La polemica

Ottava farmacia a Chivasso, il solito pasticcio

Fa discutere la decisione della giunta Castello di renderla Comunale. La possibili sede nei locali di via Regis usati per i ragazzi disabili

Ottava farmacia a Chivasso, il solito pasticcio
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Se la famosa «ottava farmacia» non era certo una novità (era stata prevista già nel 2012, con tanto di ipotizzata sede nell’area commerciale di via Blatta - raggiungibile a piedi dalle centinaia di famiglie che vivono in quel «quadrante»), a far saltare tutti sulla sedia (operatori compresi) è stata la decisione dell’amministrazione guidata dal sindaco Claudio Castello di renderla «comunale», ovvero con una gestione in capo a Palazzo Santa Chiara.

Ottava farmacia a Chivasso, il solito pasticcio

Il tutto è assolutamente legittimo, per carità, ma è il «come» si sia arrivati a questa decisione che ha sollevato e sta sollevando una serie di malumori tra le fila della minoranza e degli altri farmacisti chivassesi.

La "pianta organica"

La prima «annotazione», chiamiamola così, riguarda la nuova «pianta organica» (la divisione territoriale delle farmacie) aggiornata a dicembre 2024: se quella precedente era stata fatta dividendo la città «con il righello», in quella appena adottata spunta, per l’area della nuova farmacia, un «peduncolo» che comprende la parte est di via Caluso fino a via Mazzè, con confine nord via Ivrea e via Cappuccini e sud la ferrovia.
Una modifica di cui, onestamente, si fatica a capire il senso, ma dato che a Chivasso nulla è normale il tema della farmacia si fonde con quello del dormitorio comunale. Il punto è questo: come noto, il CISS sono anni che chiede di riavere dal Comune i locali del dormitorio di via Nino Costa, in modo da poterli utilizzare anche per le attività dei disabili inserite nel Servizio Assistenza Educativa Territoriale adulti - Sfere. Attività che ora sono ospitate proprio nei locali di via Regis (al centro di quel peduncolo di cui sopra) che «casualmente» sembrano essere i più papabili per la sede dell’ottava farmacia, dal lato opposto della città rispetto a quello per cui era stata pensata.

Un presidente politico

Altro tema è quello della gestione della farmacia, che essendo Comunale avrà un presidente «politico» (molto probabilmente con gettone di presenza) e che per poter iniziare a lavorare avrà bisogno di un investimento di circa un milione di euro, tra arredi, magazzino e personale.
Castello, sentito a riguardo, fa sapere che la gestione della farmacia sarà assegnata (sulla falsariga di quanto avviene - sempre meno - in altre realtà) con bando e coinvolgendo gli operatori già attivi in città, gli stessi però, ricordiamolo, che hanno scoperto della gestione comunale solo con la pubblicazione dell’ultima delibera di Giunta, redatta a quanto pare in modo assolutamente impeccabile dal punto di vista tecnico.

L'ex sindaco Ciuffreda

Tra i primi commenti arrivati in redazione quello dell’ex sindaco Libero Ciuffreda, di LiberaMente Democratici: «Chiediamo - dichiara - che innanzitutto vengano coinvolti i cittadini e i loro rappresentati in Consiglio Comunale, oltre naturalmente i titolari delle farmacie presenti nel nostro territorio e i medici di medicina generale, affinché la nuova farmacia, già deliberata nel 2012 venga istituita, priva di appetiti dei partiti e prebende economiche per coloro che mirano ad occupare posti in possibili consigli di amministrazione, ma con il vero scopo che tale servizio deve avere: favorire la salute dei cittadini, soprattutto dei più fragili, che risiedono nella zona nord ferrovia».

Claudia Buo, LiberaMente

Gli fa eco Claudia Buo, in Consiglio proprio per LiberaMente: «Siamo e saremo sempre a favore dell’ampliamento dell’offerta di servizi alla città. È fondamentale chiarire questo punto, perché temo verrà strumentalizzato per propaganda politica. Già immagino il sindaco dire: “Se non volete la farmacia siete contro i cittadini”. Nulla di più falso. L’apertura di un’ottava farmacia a Chivasso era già prevista dal 2012 dall’Amministrazione Ciuffreda, di cui facevo parte. Era stata pensata per servire la zona della Blatta ed era stata concordata con gli operatori del settore per garantire sia un aumento dei servizi sia una tutela dell’occupazione. La farmacia doveva essere assegnata tramite bando a un soggetto privato. Ora, inspiegabilmente, il Comune ha scelto di esercitare la prelazione, assumendone la gestione diretta, con tutti i costi, i rischi e le responsabilità che ne derivano.
I vantaggi sono puramente teorici: una farmacia comunale potrebbe garantire maggiore controllo pubblico, tariffe agevolate e un potenziamento dei servizi sanitari. Tuttavia, il modello di farmacia comunale è stato in gran parte abbandonato in Italia perché economicamente insostenibile. I costi di gestione sono troppo elevati e ricadono interamente sulle finanze pubbliche.
Il bilancio approvato il 3 febbraio, poi, non prevede alcuno stanziamento per una farmacia comunale.
Sul perché di questa scelta, c’è chi mira a occupare poltrone in futuri consigli di amministrazione, e questa operazione sembra inserirsi in una strategia più ampia legata alle dinamiche politiche locali e alla futura campagna elettorale».

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