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Paolo e Sara, destinazione Giappone

Dopo aver attraversato l’immensa Russia in Van, i due chivassesi sono entrati finalmente in Corea

Paolo e Sara, destinazione Giappone
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Dopo aver percorso trentottomila chilometri Sara Moressa e il marito, il chivassese Paolo Provera, sono arrivati a bordo del loro camper in Corea. Partiti il 18 maggio 2022 proprio da Chivasso in compagnia dei due membri pelosi della famiglia, il gatto Sakè e il cane Olimpia, nel primo viaggio in camper avevano fatto il giro dell'Europa fino a raggiungere il Senegal per poi tornare a casa e sposarsi ad agosto scorso.

Paolo e Sara, destinazione Giappone

«A settembre - hanno raccontato i protagonisti della pagina Instagram e YouTube «Vandipety - siamo ripartiti con rotta verso i Balcani, percorrendo Slovenia, Bosnia, Montenegro, Macedonia e Turchia siamo arrivati poi in Iraq, Georgia e Armenia, abbiamo attraversato la Russia, la Mongolia e adesso siamo in Corea. L'obiettivo è quello di arrivare in Giappone: l'idea è nata per scherzo ormai tempo fa ma ci siamo incaponiti e non appena la riapertura dei confini lo ha permesso ci siamo messi in viaggio. Il nostro sogno dovrebbe realizzarsi il prossimo 3 dicembre quando con un traghetto lasceremo la Corea del Sud per arrivare finalmente a destinazione. Dal nostro primo viaggio sono cambiate tante cose: tra queste le due più importanti sono state il matrimonio che ha rafforzato la nostra idea di famiglia e ci ha aiutato nelle pratiche burocratiche necessarie per ottenere visti e superare i controlli alle dogane, e la perdita della nostra Olimpia. La sua scomparsa ha pesato tanto: era membro della famiglia a tutti gli effetti e ci siamo trovati a far fronte alla sua perdita da soli e dall'altra parte del mondo. Certo, con i suoi dodici anni sapevamo che non sarebbe stata eterna ma è successo tutto in fretta e inaspettatamente: eravamo in Russia quando abbiamo scoperto del suo tumore e poi il Mongolia quando l'abbiamo persa. Russia e Mongolia sono due paesi enormi e immensi. Oggi fa ridere ripensare a quando io, di Saluzzo, e Paolo, a Chivasso, ci lamentavamo per un'ora e mezza di strada per vederci: in Russia le distanza sono immense, ci vanno anche quattro o cinque ore per spostarsi da una città all'altra.
A giugno 2024 siamo passati sull'autostrada che costeggia il confine con l'Ucraina: abbiamo visto i mezzi militari e i carri armati ma nulla di più, nulla che desse l'idea del fatto che a venti chilometri da lì  si stesse combattendo una guerra. La parte finale di questa strada è molto vicina alla parte invasa dell'Ucraina: del nostro passaggio in questa zona sapevano solo pochi amici e i parenti stretti, ma vivendo con la gente del posto siamo riusciti a rassicurarli sul fatto che tutto era tranquillo. Anzi, la gente del posto si è prestata in ogni modo per aiutarci offrendoci acqua e cibo, pur senza mai esporsi a giudizi sulla guerra: se è vero che questa non si percepisce, è altrettanto vero che il clima dittatoriale è presente tra le persone che sanno di non poter parlare liberamente di tutto. Dopo ormai due anni passati in viaggio possiamo dirci più che soddisfatti di questa scelta, una delle più belle e arricchenti che potessimo prendere e che riprenderemmo nonostante le grandi difficoltà attraversate, specie con Olimpia. Per noi cane e gatto sono membri della famiglia, certo vanno abituati a vivere in viaggio e in poco spazio ma ce l'abbiamo fatta: abbiamo conosciuto tante persone e tante culture, tante lingue e tante abitudini, ci siamo anche sentiti soli, siamo ripartiti da zero in ogni posto nuovo, siamo tornati alle abitudini antiche in cui tutto era fatto in casa, alle cose semplici di cui ci si dimentica in una vita frenetica. Al momento con il nostro camper e le temperature rigidissime della Russia non possiamo pensare di ritornare a casa percorrendo la stessa strada al rovescio: pertanto abbiamo deciso che staremo circa un anno tra Corea e Giappone per capire se vogliamo trasferirci qui stabilmente o se preferiremo tornare. Quel che è certo è che c'è grande voglia di reinventarci e questi ci sembrano due Paesi in cui, ancora una volta, potremmo farcela».

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