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Sanità, incontro pubblico pubblico di LiberaMente Democratici

Cambursano: " La situazione attuale è disastrosa"

Sanità, incontro pubblico pubblico di LiberaMente Democratici
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“LiberaMente Democratici” organizza per giovedì 12 ottobre alle 20.30 in Sala consiliare a Chivasso, un incontro sulla sanità che sarà coordinato da Libero Ciuffreda, già Sindaco e Primario di oncologia presso la “Città della Salute” di Torino.

 

Sanità, incontro pubblico pubblico di LiberaMente Democratici

Partendo da questo appuntamento Renato Cambursano forte dell’esperienza maturata nei 21 mesi di presenza nel Collegio Sindacale di un grande ospedale milanese propone una attenta e precisa riflessione su, come lo definisce lui stesso «disastro sanità».

 

Il commento di Cambursano

"In Italia nel 2021 la spesa pro capite nella sanità è stata di 2.856 euro, contro i 5.944 della Germania e i 4355 della Francia e la media Ocse di 3.771. Nonostante questa pesante sperequazione, secondo il NADEF (Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza) presentata nei giorni scorsi dal Ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti, alla sanità saranno destinati 2 miliardi di euro che andranno ad aggiungersi ai 2,3 già preventivati per il 2024, per un totale di poco superiore ai 4 miliardi. Insomma: bruscolini se si considera che solo per stare al passo con l’inflazione ne servono 8,5 in più.
Nel nostro Piemonte la voragine, provocata dal sotto finanziamento alla sanità, ammonta a 450 milioni. Si tratta di un “buco tecnico” ovvero disavanzo potenziale che all’atto della chiusura del bilancio sarà colmato togliendo risorse ad altri settori come la cultura, la formazione continua, la scuola, il lavoro e così via.

Nel 2013 la Fondazione Gimbe lanciò la campagna “Salviamo il nostro Servizio sanitario nazionale (Ssn)”, per sensibilizzare i decisori politici, manager, professionisti sanitari e cittadini sulla necessità di rimettere la sanità pubblica al centro del dibattito e dell’agenda politica. Il lento scivolamento verso il disastro” - al quale nel mio ‘piccolo’, durante i miei impegni parlamentari e più precisamente in
Commissione Bilancio ho cercato di mettere un freno con proposte emendative a favore della sanità alle Leggi Finanziarie, purtroppo puntualmente disattese -. Nino Cartabellotta, presidente della stessa Gimbe, in un bellissimo articolo apparso su “La Stampa” nel mese di agosto scorso scriveva: “Dopo 10 anni dati e cronaca dimostrano che il collasso del Ssn ci sta portando diritto verso un disastro sanitario,
economico e sociale…spianando definitivamente la strada a una sanità regolata dal libero mercato, dove l’accesso a tecnologie diagnostiche e terapie innovative sarà limitato a chi potrà pagare di tasca propria o avrà stipulato costose assicurazioni sanitarie, che tuttavia non potranno mai garantire una copertura globale come quella offerta dalla sanità pubblica”.
A questo progressivo scivolamento anche le regioni hanno fatto la loro parte, non solo in Lombardia - dove sono stati destinati 1.555 euro pro-capite alla sanità pubblica, mentre alla sanità privata, sommando agli stanziamenti pubblici i soldi che i cittadini spendono di tasca propria per curarsi (circa 900 euro a testa), vanno 1.494 euro – ma anche nel nostro Piemonte sia con la Giunta Chiamparino-Saitta, che con la Giunta Cirio-Icardi.
Qual è la situazione oggi? Lunghissimi tempi di attesa, aumento delle prestazioni intramoenia, aumento della spesa privata, diseguaglianze nell’accesso alle cure, mobilità sanitaria, rinunce alle cure, sino alla riduzione dell’aspettativa di vita. Durante la fase più critica della pandemia, tutte le forze politiche esaltavano il valore della sanità pubblica e invocavano la necessità di potenziare il Ssn.

Dopo l'emergenza sanitaria...

“Passata l’emergenza, la sanità è stata rimessa all’angolo, in fondo alle priorità del
Paese” – è ancora Cartabellotta a dirlo - “considerando la spesa sanitaria come un costo e mai come un investimento, ignorando che la salute e il benessere della popolazione condizionano la crescita del Pil. Oggi serve innanzitutto una visione sul modello di sanità che vogliamo lasciare in eredità alle future generazioni e occorre stabilire quante risorse pubbliche investire per la salute e il benessere delle persone e bisogna attuare coraggiose riforme per condurre il Ssn nella direzione voluta. Ma tutto questo richiede ancora prima un patto sociale e politico che, prescindendo da ideologie partitiche e avvicendamenti di governi, riconosca nel Ssn un pilastro della nostra democrazia, una conquista sociale irrinunciabile e una grande leva per lo sviluppo economico del Paese”.
Per raggiungere questo obiettivo non si può fare a meno di attingere ai 37 miliardi di euro del Fondo Sanitario Europeo del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità, prestiti a basso costo e a lunga durata nel rimborso, che andrebbero ad aggiungersi ai 15,6 miliardi della “missione salute” del PNRR, in larga misura destinati alla realizzazione di infrastrutture e all’acquisto di tecnologie ma insufficienti a riequilibrare le carenze crescenti. Queste spese aggiuntive, anche se a debito, non appesantirebbero il
bilancio pubblico. Si tratterebbe infatti di “debito buono”, che concorre alla crescita del prodotto interno lordo, in quanto contribuisce ad incrementare l’offerta sanitaria
La mia esperienza, maturata in questi 21 mesi di presenza nel Collegio Sindacale di
un grande ospedale milanese, mi porta ad indicare alcune proposte aggiuntive a
quelle sopra espresse, per “curare il malato Ssn”:
- Garantire l’aggiornamento continuo dei livelli essenziali di assistenza;
- Regolamentare il rapporto pubblico-privato e la sanità integrativa;
- Rilanciare le politiche sul personale sanitario;
- Riprogrammare l’offerta dei servizi socio-sanitari in relazione ai reali bisogni di
salute della popolazione;
- Investire in prevenzione e promozione della salute;
- Aumentare le risorse per la ricerca indipendente;
- Rimodulare ticket e detrazioni fiscali per le spese sanitarie.
- Fissare al 7,5per cento del Pil il finanziamento annuale e abolire il tetto di
spesa stabilito nel 2006, avvalendosi del Mes;
- Potenziare le capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle Regioni".

 

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