Quando a Messa arriva l’ospite inatteso...
Poi c’è anche l’omelia del «copia e incolla».

Tra il serio e il faceto. E’ successo in un paese del Chivassese (non entriamo nei particolari) che durante la celebrazione della Santa Messa, in un non ben specificato giorno, al mattino oltre ai fedeli sia arrivato il classico ospite inaspettato.
Quando a Messa arriva l’ospite inatteso...
Tra il serio e il faceto. E’ successo in un paese del Chivassese (non entriamo nei particolari) che durante la celebrazione della Santa Messa, in un non ben specificato giorno, al mattino oltre ai fedeli sia arrivato il classico ospite inaspettato. Tutti lo guardano e iniziano a bisbigliare, prima sommessamente poi animatamente, fra di loro. Ma lui ignaro di avere tutta questa attenzione, anzi sembra quasi fiero, continua a farsi i fatti suoi. Indisturbato. Se ne fa un baffo di cosa dicono quelle comari.
Ma chi è quest’ospite così importante da distogliere la comunità dei fedeli dal seguire la Messa?
Un grosso topo di campagna. Ben pasciuto. Che ha scelto la chiesa per la sua passeggiata mattutina. Se ne va a zonzo fra i banchi fra lo stupore generale. Anzi più che stupore, lo sdegno. E anche la paura perché si sa che i poveri sorci incutono quel senso di ribrezzo che per qualcuno diventa una fobia vera e propria.
Oltre al mormorio c’è poi chi sposta la propria borsetta, c’è chi sale sul piedistallo del banco e chi tenta di soffocare, con un improvvisato colpo di tosse, l’urletto che vorrebbe emettere.
E mentre tutto questo accade la Messa va avanti seguendo la solita trama. Con il parroco che, concentrato a celebrare la funzione, sembra proprio non accorgersi di nulla. Non si preoccupa del tramestio che scuote la «Casa di Dio». Nemmeno sembra preoccuparsi del perché ci siano spostamenti improvvisi. Lui giustamente è preso dal suo ruolo.
Concentrato a dire l’omelia è lontano, lontanissimo dal pensare che ad ascoltarlo c’è anche un topo che a un certo punto forse infastidito dal rumore, decide di andarsene verso la sacrestia. Con buona pace di tutti.
Poi c’è anche l’omelia del «copia e incolla»
E a proposito di omelia con un certo stupore, non lo nascondiamo, abbiamo scoperto che anche i nostri parroci sono fans del «mela c e mela v» oppure« ctrl c e ctrt v» che tradotto vuol dire «copia e incolla».
Infatti è bastato fare qualche piccola ricerca su Google per trovare prediche accorate che passano da una parrocchia all’altra. Da una Regione all’altra. E senza neppure cambiare una virgola, senza fare uno sforzo di metterci qualcosa di proprio. Con buona pace dei fedeli che spesso pendono da quelle omelie.
Certo non si commette nessun peccato, ci mancherebbe, a «copiare» la predica altrui, ma è un po’ spiazza a scoprire che anche i parroci sono come gli studenti che durante i compiti in classe se le studiano tutte pur di farsi passare la soluzione.
Verrebbe proprio da dire... non c’è più religione.