medicina

«Risonanze e mammografie in mano ai privati: un bando da 30 milioni»

I dubbi di Ermenegildo Zerbinati della Cisl Fp: «Una Sanità sempre meno pubblica».

«Risonanze e mammografie in mano ai privati: un bando da 30 milioni»
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Parte dal rendere pubblico il grido di dolore sulla Sanità che si leva dalla gente, soprattutto dagli anziani che si sentono dire che per avere una visita occorrono 6 o 7 mesi, ma se si rivolgono a strutture convenzionate possono farla dopo una settimana. Uno scandalo tutto ciò. A sostenerlo è Ermenegildo Zerbinati della Cisl Fp, referente aziendale dell’Asl To4.

«Risonanze e mammografie ai privati: un bando da 30 milioni»

Parte dal rendere pubblico il grido di dolore sulla Sanità che si leva dalla gente, soprattutto dagli anziani che si sentono dire che per avere una visita occorrono 6 o 7 mesi, ma se si rivolgono a strutture convenzionate possono farla dopo una settimana. Uno scandalo tutto ciò. A sostenerlo è Ermenegildo Zerbinati della Cisl Fp, referente aziendale dell’Asl To4.

Fatta questa premessa, il focus si catalizza sull’appalto di oltre 30 milioni di euro con cui sostanzialmente si esternalizzano gli esami della risonanza magnetica e le mammografie. La premessa è che il macchinario di Chivasso è obsoleto e va sostituito, a Ivrea manca e anche a Ciriè deve essere cambiato.

Le parole del sindacalista

Spiega il sindacalista: «L’appalto del 2013, che è scaduto dopo 108 mesi, prevedeva che a Chivasso e Cirié l’azienda che aveva vinto l’appalto per gestione dei servizi di risonanza magnetica, avrebbe gestito gli esami con suo personale, incassando quelle che sono le prestazioni che la Regione paga a ogni singola Asl.
Scaduto questo appalto ne hanno preparato un altro in cui si esternalizza oltre alla risonanza anche la mammografia. Il tutto per la modica cifra di 33 milioni di euro. Ciò significa, tradotto in italiano, che la gestione della parte della diagnostica strumentale viene quasi del tutto affidata all’esterno».
Il sindacalista fa una riflessione sull’importanza della diagnostica strumentale. E commenta: «Fa specie avere una sorta di privatizzazione di questi servizi».

«Ma quello che non è chiaro - sottolinea - è il fatto che con questo appalto si è in grado di fare mal contate 26 mila risonanze mentre la media di quelle che realmente servono è circa 45 mila, quindi ne rimarrebbero fuori quasi 20 mila. Quindi oltre all’esternalizzazione, c’è una buona fetta di mobilità passiva, ovvero il numero di esami per cui ci si deve rivolgere ai privati.
Perché non facciamo le cose come si farebbe in qualunque azienda, e quindi cercare di dotarsi di strutture in grado di assolvere a tutte le prestazioni richieste? Perché fare sempre cose raffazzonate?
I vertici dicono che non ci sono soldi e non si possono fare investimenti. E che con il tetto di spesa imposto non si possono fare assunzioni, quindi non resta che esternalizzare. Ma a noi qualche dubbio viene.
La To4 è un’azienda che fattura circa 1 miliardo e 200 milioni. E capiamo che non sia semplice da gestire.
Ma nessuno è in condizioni di dare dati certi sul patrimonio immobiliare e neanche di sapere quanti medicinali ci sono nei magazzini e nelle corsie, tanto per fare un esempio. Forse basterebbe attingere da queste risorse...
Invece ci propinano la solita solfa: niente investimenti perché non ci sono i soldi».

Il rischio

Secondo Zerbinati il rischio è che così operando si imbocchi sempre di più la strada di una sanità privata.
Conclude chiamando in causa i sindaci che sono i responsabili della salute pubblica: «Quando assegnano il premio al direttore generale delle Asl, da quali considerazioni partono? Sanno cosa succede nelle Asl? Sanno che anche un ospedale rientra nel campo della salute pubblica? Sanno che il rischio concreto è di regalare prestazioni che portano profitto ai privati?».

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