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Simona Ventura a Chivasso per la presentazione del libro del marito Giovanni Terzi LE FOTO

In molti hanno voluto partecipare a questa serata

Simona Ventura a Chivasso per la presentazione del libro del marito Giovanni Terzi LE FOTO
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Grande successo per l'evento di presentazione del libro di Giovanni Terzi, "L'ultimo sguardo di Yara Gambirasio", che si sta svolgendo in questo momento al Gruppo CarSam di Chivasso.

Ventura presenta con il marito il libro su Yara Gambirasio

Chivasso ha accolto con grande affetto e calore l’arrivo in città di Simona Ventura. L’occasione, la presentazione del libro di suo marito Giovanni Terzi , «L’ultimo sguardo di Yara». Ad ospitare, giovedì 6 marzo, l’evento - voluto da Virna Rocchetto, amica di sempre di Simona, con il supporto di Clara Marta, consigliera metropolitana e capogruppo in Consiglio Comunale a Chivasso di Forza Italia) - il Gruppo CarSam di corso Galileo Ferraris che per l’occasione si è trasformato in una location perfetta. Un vero e proprio salotto letterario.

Simona ha apprezzato molto l’accoglienza dispensando sorrisi e abbracci ai numerosi presenti. Per lei è stata anche l’occasione di rivedere gli amici della sua gioventù. Fra selfie, firma copie tutti hanno potuto conoscere di persona Giovanni Terzi e la sua bellissima moglie Simona Ventura.

A condurre la serata Piera Savio, direttore de «la Nuova Periferia». Fra gli interventi da sottolineare quello del sindaco Claudio Castello, che ha portato i saluti della città, e quello di Marta.

Giovanni Terzi si è rivelato un ottimo oratore che, con precisione e ricchezza di dettagli, ha cercato di spiegare cosa l’abbia spinto a scrivere il libro che racconta appunto della morte della tredicenne Yara Gambirasio. Un fatto di cronaca terribile che ha scosso le coscienza dell’Italia intera. Yara era una ragazza dolce ingenua amante della ginnastica. Non aveva grilli per la testa solo tanta voglia di vivere. Una vita sana la sua, nessuna cattiva compagnia sempre con mamma Maura e papà Fulvio e gli adorati fratelli. Eppure in quel maledetto 26 novembre 2010 qualcuno ha deciso di spegnere per sempre il suo sorriso. Una drammatica storia questa dove nulla è giusto. Dove la giustizia italiana ha voluto trovare un po’ troppo frettolosamente un colpevole, come ha fatto notare Simona, e non il colpevole: Massimo Bossetti, il muratore di Mapello. Condannato all’ergastolo, continua a professarsi innocente. Terzi ha spiegato che il punto di partenza che l’ha condotto a scrivere questo libro (che in forma romanzata ripercorre tutti gli atti processuali) è la sua convinzione che il colpevole debba esserlo oltre ogni ragionevole dubbio «E in questo caso - ha detto - non è così. Non so se Bossetti sia davvero innocente, ma so che gli elementi a suo carico non sono stati tali da giustificare la condanna». Un’inchiesta con tanti, troppi lati oscuri, viziata dalla pressione dei media. Indagini che si sono fermate inspiegabilmente quando si trattava di appurare certi legami con la malavita. Il giornalista, con una precisione certosina e senza mai cedere alla spettacolarizzazione, affronta i tanti dubbi che la vicenda giudiziaria ha in qualche modo determinato senza dissipare il quesito più importante: chi ha voluto uccidere Yara e perché? Si è soffermato sulle lettere inedite che Massimo Bossetti gli ha scritto rivendicando la sua innocenza con la richiesta di una seconda prova del DNA. Richiesta che gli è sempre stata negata.

Simona in apertura di serata ha raccontato di come si è sentita quando insieme a Giovanni ha iniziato a interessarsi di Yara: «Potevo essere io alla sua età, dove tutto ruotava attorno allo sport, alle amiche. Tornavo spesso a casa da sola la sera dalla palestra, a volte c’era anche la nebbia e mi vengono i pensieri e brividi pensando a quello che è successo a Yara».

Un libro da leggere con attenzione con il cadavere di Yara, ritrovato tre mesi dopo la sua scomparsa, che sembra ancora oggi dover chiedere: ma perché proprio a me io voglio solo tornare dai miei genitori a casa mia. Nel mio mondo.

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