Fatto salvo il principio che nessun bambino la cui famiglia si trova in difficoltà resterà senza servizio. Domenica sono scaduti i termini, già prorogati più volte, concessi ai genitori morosi per saldare i conti con il Comune e rimettersi in regola con i pagamenti della mensa scolastica.
Mensa scolastica, la posizione della consigliera d’opposizione Clara Marta
Non sono mancate le reazioni da parte della politica locale in merito a questa vicenda. Ad intervenire è la consigliera di minoranza di Forza Italia, Clara Marta.
«Sì alla linea dura. Se i genitori con il Rolex possono permettersi di pagare il servizio e non lo fanno, devono assumersi le proprie responsabilità. In quel caso che si portino i figli a casa». – Dice la consigliera di opposizione Clara Marta (Forza Italia) ».
Secondo la consigliera Marta, però, la soluzione adottata rischia di creare nuove disparità e di scaricare il problema sulle insegnanti:
«Il momento del pranzo non è solo nutrimento: è parte integrante del percorso educativo, un tempo di relazione e di crescita. Ogni pasto che arriva in mensa è il frutto di un processo complesso e oneroso – fatto di commissioni, riunioni, scelte nutrizionali – che rappresenta un impegno per tutte le famiglie, comprese quelle che spesso faticano persino a garantire una cena dignitosa la sera. In questo contesto, non possiamo dimenticare le insegnanti: già oggi devono dividersi tra mille compiti e rischiano di dover moltiplicare gli sforzi per gestire contemporaneamente bambini con esigenze diverse e ambienti separati. Non è giusto scaricare su di loro responsabilità che spettano agli adulti».
La posizione della consigliera è chiara: distinguere tra chi non paga perché non può e chi non paga per scelta.
«Il punto non è punire i bambini, ci tengo a dirlo con forza. Il punto è che non possiamo accettare che chi ha mezzi economici, magari ostenta il lusso e percepisce un buon stipendio, non paghi un servizio che grava sull’intera comunità. Quelle famiglie devono assumersi le proprie responsabilità. Diverso, ovviamente, il discorso per chi è davvero in difficoltà: a loro vanno garantite agevolazioni e sostegno, perché nessun bambino deve sentirsi escluso a causa delle fragilità economiche dei propri genitori. Ogni singolo caso dovrà essere analizzato punto per punto, per distinguere i furbetti dalle reali fragilità: questo è indubbio, perché non si lascia mai indietro nessuno. Inoltre, è bene ricordare che il tempo pieno è una possibilità educativa, non un obbligo: una scelta che comporta impegno e che va rispettata da chi decide di usufruirne».
Resta sul tavolo la questione centrale: come recuperare gli 800mila euro senza scaricare il peso della vicenda sui bambini e senza trasformare un momento educativo in un terreno di disuguaglianza.