il caso

«Se sei gay devi morire, anzi ucciderti»: frasi choc in un oratorio

La denuncia di Anna, che ha dato voce ai suoi giovanissimi amici stanchi di subire

«Se sei gay devi morire, anzi ucciderti»: frasi choc in un oratorio
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Schermiti, bullizzati per il loro orientamento sessuale anche in un luogo «sicuro» e «protetto» come dovrebbe essere un oratorio.

«Se sei gay devi morire, anzi ucciderti»

Essere un giovane ragazzo o ragazza omosessuale nel 2023 non è semplice.

Se l’umanità pensava che con la continua evoluzione certi stereotipi e distinzioni si sarebbero annullati, non è così. I giovani omosessuali vengono isolati e scherniti da chi si crede «normale».

Perché è di questo che si tratta: i ragazzi, che poi tanto evoluti e aperti non sono, pensano che un uomo che ama un altro uomo sia diverso, anormale.

E così anche una donna che ama un’altra donna. E spesso, chi denigra e insulta quelli chi a suo dire sono diversi ma che in realtà non è così, lo fa solamente quando è in branco. Perché non succede (quasi) mai che un ragazzo o ragazza omosessuale si trasformi in vittima quando gli altri non agiscono in gruppo.

Perché la forza di queste persone, che nasce solamente per diventare il leader del branco, non è poi reale. E’ una forza che nasce dal fatto di esser consapevoli che si è tanti contro uno, contro la vittima. E se pensiamo, noi abitanti di periferia, che l’omofobia e l’odio verso i gay sia presente solo nelle grandi città come Torino, Milano, Roma… non è così.

Anche nel nostro piccolo troppo spesso ci si incappa in situazioni di questo genere.

E Anna (nome di fantasia) ha voluto raccontare quello che lei ha vissuto, o meglio quello che alcuni sui amici omosessuali hanno avuto il coraggio di raccontarle. Così che lei potesse aiutarli, potesse con loro trovare una soluzione.

Il tema di Anna

Anna, infatti, in un tema scolastico ha deciso di affrontare il tema dell’omofobia tra i giovani. Un tema che ha voluto farci leggere. E, proprio leggendo quelle sue righe, abbiamo potuto comprendere il grande malessere che anche in un ambiente sano come quello di un semplice oratorio, si può vivere.

E proprio a lei abbiamo voluto chiedere il perché di queste frasi, della necessità di raccontare quello che sta accadendo in una realtà del nostro territorio.

Anna scrive «Come si può pensare che un ragazzo o ragazza omosessuale meriti la morte o perché deve sentirsi talmente sbagliato da arrivare a togliersi la vita? […] E’ un essere umano come tutti, e in quale tale merita di essere felice e di vivere la propria vita senza la paura di non esser accettato».

Lei ci racconta di aver ricevuto, come detto, la confessione di alcuni ragazzi gay che frequentano un oratorio della zona. Che in questo spazio si sono sentiti scherniti da altri, presi in giro. Si sono sentiti sbagliati e in lei hanno cercato una parola amica, un confronto e una soluzione. Certo, una situazione difficile anche per Anna che neanche 18enne ha dovuto affrontare un problema tale.

Ma lei a loro, così come ha voluto raccontare a noi, ha detto: «Ognuno è libero di amare e dire ciò che vuole. I ragazzi e le ragazze gay sono persone normali. Non devono esser prese di mira ma trattate come le altre. Non c’è alcuna distinzione. Non devono aver paura di amare una persona del loro stesso sesso. Sono persone che devono sentirsi in pace perché l’importante è amare ed esser amato. Chi è, non deve interessare».

Anna è una ragazza coraggio che sta facendo anche un grande lavoro su stessa. Perché? Perché lei non nega certo le difficoltà che sta vivendo in questi ultimi anni per via del suo fisico. Non rispetta, come molti di noi, i canoni imposti: la donna bella deve essere alta e magra. L’uomo alto e muscoloso. Lei non è appunto così e nel suo tema parla anche di questo.

«Certo, ho ricevuto battute negli anni per via del mio fisico ma nulla di grave – racconta – sono più io che non riuscivo a guardarmi allo specchio e ad amarmi. Che mi vergogno, che vivo male lo shopping che invece per un’adolescente dovrebbe un momento allegro. Quando entro in molti negozi, anche a Chivasso la città dove studio, non trovo la mia taglia. O se la trovo, sono le tagli forti e dunque con stili da donna adulta, non da ragazza. Ho difficoltà ad andare a fare acquisti con le mie amiche, mi sento a disagio».
Ha trovato un grande coraggio Anna, ha deciso di affrontare questa situazione non come molti si immaginerebbero con diete drastiche ma imparando ad amarsi.

E ora lo urla al mondo intero: «Ragazze guardatevi e vedetevi bellissime perché non è una taglia in più a definire chi sei.
Non è un outfit all’ultima moda a rendervi speciale. Si è speciali per come si è dentro, per quello che si prova. Ragazze in carne, guardatevi allo specchio e sentitevi fighe».

E forse dovremmo esser un po’ tutti come lei. Basta sognare di esser come una velina o un giocatore di calcio. Siamo felici per come siamo, anche se con qualche chilo in più o perché amiamo un a persona del nostro stesso sesso.

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