CHIVASSO

Rischio chiusura del dormitorio, l'ex assessore è preoccupata

Agli ultimi vanno riconosciuti aiuti basilari che facciano sentire ancora un po’ la dignità di essere umani

Rischio chiusura del dormitorio, l'ex assessore è preoccupata
Pubblicato:

E’ caduta come un fulmine a ciel sereno la notizia che il dormitorio comunale fra qualche mese potrebbe essere chiuso. Infatti il dal bilancio 2025 si evince che il dormitorio comunale di via Nino Costa a Chivasso, avrà la metà di quanto stanziato nel 2024 e nemmeno un euro nel 2026 e nel 2027. In parole povere, sempre che non arrivino fondi regionali a fine giugno il servizio chiuderà i battenti.

Rischio chiusura del dormitorio

E’ caduta come un fulmine a ciel sereno la notizia che il dormitorio comunale fra qualche mese potrebbe essere chiuso. Infatti il dal bilancio 2025 si evince che il dormitorio comunale di via Nino Costa a Chivasso, avrà la metà di quanto stanziato nel 2024 e nemmeno un euro nel 2026 e nel 2027. In parole povere, sempre che non arrivino fondi regionali a fine giugno il servizio chiuderà i battenti.

Sempre in consiglio è stato spiegato che nel 2024 ha ospitato complessivamente ventidue persone costando la bellezza di 75 mila euro.

L'ex assessore è preoccupata

Abbiamo chiesto a Tiziana Siragusa, ex assessore al sociale fra la sostenitrice dell’apertura del dormitorio, cosa ne pensa.

«Sono rimasta estremamente sorpresa, io e molti altri come me, alla notizia appresa dal giornale, della possibilità di una chiusura del dormitorio comunale».

Ricorda che il dormitorio di via Nino Costa era stato aperto durante il mandato del già sindaco Lino Ciuffreda e fortemente voluta dall’assessora alle Politiche Sociali di allora, Annalisa De Col e dal consigliere comunale di SEL, Michele Scinica. Era nato per dare una risposta all’emergenza che stava vivendo la città per la presenza di persone senza fissa dimora che soggiornavano, soprattutto di notte, nel Pronto Soccorso o in Stazione.

Ricorda Siragusa: «Non fu facile allora far accettare questa proposta ma, la scelta di avere un dormitorio pubblico era stata infine considerata un’azione positiva di grande civismo. Dopo varie discussioni anche in seno alla maggioranza, furono individuati come luoghi idonei i locali attigui al Ciss che furono ristrutturati con un intervento economico da parte dell’Amministrazione comunale».
Prosegue: «Durante l’anno e mezzo del mio assessorato, mi ero occupata molto del dormitorio, della sua vita, della sua funzione, dei suoi ospiti e del suo futuro e, pur rilevando alcune criticità, ho sempre pensato che questo servizio dovesse proseguire nel tempo, creando anche per le donne uno spazio equivalente. Era, ed è, infatti, evidente che il fenomeno del non avere un tetto sotto il quale ripararsi, per le più svariate ragioni, da alcuni anni sta colpendo anche l’universo femminile. Da più parti era stata messa in evidenza la necessità di aumentare le ore di apertura del dormitorio, soprattutto nel periodo invernale, quando stare all’addiaccio dalle 7 del mattino (orario di chiusura del servizio), risulta essere particolarmente difficile e problematico. Non so se in questo ultimo anno sia diminuita la richiesta di utilizzo del dormitorio. Questa potrebbe essere una delle ragioni della sua ipotetica chiusura; né so se vi siano progetti alternativi che soddisfino l’esigenza dei senza tetto di aver un posto caldo e riparato, all’interno del quale, almeno per qualche ora, provare il “calore di una casa” e la condivisione con altre persone che vivono la stessa condizione. Teniamo presente che, se per alcuni la vita da clochard è una scelta, per altri e credo sia la maggioranza, il trovarsi “per strada” sia, invece, una situazione dettata da perdita del lavoro, separazione, malattia».

Conclude: «Una società che si dice civile, non può non pensare ad individuare soluzioni ragionevoli per dare sollievo a chi non ha più nulla nella vita. Agli ultimi vanno riconosciuti aiuti basilari che facciano sentire ad un uomo e ad una donna ancora un po’ la dignità di essere umani: una mensa, un luogo dove dormire, un sussidio economico, l’aiuto nella ricerca di un lavoro. Mi auguro che la nostra Amministrazione, che credo sensibile al grido di aiuto dei più deboli e dei più disagiati, trovi anche per il dormitorio le soluzioni più idonee».

Notizia dell’ultima ora l’ipotesi di realizzare il dormitorio all’ex Marsan in coprogettazione con un ente del terzo settore. Ma la domanda è una sola: chi trova il milione e mezzo di euro necessario per la bonifica?

Commenti
Lascia il tuo pensiero

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seguici sui nostri canali