Nuove strisce blu in viale Vittorio Veneto: il sindaco Claudio Castello difende la scelta
Rientrano nel Piano Generale del Traffico Urbano adottato dal Consiglio Comunale il 29 settembre 2020

Nonostante il tema fosse all’ordine del giorno nell’ultimo consiglio comunale, lunedì sera non c’è stata la discussione sulle nuove strisce blu in viale Vittorio Veneto e nemmeno sulla possibile proroga dell’affidamento a Gestopark del servizio a dopo le elezioni amministrative del 2027.
Sulle strisce blu abbiamo chiesto spiegazioni al sindaco Claudio Castello
Il sindaco Castello
«La regolamentazione della sosta nell’abitato di Chivasso - spiega -, ed in particolare la necessità di adottare delle modalità per favorire il ricambio dei veicoli nelle ore di apertura degli esercizi commerciali garantendo nel contempo la possibilità della sosta ai cittadini residenti nelle aree circostanti il Centro Storico, è stata oggetto di ampio studio nel corso della stesura del Piano Generale del Traffico Urbano, adottato dal Consiglio Comunale il 29 settembre 2020».
Il primo cittadino risponde così alle opposizioni che sulla questione hanno sollevato diverse obiezioni.
Prosegue Castello: «Il Piano, adottato secondo le linee guida ministeriali e regionali, partendo dallo studio delle criticità rilevate e delle esigenze proprie del territorio, mira a fornire soluzioni concretamente adottabili per la risoluzione delle problematiche legate al traffico, alla necessità di procedere all’abbattimento dell’inquinamento acustico ed atmosferico, all’occupazione degli spazi pubblici da parte dei veicoli, all’eliminazione delle barriere alla mobilità ed alla socialità. Previsti interventi sul sistema della sosta nel potenziamento dell’offerta, nella sua regolamentazione e nella eventuale individuazione di ulteriori spazi a parcheggio. Inoltre, viene evidenziato come la domanda di spazi di sosta a Chivasso risenta anche della sua collocazione come punto nodale di interscambio tra il trasporto privato ed il trasporto pubblico locale, rappresentato dalla stazione ferroviaria e dalle numerose tratte del trasporto su gomma che vi transitano». In sintesi la soluzione proposta dagli esperti ed adottata dal Consiglio Comunale, è stata quella di realizzare per gradi, lungo il contorno del Centro Storico, una zona omogenea di sosta a tariffazione oraria». Sottolinea ancora: «L’obiettivo è di incrementare il coefficiente di rotazione degli stalli affinché l’utente possa reperire parcheggio nei 100/300 metri dal luogo di destinazione del Centro Storico ed effettuare agevolmente a piedi il tratto finale del suo spostamento, evitando, nel contempo, che le aree di parcheggio siano occupate per l’intera giornata da veicoli lasciati in sosta per altre esigenze, quali ad esempio quelle dei lavoratori pendolari. Pertanto l’adozione della zona di sosta a pagamento lungo il viale Vittorio Veneto risulta essere null’altro che un passaggio della trasformazione richiesta dal Piano Generale del Traffico Urbano finalizzata al miglioramento della fruibilità del centro cittadino da parte degli utenti della strada, a giovamento delle attività commerciali e produttive così come della popolazione chivassese».
Ricorda che la sua amministrazione ha introdotto oltre 500 stalli e che ha adottato misure per scongiurare l’esodo dei residenti nelle frazioni dal capoluogo: «L’agevolazione della gratuità dei primi 45 minuti su tutte le zone a pagamento riservata loro è stata infatti estesa ad un secondo veicolo per nucleo familiare».
L’affondo contro Buo
Un affondo il primo cittadino lo rivolge alla sua ex alleata Claudia Buo. «Ad una donna di sinistra voglio aggiungere considerazioni che, al di là del suo strenuo ruolo di opposizione a questa amministrazione comunale, possano carezzare le sue sensibilità ecologiste, qualora non siano subalterne alle sue inclinazioni di contestazione tout court. Tre dati su tutti dovrebbero convincere la consigliera Buo ad un ripensamento. Ciò che caratterizza l’Italia rispetto al resto d’Europa in materia di traffico e mobilità sono tre fattori strutturali: un tasso di motorizzazione più elevato rispetto alla media europea, livelli di inquinamento atmosferico più elevati, un tasso di inadeguatezza politicamente trasversale ad affrontare le questioni cruciali altrettanto superiore rispetto alla media continentale.
Mentre altrove si lavora per ridurre la quantità di auto circolanti, noi ci limitiamo a litigare sul versante opposto, come negli anni Ottanta quando era blasfemo persino parlare di isole pedonali o zone a traffico limitato».
Castello cita lo studio sulla mobilità urbana del Centro Studi per la Sostenibilità della Lund University in Svezia, realizzato da due studiose che hanno esaminato 800 casi-studio di politiche e misure avviate dalle diverse amministrazioni comunali in ambito urbano per ridurre il traffico privato.
«Lo studio – ha concluso - identifica dodici misure in grado di ridurre l’uso dell’auto e rendere sostenibile la mobilità urbana e al primo posto troviamo proprio il pedaggio urbano, seguito da altre azioni che spingono ad un ripensamento di certi punti di vista per dare alla popolazione città più vivibili e meno inquinate».