli Istituti Comprensivi «Cosola» e «Dasso» non abbiano ancora firmato i regolamenti attuativi, e stando alle voci di corridoio non avrebbero alcuna intenzione di farlo. E, ciliegina sulla torta, nemmeno l’AslTo4 «Interpellata formalmente dal Comune, non ha ancora fornito indicazioni ufficiali in merito alle linee guida e prescrizioni sanitarie per la gestione del pasto domestico a scuola, qualora tale modalità venga adottata in autonomia dalle istituzioni scolastiche, come previsto dalla normativa vigente».
A quanto pare, nessuno vuole infilarsi in questo ginepraio.
Il problema, come già emerso la scorsa settimana, è che il concetto di «panino» è troppo ampio per poter essere considerato idoneo anche dal punto di vista della salute: un panino mozzarella e pomodoro è sicuramente diverso da un porchetta e pecorino, così come sarà difficile dire di no a un bambino che si presenta a scuola con la schiscetta piena di parmigiana di melanzane preparate con amore dalla nonna.
Tutte decisioni, come detto, che a quanto pare le dirigenti non vogliono prendere, anche perché nonostante i proclami la morosità (e quindi il panino) interesserebbe quasi il 10% degli studenti iscritti a mensa, 130 su poco più di 1300 utenti.
Una grana non da poco, che ha costretto Castello e Vitale a rinviare il «D-Day» al prossimo 16 ottobre, sempre che bastino due settimane a convincere le presidi Vincenza Tascone per l’IS «Cosola» – anche alla guida del liceo «Newton» – e Daniela Franzino per l’IS «Dasso» (che continuano a non rilasciare dichiarazioni in merito), a tornare sui propri passi.
L’unica certezza è che nessuna famiglia effettivamente in difficoltà dovrà portarsi il panino da casa: «La compartecipazione del Comune di Chivasso nei confronti delle famiglie più fragili – aveva dichiarato il sindaco Castello – è massima, tanto che nella fascia più bassa, ad esempio, l’utente spende 171 euro all’anno per il primo figlio e 135 per il secondo, a fronte di un costo totale di 1116 euro per ogni alunno. Il Comune di Chivasso, complessivamente, a sostegno delle fasce di fragilità economica previste esborsa ogni anno circa mezzo milione di euro».