Truffa bitcoin, Argentini scrive al presidente Mattarella
"Presidente mi aiuti a far si che questi malviventi vengano fermati per sempre"

Continua con determinazione la sua battaglia personale, Antonella Argentini, per chiedere giustizia per il fratello Alessandro, vittima della truffa dei bitcoin e per evitare che altre persone finiscano nella sua stessa situazione. Antonella è arrivata a scrivere al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Truffa bitcoin, Argentini scrive al presidente Mattarella
«Sono un’italiana come milioni di italiani, con la sua piccola vita, il suo lavoro e la sua famiglia. - Inizia così Antonella - Come da insegnamento dei miei genitori ho sempre cercato di essere una brava persona. Ed una brava persona era mio fratello, Alessandro. Lo era perché è mancato il 24 gennaio. Era così disperato che non ha trovato via d’uscita alla situazione in cui si era trovato, suo malgrado e ha preferito andare in un posto migliore, dove, forse, spero abbia trovato la nostra mamma. Mio fratello è mancato di venerdì, aveva 56 anni era zio di una bimba di 2 anni appena, mia figlia che adorava. Ho scoperto che era vittima di una truffa online, i truffatori gli avevano portato via tutto, facendolo indebitare sempre di più.
Mi creda presidente, mio fratello era una persona intelligente, però molto fragile. Aveva perso il lavoro, avevamo perso la mamma da poco». Antonella entra nel vivo della vicenda: «In queste truffe non ci “cadi”, ma ti ci fanno cascare, ti studiano, ti agganciano e ti persuadono. Dopo avere insistito per lasciare il telefono in caserma sono stata richiamata per una dichiarazione. Sono andata per dichiarare che, se fosse stato possibile avrei voluto querelare a nome di mio fratello. I carabinieri hanno preso la mia dichiarazione e ho sperato fosse l’inizio di qualcosa che potesse quanto meno ridare dignità ad un nome ed un cognome che era una vita, una storia, un fratello, uno zio. Ho rilasciato anche delle interviste in televisione. L’ho fatto per far passare il messaggio. Sono stata contattata da persone che hanno perso i loro cari per lo stesso motivo e da persone truffate che al suicidio ci pensano ogni giorno. Mi creda signor Presidente, la prima cosa che si prova quando si capisce di essere stati vittima di una truffa di questo genere è la vergogna, la vergogna del giudizio altrui. Molti non denunciano neanche. Sono inerme davanti a Francesco che non ha più neanche i soldi per mangiare, i quale riceve anche messaggi e telefonate piene di sfottò dei suoi aguzzini, da Luana, contatto che io con i giornalisti ho trovato sul telefono di mio fratello, alla quale abbiamo dovuto dire noi che era vittima di una truffa. Non pretendo che si faccia giustizia per riavere i soldi e mettere i criminali in prigione. Ma non posso sopportare che tutto taccia. Signor Presidente, vorrei che Lei mi facesse un favore, anzi che lo facesse ad Alessandro Argentini, mio fratello che di male non ne ha mai fatto mai a nessuno. Mi aiuti, la prego. Io non so come aiutare tutti quelli che mi scrivono e mi chiedono come devono fare. Fermiamo questa criminalità che è organizzatissima, che è fortissima e che è saldamente barricata dietro un cellulare. E una criminalità organizzata, forte e piena di omertà non può essere che una piaga per il paese, come la storia insegna». «Ho imparato alle elementari che Lei è lo Stato. Mi tenda una mano. - Lancia un forte appello - Facciamo in modo che mio fratello sia l’ultimo. Loro me lo hanno ammazzato. Non può essere un crimine di serie B perché Alessandro indietro non torna. Col cuore pieno di speranza che la mia richiesta venga almeno valutata, rimango in attesa che Lei mi ridia fiducia nella giustizia degli uomini. È un gran compito lo capisco, ma lo chiedo a Lei che un fratello lo ha perso come me e forse sa come piange il mio cuore. Che il Signore la benedica».