TORRAZZA PIEMONTE

«Tutte le famiglie con redditi bassi non devono pagare»

Il capogruppo Martina Gavazza teme che con l’aumento del costo del pasto si andrà a peggiorare la situazione dell’evasione e si chiede: «Ma il sindaco cosa ha fatto in questi dieci anni di mandato?»

«Tutte le famiglie con redditi bassi non devono pagare»
Pubblicato:

L’aumento del costo del buono mensa, unito al buco di 80mila euro accumulato negli ultimi quindici anni a Torrazza, ha sollevato qualche domanda da parte della capogruppo d’opposizione di Torrazza Futura, Martina Gavazza.

Gavazza sull'evasione

«Mi ha colpito leggere di questi 80mila euro accumulati in quindici anni e mi chiedo come mai non siano bastati gli interventi di recupero previsti dal regolamento per evitare questa situazione – osserva Gavazza –. Il regolamento è chiaro: dalla comunicazione del mancato pagamento trascorrono quindici giorni per sanare la posizione. Se non è stato fatto, significa che molte famiglie non hanno pagato, e ora saranno i cittadini che hanno sempre rispettato le scadenze a dover sostenere il costo dell’intervento di un’agenzia di recupero crediti. Queste agenzie non lavorano gratuitamente, quindi una somma sarà loro riconosciuta. Mi chiedo: quanto costerà questo procedimento alla nostra comunità? Il sindaco Rozzino è in carica da dieci anni: un’azione di recupero bonario con due mandati consecutivi sarebbe dovuta essere più semplice rispetto a chi amministra ad intervalli. Se avesse adottato una soluzione preventiva, sarebbe costata meno rispetto alla scelta attuale, ovvero il recupero coattivo».

«Tutte le famiglie con redditi bassi non devono pagare»

Gavazza solleva inoltre un’altra questione: «Questo tema va di pari passo con l’aumento del costo del buono mensa. Il sindaco ci dice che l’aumento è dovuto al rincaro delle materie prime, del personale e ad altri fattori. Ma siamo sicuri che alcune di queste famiglie che hanno accumulato debiti non siano proprio quelle con un reddito ISEE tra 0 e 5mila euro, che hanno difficoltà a pagare? Se fosse così, aumentare il costo per famiglie già in difficoltà è come il gatto che si morde la coda: non riusciranno certamente a far fronte a questa spesa. Dobbiamo essere realistici: chi ha un reddito basso, intorno a 0, 1000 o 2000 euro, difficilmente può permettersi di pagare 3 euro al giorno per ogni bambino. Il sindaco potrebbe rispondere che gli indigenti non pagano, ma deve essere onesto e spiegare come una famiglia avrebbe potuto accedere a questo beneficio se la delibera di Giunta è stata approvata solo una settimana prima dell’inizio della scuola e prevede che, oltre all’ISEE, sia necessaria una segnalazione al CISS, che deve approvare il caso. Non basta un giorno per completare questo processo, ci vuole tempo, soprattutto perché ci sono famiglie che il CISS non conosce. Non sarebbe stato più semplice esentare chi ha un ISEE sotto una certa soglia? Forse sì, ma è stato scelto un percorso più complesso. Queste famiglie, oggi, si trovano a dover pagare il pasto: come faranno? Il mio timore è che il debito continuerà ad aumentare, perché se non potevano pagare 2,30 euro, sicuramente non riusciranno a pagarne 3 euro ora».

Gavazza aggiunge infine un’altra riflessione: «Perché fare distinzioni tra i bambini residenti a Torrazza e quelli dei paesi vicini? Un tempo era comodo che i bambini dei comuni limitrofi venissero a scuola da noi, quindi continuiamo a mantenere questa apertura, anche perché i dati demografici mostrano che la natalità non è più così alta». La capogruppo conclude proponendo una collaborazione al sindaco: «In alcuni comuni, le grandi aziende sostengono il servizio di refezione scolastica. Anche noi abbiamo ottime imprese sul territorio: perché non chiedere il loro supporto?».

Seguici sui nostri canali