Nel corso di una conferenza stampa nella sede di via Roma, alla presenza di Claudia Buo, Renato Cambursano e Donatella Bodrino, il gruppo LiberaMente Democratici ha sollevato forti critiche sulla Variante generale preliminare del Piano Regolatore approvata lo scorso 7 ottobre in Consiglio Comunale.
Nuovo Piano Regolatore: tutti i “no” di LiberaMente
Ricordiamo che l’approvazione del documento preliminare del 7 ottobre è avvenuta in ritardo rispetto ai piani dell’amministrazione guidata da Claudio Castello (era prevista per il 30 settembre) a causa della documentazione non messa a disposizione dei consiglieri in tempo utile.
L’aspetto «politico» evidenziato è che l’adozione della Variante è stata possibile solo grazie all’opposizione. La maggioranza, infatti, non avrebbe avuto i numeri necessari per continuare il Consiglio Comunale, essendo presenti solo otto consiglieri, compreso il sindaco, con assenze significative come quelle del Presidente del Consiglio Alfonso Perfetto e l’ex capogruppo del PD Cristina Peroglio, da tempo in rotta con la maggioranza.
“Mancanza di trasparenza”
L’iter è stato poi criticato per la mancanza di trasparenza e partecipazione. La prima versione del progetto, adottata il 19 dicembre 2024, ha concesso solo 30 giorni (in pieno periodo festivo) per la presentazione delle osservazioni. Nonostante siano arrivate circa sessanta osservazioni, il gruppo non ha ricevuto l’evidenza di quali fossero state accolte e le motivazioni per quelle non accolte.
Consumo del suolo e insediamenti produttivi
Nonostante l’amministrazione abbia ripetutamente dichiarato che l’attenzione massima del piano è volta a ridurre al minimo il consumo di suolo, secondo LiberaMente il documento ne prevede in realtà un aumento.
Ad esempio, è stata prevista una nuova area a margine della Chind e della discarica, a lato della provinciale per Montanaro. Il gruppo aveva chiesto lo stralcio di quest’area, che è stata solo parzialmente ridotta nella versione di ottobre. L’area è in una posizione «Assolutamente infelice» e priva di infrastrutture. La Regione Piemonte, nelle sue considerazioni, aveva invitato il Comune a verificare l’effettiva esigenza di aree di espansione tanto estese e sconsiglia localizzazioni che frammentino l’ecosistema.
Il rischio concreto è che, nonostante le dichiarazioni sull’insediamento di aziende importanti per la ricaduta occupazionale, l’area in questione venga destinata a pannelli fotovoltaici, non portando occupazione o industrie.
Passando alla Chind, Buo, Cambursano e Bodrino hanno evidenziato come il piano parli ancora di spazi disponibili in area Chind per l’insediamento di piccole imprese, mentre il sindaco stesso aveva confermato in Consiglio Comunale come sia stato venduto (all’asta) tutto il terreno disponibile.
La soglia dei 30 mila abitanti
La Variante prevede un incremento di popolazione, sebbene i dati comunali degli ultimi anni, pur con un saldo migratorio positivo, mostrino un saldo demografico totale negativo costante. Inoltre, il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale ha individuato Chivasso come comune con un consistente fabbisogno abitativo, specificando «sociale», non abitativo nel suo complesso.
La scelta di prevedere un incremento di consumo di suolo per insediamenti residenziali è ritenuta ingiustificata, specialmente perché il Piano Regolatore del 2004 è ancora attuato solo per il 75%.
Il gruppo ha riscontrato una significativa correzione nei dati relativi ai PEC già autorizzati: nella versione di dicembre, prevedevano un incremento di 834 abitanti in più, mentre nella versione di ottobre, tale numero è crollato a 472 abitanti, con una saldo negativo di circa 362 persone.
Questa riduzione per LiberaMente è inspiegabile, soprattutto a fronte di un aumento delle superfici territoriali dedicate ai PEC. Il sospetto è che si sia agito su questi numeri per mantenere il totale della popolazione prevista sotto i 30 mila abitanti, senza che se ne riesca a capire il perché.
Centro Storico
Secondo LiberaMente, l’ultima versione del Piano Regolatore presenta alcune criticità anche nel centro storico. Il punto di partenza è la mappatura di ogni singolo edificio realizzato tra le antiche mura, il primo tratto di via Roma oltre piazza del Popolo e il Borgo San Pietro. Se quelli indicati con il colore marrone scuro non possono essere praticamente toccati (previsti solo restauro e risanamento conservativo), quelli in giallo e marrone chiaro possono essere ristrutturati con alcuni vincoli. Per i cosiddetti «edifici di frattura» (costruiti dagli Anni ’50 in poi), invece, le nuove norme vietano l’innalzamento dei sottotetti durante le ristrutturazioni. Questa limitazione è vista come un disincentivo a investire sull’esistente e come un fattore che inevitabilmente incentiva il consumo di suolo all’esterno.

Infrastrutture
Per quanto riguarda i servizi e le infrastrutture, sempre secondo LiberaMente il piano è carente di visione strategica.
Ospedale: «Nonostante le forti criticità, non sono previste azioni concrete per il miglioramento del servizio».
Stazione di Porta: «L’amministrazione ha scelto di citare la possibilità di una stazione di porta sulla linea Torino-Milano solo nella relazione, ma non ha previsto nero su bianco l’area nel piano regolatore».
Scuole: «Manca un incentivo allo sviluppo di scuole e non si è colta l’opportunità per un nuovo polo liceale di livello». In alternativa, si propone di formalizzare una richiesta per destinare l’area di edilizia sociale (ex Imprevit) a residenze per giovani universitari iscritti alle facoltà di Torino, Vercelli o Novara, facilmente raggiungibili in treno.
La stoccata di Cambursano
Nel suo intervento, l’ex sindaco Renato Cambursano ha posto l’accento su alcune variazioni che hanno permesso di far crescere l’indice di edificabilità in una manciata di terreni, sparsi tra Castelrosso e Chivasso. Uno di questi, nel capoluogo, il cui indice è passato da 0.15 a 0.20 («Su quelle metrature la differenza è tra fare una villetta per un figlio e non farla», ha chiosato Cambursano), sarebbe riconducibile al nucleo famigliare di un esponente della maggioranza.
I prossimi passi
Il gruppo di LiberaMente continuerà a studiare attentamente l’enorme mole di documentazione (81 elaborati, inclusi documenti di 500 pagine). Cittadini e associazioni hanno ora 60 giorni dalla pubblicazione della delibera (avvenuta il 13 ottobre) per presentare ulteriori osservazioni. A differenza della fase precedente, queste nuove osservazioni «arriveranno in aula» e dovranno essere discusse punto per punto. Il termine per l’invio delle osservazioni è fissato per il 12 dicembre del 2025.