«Sogin vuole portare a Saluggia tutte le scorie italiane ora all’estero»
Godio, vicepresidente di Legambiente, ha sollevato le sue perplessità per questa scelta
«Sogin vuole portare a Saluggia tutte le scorie italiane ora all’estero». Godio, vicepresidente di Legambiente, ha sollevato le sue perplessità per questa scelta.
«Tutte le scorie all’estero a Saluggia»
«Anche in base agli indirizzi emanati al riguardo dal Governo nel 2006, con la 'Direttiva recante indirizzi strategici e operativi alla Società Sogin per il trattamento e processamento all'estero del combustibile nucleare irraggiato proveniente da centrali nucleari dismesse", la gran parte del combustibile irraggiato degli impianti nucleari italiani è stata inviata all'estero per il processamento, che si caratterizza per un insieme di operazioni che permettono di recuperare le materie nucleari che possono essere riutilizzate per la produzione di nuovo combustibile, separandole dai rifiuti radioattivi che, opportunamente trattati e confezionati, ritorneranno in Italia, per essere stoccati temporaneamente presso il sito del Deposito Avogadro appositamente ristrutturato. Questi saranno poi conferiti al Deposito Nazionale al momento della sua disponibilità».
E’ questa parte del testo, di quella relazione sulla gestione del gruppo Sogin per l’esercizio 2023, redatta nella primavera 2024 e poi approvata in estate, che ha fatto subito suonare il campanello d’allarme nella testa del vicepresidente di Legambiente Gian Piero Godio che, quasi casualmente si è imbattuto in quella dicitura cercando in realtà altri dati.
«Sono rimasto indignato che la proposta di far rientrare in Italia e più nello specifico nel sito Avogadro di Saluggia tutto il materiale radioattivo fosse stato inserito in questa relazione dove solitamente si parla di numeri e che fosse stato pubblicato come se fosse una dichiarazione scontata. - spiega Godio - E’ certamente una volontà che Sogin aveva da tempo, non un errore di battitura dell’impiegata che ha redatto il documento poi approvato dai soci di Sogin che non sono altro che i Ministeri, perché Sogin è si una società ma statale. E che poi Sogin dica ci sono altre idee... si peccato che l’unica messa nero su bianco sia solo ed esclusivamente quella di stoccarli a Saluggia.
Proprio per aver più certezza, conoscere più nel dettaglio la materia era stato richiesto d’urgenza un tavolo di confronto alla Regione Piemonte che però l’assessore Matteo Marnati ha rinviato scrivendo proprio «Sogin ha chiesto di posticipare l’incontro ad una data successiva all'invio del “Piano a Vita Intera” ad ARERA, ritenendo in tal modo di poter fornire un quadro più completo e aggiornato, rendendo così l’incontro più efficace» Noi crediamo che questo rinvio sia inutile perché Sogin avrebbe potuto già darci spiegazioni su questa scelta, ma attendiamo. Così come attendiamo di conoscere la risposta parlamentare prodotta nei giorni scorsi dal partito AVS (e preciso che non siamo stati noi a chiedere di presentare quel documento)».
Godio sottolinea poi che in Italia c’è solo l’1 per cento di rifiuti radioattivi a Saluggia (che comunque ospita l’80 per cento di scorie presenti nella nostra Nazione) mentre il 99 per cento è all’estero e Sogin ha intenzione di farlo rientrare a Saluggia «posto, come come aveva detto nel 2001 il premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia, non è sicuro. Rubbia, infatti, dopo l’alluvione del 2000 aveva scritto che si era scampato un pericolo planetario nel sito di Saluggia. Lui all’epoca era direttore dell'istituto Enea, allora proprietaria di Eurex e aveva proprio visto il pericolo.
Quel sito infatti non è sicuro e non sarà certo l’argine a renderlo tale perché l’acqua sgorgava dai tombini, non arrivava dalle sponde del fiume.
Anche su quell’opera abbiamo forti dubbi ma oggi al centro delle nostre richieste c’è la volontà di sapere cosa accadrà. Sarebbe molto meglio che quel materiale radioattivo tornasse nelle sue centrali, quelle sarebbero certamente più sicure, in attesa che venga individuato il sito meno peggio per la realizzazione del Deposito unico nucleare, perché in Italia di siti idonei non ce ne sono».
Insomma, la situazione è molto calda e il timore che quel materiale arrivi a Saluggia è alto.
L’interrogazione parlamentare
È il parlamentare Angelo Bonelli il primo firmatario dell’interrogazione rivolta al Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin per sapere se fosse a conoscenza del fatto che il gruppo Sogin prevede che i rifiuti radioattivi derivanti dall’attività di riprocessamento all’estero del combustibile nucleare irraggiato proveniente dalle centrali nucleari italiane dismesse ritorneranno in Italia per essere stoccati «temporaneamente» presso il sito del Deposito Avogadro di Saluggia e quali iniziative di competenza intende adottare per escludere qualsiasi ipotesi di collocamento anche temporaneo a Saluggia.
Nell’interrogazione che porta le firme anche di Marco Grimaldi e Filiberto Zaratti, i tre deputati portano alla luce anche le criticità del sito saluggese «la collocazione di questo deposito è tutt’altro che sicura e razionale, trovandosi a 700 metri dal corso del fiume Dora Baltea e a 1400 metri a monte dei pozzi del più esteso acquedotto del Piemonte (Acquedotto del Monferrato), che rifornisce più di cento Comuni; l’infelice collocazione ha fatto sì che in passato, varie esondazioni della Dora Baltea abbiano procurato diversi problemi di allagamento del sito».